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Smantellata una centrale di frodi a Crotone, 17 in manette – NOMI E VIDEO

Le fiamme gialle hanno sequestrato beni per 12 milioni di euro. Sigillati 118 mezzi e 3 società. Accertate evasioni per circa 5,6 milioni. Al centro delle indagini un imprenditore di Melissa trasfe…

Pubblicato il: 26/04/2018 – 7:55
Smantellata una centrale di frodi a Crotone, 17 in manette – NOMI E VIDEO

CROTONE Diciassette persone sono state arrestate tra Crotone e Verona dalla Guardia di finanza che ha anche eseguito un sequestro preventivo di beni per equivalente del valore di 12 milioni di euro, con 118 mezzi sequestrati e 3 società sottoposte ad amministrazione giudiziaria. L’operazione, denominata “Ciclope”, ha permesso di smantellare una associazione operante nel settore delle frodi fiscali e del riciclaggio. Gli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria di Crotone hanno quantificato in 5.599.591,48 euro la somma sottratta al fisco fra Ires, Iva ed Irap.
All’operazione, che ha visto impegnati i finanzieri del nucleo di Crotone e della Compagnia di Soave nel veronese, nei comuni di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Crotone, Rocca di Neto, Belfiore e Cologna Veneta in provincia di Verona. Cinque le persone portate in carcere e 12 quelle ai domiciliari.
https://www.youtube.com/watch?v=oKEaX9IK-2U&feature=youtu.be
GLI ARRESTATI L’associazione a delinquere è stata costituita, promossa e organizzata da Antonio Aversa de Fazio, 56 anni di Melissa (Crotone), imprenditore da tempo trasferitosi a Belfiore (Verona), dove ha intrapreso un’importante attività economica nel settore del commercio di inerti e dell’autotrasporto. De Fazio ha sempre mantenuto stretti legami con il territorio d’origine, tant’è che, dell’organizzazione, fa parte la sua “longa manus” cutrese Alfredo Minervino, 56 anni, quale promotore e organizzatore, con compiti di reclutamento di altri componenti dell’associazione. Inoltre sono stati arrestati e portati in carcere, Raffaele Tucci, Rocco Arena, Vincenzo Migale, tutti di Cutro.
Agli arresti domiciliari sono finiti invece: Domenico Arena (fratello di Rocco), Ferdinando Menzà, Franco Muto Caterisano, Pasquale Macrì, Francesco Maggiore, anch’essi cutresi, nella loro qualità di associati, con il compito di riciclare gli importi derivanti dalle false fatture. Stessa sorte è toccata a G. D. R. a cui, in concorso con Domenico Renato, è stato contestato il reato di corruzione, nella loro qualità di dipendenti comunali di Cutro. Giuseppe Martino, di Cutro, Giovanni Pizzimenti, Giuseppe Pizzimenti, (già detenuto per l’operazione antimafia “Stige”), Salvatore Nicastro, questi ultimi di Isola di Capo Rizzuto sono stati arrestati per emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte delle ditte e società ad essi riconducibili.
L’OPERAZIONE A partire dal marzo 2015, in relazione ad una profonda attività di analisi svolta sulle segnalazioni inviate alla Guardia di Finanza di Crotone dai finanzieri scaligeri e su una nutrita serie di segnalazioni per operazioni sospette, fatte dalle banche o dagli intermediari finanziari, il nucleo di polizia economico-finanziaria pitagorico ha avviato le indagini, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di scoprire l’esistenza di una radicata associazione a delinquere, avente lo scopo di realizzare ingenti risparmi di imposta attraverso l’emissione e l’utilizzo di false fatture riciclandone, successivamente, i proventi.
Durante le operazioni sarebbero stati acquisiti elementi inconfutabili circa la violazione della normativa sui subappalti e sulla corruzione di due funzionari pubblici del comune di Cutro i quali, al fine di favorire un imprenditore locale, procedevano a disporre il pagamento dei lavori da questo effettuati in violazione dell’art. 21 della l. 646/82, accettandone in cambio regalie. La complessiva e sinergica attività di polizia tributaria e valutaria svolta prima dai finanzieri scaligeri e poi da quelli crotonesi, permetteva di individuare i singoli ruoli dei sodali, dagli organizzatori e promotori agli interpositori fittizi. Da sottolineare anche la collaborazione con il gruppo interforze della Prefettura di Verona che, mentre si sviluppavano le indagini, perveniva all’emissione di informazioni antimafia interdittive su alcuni dei soggetti/società oggi raggiunti dalle misure e dai sequestri.

https://youtu.be/TuTU7OMTfSE

LE SOCIETÀ “CARTIERE” CHIUDEVANO DOPO UN ANNO «L’operazione Ciclope è un’attività esemplare di come la Guardia di finanza lotti contro le frodi fiscali e contro ogni crimine economico finanziario ergendosi a baluardo della società civile e della sua crescita e sviluppo». Il colonnello Emilio Fiora, comandante provinciale di Crotone della Guardia di finanza, commenta così con i giornalisti il risultato dell’operazione. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Crotone Luisiana Di Vittorio, hanno preso il via nel 2008 con i primi controlli all’azienda che faceva capo ad Antonio Aversa De Fazio, di 53 anni, di Melissa trasferitosi da tempo a Belfiore (Verona). Successive segnalazioni di operazioni bancarie sospette hanno messo in allarme i finanzieri. Il nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza di Crotone, guidato dal tenente colonnello Giuseppe Laterza, ha cominciato a seguire il percorso dei soldi di una serie di aziende facenti capo proprio ad Aversa De Fazio, attraverso controlli fiscali, pedinamenti e soprattutto le intercettazioni. «È stata svolta un’attenta attività di analisi – ha spiegato Laterza – ed in particolare sono state verificate 24 operazioni bancarie sospette, ognuna delle quali riguardava diversi fatti e diversi conti correnti. E’ stata un’attività complicata anche perché alcune imprese, costituite solo per fare false fatture, duravano al massimo un anno e mezzo». La Guardia di finanza di Crotone, ha detto Fiora, ha svolto «una manovra di accerchiamento» controllando una per una le aziende sospette senza che l’associazione potesse comprendere che stavano indagando su tutte. Alla fine è stata scoperta un’evasione di oltre 5 milioni di euro di Iva, Irpef e Ires: «Questa associazione – ha detto Laterza – permetteva di evadere il fisco e realizzare appalti a prezzi concorrenziali penalizzando le imprese oneste».

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