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«È il lavoro il dramma della Calabria»

di Santo Biondo*

Pubblicato il: 30/04/2018 – 11:13
«È il lavoro il dramma della Calabria»

La sicurezza è il cuore del lavoro. La giornata del Primo maggio 2018 dovrà essere l’occasione per porre questo tema di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica e riportarlo al centro dell’agenda politica nazionale. Da Prato a Carfizzi, passando per Piazza San Giovanni a Roma, il tema della prevenzione sui luoghi di lavoro e della sicurezza dell’occupazione caratterizzerà i comizi dei leader sindacali di Uil, Cgil e Cisl. 
Per noi questo è un assillo, un impegno che ogni giorno trasferiamo all’interno dei luoghi di lavoro dove noi siamo presenti attraverso le nostre rappresentanze sindacali ed i nostri Responsabili per la sicurezza. 
I dati drammatici delle morti bianche – oltre 150 decessi dall’inizio del 2018 – ci dicono però che ancora tanto si deve fare in tema di sicurezza. Questa materia deve ritornare ad essere centrale nel dibattito pubblico nazionale, perché un Paese che l’Italia che punta a svolgere il tema centrale di Impresa 4.0, ovvero di rendere più avanzati tecnologicamente le proprie produzioni, non può lasciare indietro il tema della sicurezza e della salute nei luoghi di produzione. 
Organizzazione del lavoro intensiva, controlli scarsi, precarizzazione dei contratti di lavoro, una cultura sbagliata da parte degli imprenditori che guardano alla sicurezza come ad un costo e non come ad un investimento, sono le cause principali di questa tragedia che colpisce il mondo del lavoro.
La ricerca del benessere lavorativo deve diventare la nuova frontiera sulla quale si deve essere in grado di creare un’alleanza costruttiva che metta insieme: istituzione, sindacati, imprenditori e politica. Il percorso di crescita tecnologica deve ancorarsi a questo tema se non vuole smarrire il suo senso, vale a dire quello di rendere agevole il rapporto fra l’uomo e la macchina e aumentare i valori di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.
La risposta agli infortuni sul lavoro non può essere legato solo all’effetto emotivo che gli infortuni sul lavoro producono nel momento in cui si registrano, ma è necessario mettere in campo interventi informativi, formativi e legislativi a supporto dell’azione di prevenzione.
Lo ribadiamo con forza, il percorso tecnologico deve ancorarsi necessariamente al tema del benessere lavorativo, della salute e della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro.
Su questo aspetto necessitano interventi normativi che devono andare nella direzione di incentivare la stabilità e non la precarizzazione dei contratti individuali di lavoro. Il Jobs act in questo è andato nella direzione opposta. L’organizzazione ed i ritmi del lavoro vanno riportati all’interno di relazioni industriali partecipative. Vanno intensificati i controlli da parte degli organi ispettivi.
La Calabria, in particolare, deve ritornare al centro delle attenzioni della politica nazionale. Il nuovo governo, se mai uno dovesse riuscire a vedere la luce nelle prossime settimane, deve sapere che al Mezzogiorno, e alla Calabria dentro il Meridione d’Italia, serve un intervento straordinario sostenuto da risorse ordinarie, canalizzando il 34% delle risorse ordinarie verso il potenziamento di questo piano di investimenti.
È questa la vera urgenza di questo territorio. Una regione in cui ancora oggi, purtroppo, siamo costretti a discutere di un lavoro che non c’è, di giovani che scappano dalla Calabria per cercare di realizzarsi all’estero. I dati sono drammatici. L’Eurostat, solo pochi giorni addietro, ha certificato il dramma delle giovani generazioni dell’Italia, del Sud e della Calabria in particolare, piazzando il nostro Paese ai primi posti per tasso di disoccupazione giovanile. 
Davanti a questi numeri è chiaro che la partita della Calabria si inquadra all’interno della partita del Mezzogiorno. È chiaro, quindi, che alla politica regionale sia richiesto un cambio di passo immediato, una svolta urgente.
Pur non addebitando responsabilità particolari alla giunta di Mario Oliverio, però, non possiamo sottrarci dal giudicare negativamente la sua azione che, purtroppo, non ha inciso positivamente sulla creazione di nuovi posti di lavoro in questa regione.
Per questo siamo convinti che l’ultima fase politica del governo regionale debba essere finalizzato alla realizzazione di un programma di fine legislatura che sia basato su pochi e qualificati punti, utili al rilancio produttivo, economico e sociale della nostra terra.
Intanto, la Calabria ha bisogno di vedere realizzata la tanto attesa legge regionale sulla stabilizzazione del precariato. 
La giunta regionale, poi, secondo noi dovrebbe accelerare lo sblocco delle politiche attive per il lavoro e rivitalizzare la spesa dei fondi del Programma operativo regionale. 
Sarà di fondamentale importante, ancora, mettere mano ad un cronoprogramma certo degli investimenti pubblici previsti nel Masterplan e trasformarli in opere realizzate.
In ultimo, ma non per ultimo, il porto di Gioia Tauro. Su questa importante infrastruttura si sta giocando una partita delicata. Mct e Msc avevano preso degli impegni con il Governo ma questi non sono stati rispettati. Noi non abbiamo firmato quell’accordo perché non eravamo convinti della sua valenza e, alla luce di quanto sta accadendo adesso, avevamo visto giusto. L’hub rischia una crisi senza via d’uscite. Il blocco delle attività è da scongiurare e per questo chiediamo alla Regione Calabria di riprendere il bandolo della matassa per tornare a governare una vertenza sulla quale pesano gli accordi disattesi da parte di Mct ed Msc.
Solo così la Calabria può mantenere viva la speranza di non cadere nel baratro di una crisi senza via d’uscita. Solo così i calabresi, quelli giovani e meno giovani, possono sperare di riappropriarsi del proprio destino e della propria terra.

*segretario generale Uil Calabria

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