ASTI Un maxi blitz scattato all’alba, impegnando circa 300 carabinieri del comando provinciale di Asti, ha portato all’esecuzione di alcune decine di ordinanze di custodia cautelare, e tutte in carcere, nell’ambito di una indagine che, durata oltre due anni, è coordinata dalla Dda di Torino.
Le accuse contestate agli indagati – a vario titolo – sono quelle di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, traffico di armi e droga.
Gli investigatori ritengono di aver smantellato una presunta organizzazione criminale attiva nell’Astigiano e nel Cuneese, legata alle cosche calabresi, in particolare al temuto clan dei Mancuso di Limbadi, nel vibonese.
Praticamente si sarebbe accertata la costituzione di una “locale” della ‘ndrangheta proprio nell’astigiano e con ramificazioni, appunto, nella confinante provincia di Cuneo.
Nell’ambito del blitz sono state eseguite anche una cinquantina di perquisizioni a carico degli indagati, quasi tutti residenti in Piemonte (tranne uno) e comunque originari della Calabria.
L’operazione, denominata “Barbarossa” è stata condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Asti, con la collaborazione dei colleghi della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta.
I NUMERI DEL BLITZ Ventisei ordinanze di custodia cautelare in carcere con l’accusa di associazione di stampo mafioso, 58 indagati tra commercianti, imprenditori, artigiani e liberi professionisti e 78 perquisizioni domiciliari. Sono alcuni dei numeri della maxi operazione “Barbarossa” condotta dai carabinieri di Asti. Al sodalizio criminale gli inquirenti contestano, fra le altre cose, un omicidio, due tentati omicidi, numerose rapine, estorsioni, furti, traffico di armi e droga. Nel corso dell’indagine e’ stato accertato che l’associazione si era infiltrata in diversi settori economici: edile, agricolo commerciale e sportivo.
INTERESSI NEL CALCIO Una nuova locale di ‘ndrangheta con sede ad Asti, che aveva le sue ramificazioni in località “insospettabili” come Costigliole d’Asti, Agliano Terme, Castelnuovo Don Bosco, Castagnito, Canelli, Isola d’Asti, Mombercelli, Calosso e la più nota Alba. A capo della locale tre famiglie residenti in provincia di Asti, in costante contatto con gli esponenti della ‘ndrangheta calabrese, in particolare delle provincie di Catanzaro e Vibo Valentia. In ambito sportivo, è stato provato il ruolo centrale delle famiglie Catarisano e Zangrà, che controllavano le squadre di calcio dell’Asti e della Pro Asti Sandamianese mentre la famiglia Stambè aveva interessi nell’Us Costigliole Calcio e nella Motta Piccola California. Inoltre, sia gli Stambè che gli Zangrà, facevano affari con due aziende di calcestruzzi, la Concretocem Snc e la Mercurio Calcestruzzi Snc nonché con l’azienda agricola Giacosa Sas. L’indagine, avviata nel maggio 2015, oltre alle provincie di Asti e Cuneo, ha interessato anche quelle di Alessandria, Torino, Milano e Savona.
GLI ARRESTATI Gli arrestati sono Rocco Zangrà, Giuseppe Catarisano, Ferdinando Catarisano, Vincenzo Emma, Giuseppe Emma, Enea Adriano Emma, Michele Stambè, Angelo Stambè, Salvatore Stambè, Daniele Stambé, Franco Marino, Luca Scrima, Bruno Agostino, Fabio Biglino, Salvatore Carè, Santo Giuliano Caruso (noto alle cronache per aver sempre sostenuto l’innocenza di Michele Buoninconti in carcere per l’omicidio della moglie Elena Ceste ndr), Gianpiero Conti, Mattia Pisano, Ivan Venturelli, Alberto Ughetto, Massimo Pugliese, Rosario Sette, Gianfranco Guzzetta, Mauro Giacosa, Gaetano Parrucci e Agim Lena.
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