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Cosenza, un’Agenda (urbana) per il centro storico

Diciotto milioni per infrastrutture e inclusione sociale nella città vecchia. I primi edifici sui quali si investirà. Il Comune punta su innovazione e ripopolamento. E i cittadini chiedono un censi…

Pubblicato il: 03/05/2018 – 17:18
Cosenza, un’Agenda (urbana) per il centro storico

COSENZA L’agenda urbana non è più il coniglio da tirare fuori dal cappello a cilindro del mago quando si presentano delle criticità da risolvere. In città, anzi, nell’area urbana Cosenza-Rende, si discute di come impiegare i soldi che arriveranno e potrebbero essere il primo mattoncino della città unica. Dopo una prima presentazione all’Università della Calabria, nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi l’argomento è spigoloso: centro storico di Cosenza. Eva Catizone, il consigliere Alessandra De Rosa e l’architetto Angela Carbone illustrano ai residenti della parte “vecchia” di Cosenza i futuri investimenti da fare lungo corso Telesio i suoi vicoli. Si tratta di una «strategia preliminare», ribadiscono più volte le tre donne dell’amministrazione, anche se entro il mese di dicembre tutto deve essere completato e consegnato alla Regione in modo da poter appaltare i lavori.
I SOLDI Per la città di Cosenza i soldi previsti dall’agenda urbana sono 18 milioni di euro. Molti di questi soldi finanzieranno i lavori in infrastrutture, altri (una quota residuale) finiranno per i progetti di inclusione sociale. La ripartizione dei fondi attualmente è così strutturata: 3milioni di euro da spendere in progetti per l’energia cittadina, 2 milioni e 300mila euro per l’inclusione sociale, 10 milioni e 900mila euro per il centro storico (rigenerazione urbana e culturale), 1 milione di euro per il risparmio energetico nel centro storico e 800mila euro per start-up culturali e creative. L’ultimo milione è destinato a progetti di “Area Urbana Comuni” (Power e social cloud, Agenzia Sociale per la Casa, Social innovation farm, Cultural hub, Opern Governament, Integrazione servizi per i cittadini).
GLI EDIFICI Gli animi fremono, certo, perché è innegabile che sul centro storico di Cosenza per la prima volta da molti anni stiano per arrivare un bel po’ di soldi. Oltre all’agenda urbana, ci saranno anche quelli del Cipe (90 milioni di euro) e del Mibact (10 milioni) per le opere di ristrutturazione e adeguamento sismico degli edifici pubblici. Nel frattempo, gli edifici sui quali si investirà sono: Palazzo Bombini e Palazzo Longo alla Giostra Vecchia (proprietà Aterp ceduto al comune). L’unico palazzo comunale (via Campagna) che si trova sul lungo Crati, e altri edifici di edilizia minore, per un totale di 7 milioni di euro. Gli altri 3 milioni e 900mila euro saranno, sempre secondo la bozza redatta dall’amministrazione comunale, spesi per il complesso delle Vergini, l’Oratorio di San Gaetano e l’ex Cinema Italia/Casa della musica.
DUBBI E PERPLESSITÀ La prima cosa che chiedono i residenti, forse ancor prima di interventi strutturali, è un censimento. Per esempio, attualmente sono circa 300 le persone di etnia rom presenti nei palazzi abbandonati di Cosenza Vecchia. Non molto tempo fa, trapela dai racconti dei cittadini, si è scoperto che una bambina nata in casa non fosse stata mai iscritta al registro delle nascite. Nonostante la promessa strappata di un censimento nel più breve tempo possibile, al vero problema poi arriva il consigliere De Rosa: «Fatto il censimento però dobbiamo fronteggiare il problema della carenza di assistenti sociali». E anche sugli edifici ci sono cose che non tornano. Palazzo Bombini, per esempio era stato già destinato ad opere di ristrutturazione (parzialmente completate). La domanda dei cittadini – che fine hanno fatto i soldi? – è più che lecita. La visione politica, almeno da questa prima bozza, sembra suggerire come del centro storico si voglia fare un distretto innovativo aprendo spazi di co-working, investendo nella filiera digitale, incentivando chi voglia avviare la propria attività e poi il ripopolamento con agevolazioni alle giovani coppie o social housing (anche se il problema è evitare l’effetto case popolari).

Michele Presta
m.presta@corrierecal.it

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