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«Non si blocchi la riforma del Welfare»

di Mario Nasone*

Pubblicato il: 03/05/2018 – 11:59
«Non si blocchi la riforma del Welfare»

Per una regione che registra i più alti indice di povertà e d’esclusione sociale d’Europa è una pessima notizia la sentenza del Tar che boccia una riforma delle politiche sociali attesa da quasi ventanni e dove la posta in gioco non è banale, ma riguarda il sistema di protezione sociale e di promozione umana che la nostra Regione intende garantire ai propri cittadini.
L’auspicio è quello che al più presto, per evitare un blocco dei servizi che sarebbe pagato dalle fasce svantaggiate, si proceda ad apportare quelle modifiche che il Tar ha richiesto e che la riforma riprenda il suo cammino. Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza ma appare paradossale che sia stato bocciato un tentativo di riorganizzazione del Welfare che cercava di porre fine ad una illegalità che vede la nostra regione, l’unica in Italia che non ha ancora attuato la legge 328/ 2000. Una normativa che ha chiuso un capitolo della storia dell’assistenza per aprirne un altro, che ridisegna profondamente il sistema dei servizi sociali mettendo al centro il diritto all’assistenza del cittadino e conferendo ai Comuni ed ai soggetti sociali un ruolo centrale nella costruzione di un nuovo Welfare partecipato.
La legge regionale n. 23/2003 aveva recepito la nuova normativa, ma in tutti questi anni non si è riusciti a scrivere una normativa per dare concreta attivazione alla legge di riforma. Con la situazione assurda e fuori legge di una Regione che invece di legiferare e programmare ha continuato per anni a gestire direttamente i servizi, con le relative distorsioni dovute al formarsi di centri clientelari di potere politico e burocratico e che hanno permesso anche operazioni come quella di Calabria Etica che ha prosciugato ingenti risorse economiche che dovevano invece andare ai Comuni.
Una riforma che dopo un lungo percorso di concertazione con i diversi attori istituzionali e sociali dava l’opportunità ai Comuni di uscire dal ruolo di subalternità storicamente vissuto verso la Regione per assumere un ruolo di protagonista nella costruzione di una rete territoriale di servizi alle persone. Attraverso una programmazione dal basso si poteva finalmente tenere conto degli effettivi bisogni delle comunità locali, delle risorse disponibili e delle priorità d’intervento superando anche i gravi squilibri esistente tra le diverse zone della Calabria, alcune dotate di molti servizi ed altri invece quasi completamente sprovvisti (ad esempio la Locride) con la previsione da parte della Regione e di un’azione d’accompagnamento di formazione e di assistenza tecnica verso tutti quei Comuni che non sono preparati a svolgere questo ruolo, anche per carenza di risorse economiche professionali.
Una riforma certamente migliorabile, soprattutto riguardo alla questione delle risorse economiche ed umane che dovranno essere messe in campo per l’attuazione della riforma. Dei primi passi avanti erano stati fatti per adeguare i costi dei servizi accreditati a quelli reali con la previsione dell’assunzione di un consistente numero di operatori sociali e con la creazione di un pluri-fondo per ottimizzare e razionalizzare tutte le risorse attivabili, con la possibilità anche di potere utilizzare i fondi comunitari della programmazione 2007-2013 per l’attivazione d’infrastrutture sociali, per il finanziamento dei servizi previsti dalla riforma , per le azioni finalizzate all’inclusione sociale.
Tutto ciò ovviamente richiede un’azione di programmazione regionale e locale inedita per il nostro contesto politico e sociale e si comprendono le preoccupazioni degli Enti Locali. Non è un semplice processo di trasferimento di competenze o una riorganizzazione dell’esistente.
La sfida che viene dal territorio, dalla domanda sociale, dai diritti non garantiti alle famiglie ed a interi gruppi sociali è quella di riuscire a costruire dei Welfare locali come parte essenziale delle politiche di sviluppo e di coesione sociale delle comunità.
È questa anche un’occasione per tutte quelle forze politiche e sociali che hanno promesso per anni politiche per il sostegno e la difesa della famiglia di passare dalle parole ai fatti. Una sfida a superare le logiche della frammentazione, dell’individualismo e della delega, a raccogliere la sfida del decentramento, della partecipazione, dell’assunzione di responsabilità che la riforma chiede È su questo terreno che si giocherà il futuro delle politiche sociali in Calabria e con essi le speranze di una qualità della vita migliore delle nostre comunità e soprattutto delle fasce sociali più svantaggiate ed a rischio d’esclusione sociale. La sentenza del Tar rischia di interrompere questo percorso ricacciando la Calabria nel ruolo di fanalino di coda nella costruzione di un Welfare moderno.

*presidente di Agape

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