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Sciolti per mafia i consigli comunali di Limbadi e Platì

Altri due municipi calabresi senza guida per le infiltrazioni mafiose. La decisione del governo su proposta del ministro dell’Interno Minniti. Il primo cittadino del Vibonese: «Ho sempre contrastat…

Pubblicato il: 26/04/2018 – 16:06
Sciolti per mafia i consigli comunali di Limbadi e Platì

ROMA Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno Marco Minniti ha deliberato lo scioglimento dei consigli comunali di Bompensiere (Caltanissetta), Caivano (Napoli), Limbadi (Vibo Valentia), Manduria (Taranto) e Platì (Reggio Calabria), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata. Il Cdm ha anche deliberato la proroga, per una durata di sei mesi, dello scioglimento dei Consigli comunali di Casavatore (Napoli) e Crispano (Napoli), in ragione della necessità di proseguire l’opera di risanamento dagli accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata. È quanto si legge nel comunicato stampa diffuso al termine del consiglio dei ministri di oggi.
Limbadi è di recente balzata agli onori delle cronache nazionali per l’autobomba che il 9 aprile scorso ha ucciso il biologo Matteo Vinci. La proposta del ministro dell’Interno, Marco Minniti  ha fatto propria la relazione del prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo. La Commissione di accesso agli atti era stata nominata il 4 agosto dello scorso anno. L’amministrazione comunale era guidata dal sindaco Giuseppe Morello, a capo di una lista civica di estrazione di centrosinistra. Il secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di Limbadi. La prima volta era stato sciolto d’autorità dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini, poiché al secondo posto fra gli eletti in Consiglio comunale figurava Francesco Mancuso, patriarca e fondatore dell’omonimo clan. Non esisteva all’epoca una legge sullo scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose.
IL SINDACO DI LIMBADI: «HO SEMPRE CONTRASTATO I MANCUSO, FARÒ RICORSO AL TAR» «Noi la ‘ndrangheta l’abbiamo sempre combattuta con i fatti e non con le parole. Non abbiamo mai affidato un appalto o un incarico senza certificato antimafia. E non abbiamo mai effettuato lavori con la procedura della somma urgenza. La nostra é stata un’amministrazione adamantina. E adesso ci fanno passare per mafiosi. Tutto questo é assurdo”. Lo ha detto all’Ansa il sindaco di Limbadi, Pino Morello, commentando il provvedimento col quale il Consiglio dei ministri ha sciolto l’ente per infiltrazioni mafiose. «Sono un comunista da sempre – ha aggiunto Morello – e questo evidentemente ha dato fastidio. Non era tollerato un sindaco comunista per amministrare un paese in cui l’economia é sana, con aziende che hanno rapporti commerciali in tutto il mondo, malgrado la provincia di Vibo Valentia sia la più povera del Paese. Ha dato fastidio, evidentemente, il fatto che io sia una persona fuori dal coro. Ho chiesto più volte al Prefetto di Vibo Valentia di essere ricevuto, e questo ben prima dell’insediamento della Commissione d’accesso, ma non mi è stata data mai una risposta. Io i Mancuso li ho contrastati seriamente sin dal 1974, assieme ai comunisti di Limbadi. Eppure, da quando ci siamo insediati come amministrazione, nove mesi fa, siamo stati sempre sulla graticola per l’attenzione soffocante da parte degli organi inquirenti ed investigativi. A Limbadi non c’é stata una commissione d’accesso, ma una santa inquisizione». «Sono inviperito – conclude il sindaco – perché non solo il Comune di Limbadi, ma l’intero paese non meritava tutto questo. Farò ricorso al Tar contro lo scioglimento, lo vinceremo e denuncerò tutti coloro che in questa vicenda hanno manipolato i fatti».

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