CATANZARO Scusate, stavamo scherzando. E lo abbiamo fatto per due volte nel tentativo, che va avanti da quasi un anno, di dare un direttore generale al dipartimento Tutela della salute della giunta regionale. La prima volta la politica ci ha provato con un avviso rivolto ai manager di ruolo della Cittadella: niente di fatto, perché nessuno dei nove curriculum pervenuti ha soddisfatto le richieste dell’esecutivo Oliverio. I maligni, che spesso ci azzeccano, hanno pensato al “solito” escamotage per assumere un dirigente esterno, magari di area. Dopo la fumata nera, in effetti, la ricerca si è spostata al di fuori delle mura del palazzo di Germaneto. Addirittura in due fasi: entro il primo termine, fissato per il 31 luglio 2017, erano arrivate poche candidature, così la selezione è stata estesa per qualche giorno. A quel punto, in agosto, le domande erano trentasei, con trentatré ammessi. Pareva tutta lì la sfida per ottenere una delle poltrone più ambite e difficili della burocrazia regionale. E, in effetti, di curriculum importanti ce n’erano. Pensavano di avere buone possibilità sia Achille Gentile, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, che Antonio Belcastro, che guida la Mater Domini. Entrambi scelti da questa giunta regionale per governare postazioni strategiche; se non altro dovrebbero godere della fiducia della classe politica. E invece, sorpresa: neanche tra i 36 esterni ammessi c’è un nome che soddisfi la politica. Lo “spiega” un verbale pubblicato sul portale della Regione che “lancia” di fatto una nuova selezione: dopo gli interni (bocciati) e gli esterni (snobbati), la Regione torna a guardare ai dirigenti di ruolo. La giunta, lo scorso 18 aprile, ha deciso che nessuno dei curriculum arrivati nell’agosto 2017 – quasi otto mesi prima – corrispondesse all’identikit del perfetto direttore generale. «Infatti – recita il documento – per il dipartimento Tutela della salute, secondo i criteri di valutazione per il conferimento dell’incarico di dirigente generale previsto dall’avviso interno, il conseguimento degli obiettivi di carattere strategico assegnati al dipartimento, anche in ragione della più immediata collaborazione con gli organi di governo politico e della necessaria interazione con le strutture deputate alla gestione del Piano di rientro, richiede competenze culturali e organizzative idonee ad assicurare, tanto nella fase di elaborazione quanto in quella di attuazione, una visione sistematica dell’azione amministrativa idonea a supportare i processi di radicale riorganizzazione richiesti dal Piano di rientro, assicurando capacità di coordinamento proattivo e di relazioni cooperative tra i vari livelli istituzionali». Se vi è venuto il dubbio che questa frase non significhi niente, è probabile che abbiate ragione: il burocratese stretto funziona così, non si capisce. Ma non è tutto: «La giunta ritiene che tra coloro che hanno avanzato la propria candidatura non emerga una specifica professionalità capace di assicurare il necessario raccordo tra gli organi di governo della Regione e il commissario ad acta per il Piano di rientro e consideri le soluzioni di riorganizzazione delle attività sanitarie attuate nelle altre regioni sottoposte a Piano di rientro». Insomma, il raccordo con Scura e il governo è essenziale: infatti adesso non c’è, stando a quanto dice Mario Oliverio («non parlo con il commissario da mesi»). Tra i 33 esterni ammessi, evidentemente nessuno è in grado di garantire questo “dialogo” indispensabile. E tra i 9 dirigenti di ruolo ammessi non ce n’era uno “valido”, visto che sono stati tutti scartati nel giugno 2017. Come se ne esce? Forse per esclusione: poiché si torna a scegliere tra le mura del fortino oliveriano, molti pronostici convergono su un manager di ruolo che ha già esperienza nel settore e non aveva partecipato alla selezione interna del 2017. Il nome più gettonato è quello di Bruno Zito, che direttore generale del dipartimento Tutela della salute lo è già, anche se ad interim, e di scontri con Scura ne ha già visti parecchi. Certo, se avessero ragione i maligni, quasi un anno fa sarebbe stata avviata una selezione che avrebbe dovuto cambiare tutto. Ma solo per non cambiare niente. Una cosa già vista, al di là delle suggestioni letterarie.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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