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«Accordo Pd-M5S? Renzi, andiamo a vedere!»

di Gregorio Corigliano*

Pubblicato il: 29/04/2018 – 11:41
«Accordo Pd-M5S? Renzi, andiamo a vedere!»

Se si fa, perché si fa? Se non si fa, perché non si fa? Siamo bravissimi a complicarci la vita e a non trovare una soluzione possibile. Il riferimento è all’accordo tra Movimento 5 stelle e Partito democratico. Si legge tutto ed il contrario di tutto. Si ascoltano pareri alla radio ed in tv, reti private (soprattutto) e pubbliche. C’è chi si pone il problema del “chi guadagna” ed anche del “chi perde”. Chi si interroga sul futuro dei due partiti. Chi riflette molto e chi risponde d’impeto. C’è finanche chi non si pronuncia ed attende alla finestra, per poter poi salire sul carro. Chi – interrogato da me – fa finta di rispondere e si agita in contorsionismi parolai. C’è chi come il professor Massimo Cacciari ribadisce l’utilità del sì all’accordo. Un sì motivato, essenzialmente, da due ragioni. La prima: si tratta di due partiti di centrosinistra e, quindi, affini. La seconda. Il Pd – senza Renzi – non esiste. Da Lilli Gruber e da Corrado Formigli lo ha ribadito più volte. Tutti, lo ha ripetuto, lo fanno solo per onore di firma, per dimostrare la loro esistenza. Personaggi politici senza un voto che, se Renzi avesse fatto o facesse un partito alla Macron, scomparirebbero dalla scena politica. Per poter avere una chance di sopravvivenza, a giudizio di Cacciari, il Pd deve necessariamente allearsi con i Cinquestelle. E, soprattutto, nel dibattito, non parlare, oggi, come se si fosse in campagna elettorale, ma soffermarsi sulle necessità del Paese. Una tesi, questa, condivisibile, a mio giudizio. Un ragionamento che potrebbe convincere anche quanti dicono: «Se il Pd facesse l’accordo con Di Maio non avrebbe il mio voto». Solo per amore di quel Pd che, però e purtroppo, ha perso le elezioni. E non perché sia stato un disastro. Anzi. Ha sbagliato due-tre cose, ahimè, alle quali non ha voluto o non ha potuto pensare. Essenzialmente il Mezzogiorno e la disoccupazione giovanile. Per il resto è stato un partito – con il conseguente governo – di livello davvero europeo ed internazionale. Checchè ne dicano i denigratori di Renzi che, quando parla, viene attaccato da tutti. E quando sta zitto, tutti lo reclamano. Ci avete fatto caso? Ed allora perché ha perso? Giusta domanda! Se lo sapessimo, non saremmo qui a sforzarci di ragionare. Ha perso, ritengo, perché non era in sintonia col Paese, con i giovani, con i disoccupati, con le periferie. Ed ha straperso a causa del referendum che, giusto e sacrosanto, dopo la sconfitta, è stato la causa dei mali di Renzi e del Pd che, con impegno, capacità e sacrifici aveva conquistato. Perché non abbia ottenuto i voti necessari il referendum si sono scritti fiumi di inchiostro. Non tanto, a mio parere, perché Renzi lo aveva personalizzato troppo, ma perché, all’interno del Pd, non hanno votato sì, per timore di perdere la “cadrega” (di giorno erano come Penelope, di notte disfacevano la tela!). E per non dare troppo potere a Renzi che, oggi, in molti vorrebbero tornasse alla guida del Pd. Avremmo avuto, oggi, lo strapotere di Di Maio? Certo che no. Avremmo avuto la Casellati in Berlusconi alla guida del Senato? E il Fico alla guida della Camera? Lo avete sentito, all’uscita del Quirinale? Appena ha parlato, ha rivalutato Di Maio, senza ombra di dubbio. Al punto che quanti lo ritenevano un possibile candidato a Palazzo Chigi, hanno fatto subito marcia indietro. Fare accordo o trattare, dunque? Intanto trattare, rivendicare – a denti stretti e a muso duro, dopo gli scriteriati attacchi dall’impresentabile Di Battista – tutto quel che di buono, dal Pd, è stato fatto, le idee ed i programmi di oggi. Quel che il Pd vorrebbe si realizzasse per il Paese ed i giovani. Tornare al voto? Il Pd perderebbe ulteriormente! C’è anche – e non è poco – da tener presente, come dice l’ex lothar di D’Alema Claudio Velardi, che è il M5S ad avere bisogno del Pd più di quanto il Pd abbia bisogno del M5S. Però “se la trattativa non parte, la responsabilità cadrebbe tutta sul Pd”. Ha ragione, Velardi, secondo me. Ed ancora? A differenza di Cacciari, dice che il Pd esiste perché tutti lo cercano. Si parla solo del Pd in questo Paese, a parte la vergognosa scorta di Fico. Che poi se ne debbano andare o esser cacciati gli impresentabili, i carrieristi, quelli che vogliono solo comandare è un discorso da fare. Al Nazareno, come in Calabria, per esempio. Ci sono ragioni che propendono per il no all’accordo. Certo che sì. La sedicenne Caterina Coppola, di Portici, chiedendo a gran voce il rientro di Renzi con il suo “Matteo salvaci ancora”, non ama Di Maio per la storia dei due forni, l’uscita (superata!) dall’euro, la presenza di Grillo, le offese, un programma discutibile. Per non dire dei pochi, come Scalfari – e scusate se è poco – che vogliono rimanga Gentiloni. Assolutamente improponibile, a mio giudizio. Si tratta come dice Vittorio Zucconi del “governo che non c’è”! Ecco un altro errore di Renzi, o no? Ed ecco che non si può non dare ragione ad Ezio Mauro. “Se i cinque stelle non cercano solo dei voti, ma una politica, dovrebbero scegliere un mondo, un orizzonte culturale, un sistema di valori, una ragione per l’alleanza. Si tratta di processi politici, non forni”. La politica è responsabilità, non proclami. Bisogna scegliere. Parliamo. A tornare indietro, si fa sempre in tempo! Dunque, andiamo a vedere, caro Renzi. Con la stima di sempre!

*Giornalista

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