“Campo nuovo” ma coltivazioni vecchie, agricoltori malconci e produzione tossica. Dura l’arco di un week end l’illusione di un moto interno al Pd calabrese capace, dopo anni di paralisi, del rilancio di un serio dibattito politico in uno con la più sincera delle autocritiche e la scelta di far spazio a nuove energie e nuovi progetti.
Del resto già il fatto che all’appuntamento si erano presentati tutti quelli che fin qui hanno governato partito e istituzioni calabresi la diceva lunga sulla possibilità di varare percorsi alternativi. Giustamente non è che puoi chiedere a questi di creare e favorire una corrente alternativa che metta in crisi il loro potere, per quanto effimero e ridotto sia oggi. E poi Magorno… farebbe la gioia di un congresso internazionale di specialisti in sdoppiamento della personalità. Lo abbiamo lasciato che abbandonava la segreteria minacciando sfaceli: «Ora avrò le mani libere e, da semplice iscritto, potrò dire e fare tutto quello che da segretario regionale non ho potuto».
Grande attesa per poi scoprire che la “rivoluzione magorniana” ruota attorno al dogma dell’infallibilità e dell’onnipotenza della trimurti cosentina Adamo-Oliverio-Bruno Bossio. Il che ci sta ma non è certo una linea politica diversa da quella seguita dal Magorno segretario regionale.
Stupisce, semmai, la presenza nel ruolo di organizzatore del “Campo vecchio” di Andrea Guccione. Vogliamo sperare che anche la sua sia stata una svista perché Andrea, al quale rivolgiamo l’appello del Sommo Poeta (“…E tu che sei costì anima viva, partiti da codesti che son morti…”), con quel che è sfilato nel convegno lametino c’entra poco e niente.
Eppure il successo dato dalla partecipazione di molti anonimi attivisti e semianonimi (ovviamente nel senso nobile del termine) amministratori locali, testimonia di una base viva e che ancora ci crede; tuttavia le copiose critiche che infarcivano i loro interventi non hanno neppure scalfito le granitiche certezze dei conservatori della specie. Insomma, un’altra occasione perduta dalla quale, alla fine, hanno fatto bene a tenersi lontano, sia pure con diplomazia, il neoeletto Antonio Viscomi e il possibile futuro segretario regionale Demetrio Battaglia.
E comunque sabato la storia del regionalismo calabrese effettivamente ha fatto tappa a Lamezia. La masserizia scelta per tenere a battesimo il segmento calabrese di “Nuovo Campo” (che quello siciliano, ben guidato da Faraone, fortunatamente già sta camminando senza ecumenismi di potere) ha chiarito oltre ogni legittimo dubbio che il Pd di casa nostra si avvia verso la sua ennesima e, questa volta, mortale, sconfitta.
Alle prossime regionali sarà sotto il 6% e vedrà perire una classe dirigente per la quale nessuno verserà lacrime. Sempre sabato e sempre a Lamezia, Guccione, Magorno e compagnia bella hanno piantato nel “Nuovo Campo” il seme della disfatta. Hanno anche spianato la strada alla robusta vittoria di un cartello civico che qualcuno tenterà di bollare come affetto da trasversalismo ma, in effetti, mette insieme storie e vite politiche che una casa comune l’hanno sempre avuta. Il nuovo governatore della Calabria c’è già. Ha un nome e un cognome e ha anche una storia personale e professionale difficilmente etichettabile. Da sabato può contare anche sul convinto appoggio di una parte consistente del Pd e del mondo cattolico.
Ma questa è un’altra storia…
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