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Locri, sette indagati per l’incarico al primario

Chiusa l’inchiesta sul rinnovo del contratto a Calabrò. Le accuse al dg Brancati: «Benevolo nei confronti del medico». Nei guai anche i manager Mesiti e Tripodi

Pubblicato il: 26/04/2018 – 17:30
Locri, sette indagati per l’incarico al primario

LOCRI Domenico Calabrò, primario di Pneumologia dell’ospedale di Locri, è imputato – il procedimento è pendente davanti al gup di Locri – per truffa aggravata e continuata ai danni dell’ex Asl numero 9 di Locri e dell’Asp di Reggio Calabria. Nel corso degli anni, secondo le valutazioni della Procura, le Aziende avrebbero «dispensato a favore di Calabrò una serie di provvedimenti (e di incarichi) contra legem e, da ultimi, la ricollocazione nella Struttura complessa di Pneumologia (dalla soppressa struttura di Allergologia e Immunologia clinica), nonché il rinnovo dell’incarico di direttore della Struttura complessa di Pneumologia per la durata di tre anni, a decorrere dall’1 gennaio 2015». Del procedimento penale è al corrente la Regione Calabria, che si è costituita parte civile. E le accuse sono un fatto noto anche negli uffici dell’Asp reggina, che «ha avviato in parallelo, a carico del dottor Calabrò, un procedimento disciplinare, sospeso nell’attesa della definizione del procedimento penale». 
Eppure tutte queste circostanze non hanno evitato che il direttore generale dell’Azienda, Giacomino Brancati, stipulasse con il medico un nuovo contratto che lo conferma come direttore della struttura complessa di Pneumologia « con contratto di lavoro a tempo indeterminato e con incarico di direzione di struttura complessa a tempo determinato durata di anni cinque…” (dicitura, questa, invero impropria, in quanto all’evidenza trattasi di un contratto a termine».
BRANCATI «BENEVOLO» Questa scelta rischia di mettere nei guai i vertici dell’Asp, tutti indagati nel fascicolo aperto dalla Procura di Locri. I magistrati considerano anomalo il rinnovo del contratto. Il posto di primario poteva essere assegnato, ma solo a valle di una procedura di selezione. Calabrò, invece, è stato mantenuto al proprio posto soltanto sulla base di una istanza, quella di essere sottoposto a verifica, e del parere positivo messo nero su bianco al termine della stessa verifica da un collegio tecnico. Iter successivamente ratificato da una delibera del direttore generale Brancati, con parere favorevole del direttore sanitario aziendale e del direttore amministrativo. Il guaio, per tutti coloro i quali hanno partecipato alla procedura di rinnovo, è che il contratto sarebbe «inesistente» perché riguardava «una struttura complessa non contemplata da alcun atto aziendale, che all’epoca (nel 2015, anno al quale si riferisce l’altro procedimento giudiziario che vede Calabrò nel mirino, ndr) pacificamente non risultava neppure adottato». 
La situazione del duo Brancati-Calabrò è, secondo l’accusa, peggiorata da un’altra circostanza: il dg e il medico sono, infatti, coimputati in un’altra inchiesta della Procura di Locri. E anche in quel caso, il dirigente generale avrebbe avuto «un atteggiamento particolarmente “benevolo”» nei confronti del primario.
VANTAGGIO PATRIMONIALE Brancati, d’altra parte, aveva «poco tempo prima confermato Calabrò in altro diverso incarico (quello di direttore del dipartimento Dao) senza che ciò fosse consentito, alla luce del nuovo atto aziendale». Sono tante le contestazioni. E investono anche l’attività dei valutatori che si erano interessati al medico ai fini del rinnovo. Questi infatti, secondo la Procura non avrebbero avuto i titoli necessari a redigere il parere. 
Nell’ingorgo burocratico, i pm ritengono che per Calabrò ci sia stato un vantaggio patrimoniale «ingiusto» – che supererebbe i 150mila euro – per via della «corresponsione indebita delle indennità economiche legate all’incarico di struttura complessa».
GLI INDAGATI Sono indagati per abuso d’ufficio in concorso Giacomino Brancati, Pasquale Mesiti ed Elisabetta Tripodi, rispettivamente direttore generale, sanitario e amministrativo dell’Asp di Reggio Calabria; Luigi Giugno e Franco Nasso, componenti dell’ufficio tecnico, assieme al direttore sanitario Mesiti, che ha espresso parere favorevole alla verifica e valutazione dell’attività di Calabrò; Domenico Forte, come direttore del dipartimento di Emergenza urgenza e valutatore di prima istanza. Iscritto nel registro degli indagati anche Domenico Calabrò, beneficiario e «istigatore della condotta».

p. p. p.

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