Ultimo aggiornamento alle 17:23
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

Lombardo alla "Bild": «So di rischiare ma non mollo»

Intervista del pm antimafia di Reggio Calabria al tabloid tedesco. «Giusto togliere i figli alle famiglie mafiose per dare loro un’altra possibilità. Ricevo così tante minacce che non riesco più a …

Pubblicato il: 02/05/2018 – 12:26
Lombardo alla "Bild": «So di rischiare ma non mollo»

BERLINO Riceve minacce ogni giorno, ma intende andare avanti sull’esempio di Falcone e Borsellino, il pm antimafia Giuseppe Lombardo, che ha rilasciato un’intervista alla Bild di oggi. Al tabloid di Axel Springer, che apre l’edizione quotidiana con il titolo «dal cacciatore di mafiosi più tosto del mondo», Lombardo, raggiunto a Reggio Calabria, spiega inoltre che l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Germania è un fenomeno sottovalutato dalle istituzioni tedesche. Descrive quindi la struttura gerarchica e militare delle cosche calabresi, che hanno il loro quartier generale a San Luca. «Nelle decisioni importanti, che vivano in Germania, Sudamerica o in Australia, il sì o il no arriva comunque sempre da San Luca», afferma spiegando poi che la ‘ndrangheta si è divisa la Germania per famiglie e per regioni.
Lombardo «fa male alla mafia», scrive infine la Bild, spiegando che da anni toglie i bambini alle famiglie malavitose i padri dei quali finiscono in carcere o fuggono all’estero. «Le famiglie sono le strutture basilari della ‘ndrangheta. I bambini non possono non diventare mafiosi. Noi diamo loro una chance di scegliere un’altra vita». «Ma i padrini odiano quando ci si avvicina alle loro famiglie. Questo ha fatto inasprire le minacce nei miei confronti», aggiunge. «Ricevo così tante minacce, che non riesco neanche più a contarle – racconta a riguardo -. Una volta un proiettile, una volta una lettera minatoria, un’altra trovano sul mio percorso un’autobomba. Ma io non ho mai pensato di rinunciare. Non succederà mai. Mai! Chi lotta contro la mafia e contro i suoi boss deve sapere quale rischio corre. Io l’ho deciso volontariamente. Più difficile è per la mia famiglia. I miei figli di 6 e 8 anni crescono con militari e bodyguard. Questo è il prezzo».
La sua missione ha origine nella storia familiare: «Mio padre era procuratore, mio nonno anche. Perciò già da bambino avevo la sensazione che si dovesse combattere, perché la ‘ndrangheta qui controlla tutto. La mafia blocca lo sviluppo, le persone non possono svilupparsi liberamente. E io ho preso la mia decisione in un periodo in cui venivano continuamente rapite persone. Mi era già chiaro da giovane: cose del genere non devono succedere». «Chi ha paura di morire muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola», era il motto seguito da chi lo ha preceduto e al quale personalmente si ispira in questa lotta.

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x