2017: Lamezia Terme, Sorbo San Basile, Cropani, Petronà, Cassano Ionio, Isola Capo Rizzuto, Canolo, Laureana di Borrello, Bova Marina, Gioia Tauro, Brancaleone, Marina di Gioiosa Jonica. E già nel 2018: Limbadi, Platì. Comuni sciolti per mafia in Calabria. Tanti. Veramente tanti. Parliamone, dunque. Senza dietrologie né vittimismo. Ragioniamo di criminalità organizzata, amministrazioni e politica, dei loro intrecci profondi, degli strumenti per contrastare l’infiltrazione negli enti locali. Con una consapevole certezza: ogni intervento di contrasto alla criminalità serve a poco senza una reazione civile della comunità. Ad essere commissariata è l’amministrazione comunale. Ma ad essere coinvolto è ciascun cittadino che deve rispondere ad una domanda chiara: tu da che parte stai? Ampliamo lo sguardo, allora. Ecco qui tre punti per iniziare a discutere.
Accanto al Comune da commissariare c’è una Comunità da rafforzare. Perciò è necessario prevedere che lo scioglimento sia accompagnato da interventi straordinari ad hoc per ridare dignità e sostenere l’attività delle agenzie formative, delle associazioni rappresentative, di quelle ricreative, sportive e culturali, dei centri di aggregazione civica presenti nel comune interessato. A saperle e volerle utilizzare le risorse ci sono, nella disponibilità non solo del governo nazionale ma anche di quello regionale. Occorre ricostruire elementi embrionali di spirito civico, di partecipazione e di capitale sociale per rafforzare l’azione di contrasto alla criminalità: commissariare non può significare congelare la vita civile di una comunità ma è veramente utile se ne sollecita una nuova primavera.
L’amministrazione comunale è un intreccio spesso difficile da districare tra organi di governo politico e organi burocratici di gestione, soprattutto nei comuni di piccola e media dimensione. Intervenire solo sui primi lasciando inalterati i secondi risulta, alla fine, di scarsa efficacia. Abbiamo bisogno di immaginare nuovi strumenti preventivi di controllo (si, se necessario anche di nuove forme di controllo preventivo sugli atti) e di rafforzamento delle capacità amministrative ed organizzative (anche mediante un più costante affiancamento tecnico). E abbiamo bisogno di elaborare strumenti di radicale riorganizzazione degli uffici, del personale e delle procedure da mettere in atto a seguito del scioglimento. A partire dai settori tributi e lavori pubblici, perché le tasse devono essere pagate da tutti e gli appalti devono essere trasparenti e controllati. A partire dalla creazione e dal rafforzamento di reti funzionali tra enti, in modo tale da ridurre la pressione ambientale locale sui centri decisionali.
C’è un terzo punto – il più importante – su cui riflettere: la selezione dei candidati per la composizione delle liste che partecipano alle elezioni amministrative, Questa costituisce la sfida più grande per i nostri circoli. Vincere ad ogni costo le elezioni significa spesso perdere, perdere la propria anima e la propria libertà. Per questo, onorabilità e credibilità dei candidati, prima ancora del loro certificato penale, devono essere prerequisiti essenziali. Si chiama reputazione, ed è un valore importante. In alcuni contesti, inoltre, e nei comuni di più grandi dimensioni, competere con un enorme numero di liste di supporto espone al rischio di imbattersi in frequentazioni poco chiare. Questa è la questione politica per eccellenza. Questa è la sfida del sistema politico calabrese: saper dire di no, a partire da oggi, dalla composizione delle liste per le elezioni amministrative del 10 giugno. Questo è il patto che il Pd deve proporre agli altri partiti: competere sulla qualità della rappresentanza, escludendo candidati dalla dubbia credibilità ed onorabilità e riducendo il numero delle liste a cui ci si aggrappa spesso per assicurarsi la vittoria.
Tre punti, di possibile innovazione legislativa e di accordo politico. Tre sfide per dimostrare nei fatti che una Calabria differente è possibile.
*deputato Pd
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