CATANZARO «In una Regione immobile il cambiamento difficilmente riesce a superare gli ostacoli intrisi di indifferenza verso i più deboli, di distanza dai loro bisogni e di non rispetto dell’equità». È quanto dichiara l’ex assessore regionale Federica Roccisano all’indomani della sentenza del Tar che ha bocciato la riforma del welfare calabrese.
La già titolare della delega alle politiche sociali spiega che «era in questa direzione che andava il cambiamento che muoveva la riforma del welfare calabrese, realizzata con un lavoro di concertazione all’interno di un tavolo denominato “tavolo tecnico per le problematiche del settore socio sanitario e socio assistenziale” deliberato con delibera di giunta numero 37 del 24 febbraio 2015 e ampliato con la nuova delibera numero 502 dell’1 dicembre 2015 prevedendo la partecipazione del dipartimento Welfare, del dipartimento Sanità, del delegato dell’Anci, del Forum del Terzo Settore, dei sindacati, delle organizzazioni cooperative e del coordinamento delle strutture socio assistenziale. Un lavoro svolto per dare attenzione a un settore che mai ne aveva avuto e, sopratutto, per dare applicazione a due leggi, la legge nazionale 328/2000 e la legge 23/2003 che trasferiscono le deleghe in materia di politiche sociali ai Comuni».
«Per questo motivo – continua Roccisano – la sentenza del Tar dà un duro colpo al welfare calabrese, minando l’assetto partecipativo che è quello che ha contraddistinto l’operato di ognuno dei membri del tavolo. Ancor di più va a svilire la fiducia di chi aveva creduto che anche la Calabria poteva diventare una regione “italiana” e non più una Repubblica “altra” dove i servizi ai più deboli sono gestiti dai Comuni, ovvero da chi è vicino a loro e alle loro famiglie, secondo il principio di sussidiarietà sancito dalla 328/2000; dove vige il principio di trasparenza, attraverso regolari avvisi pubblici e mediante l’istituzione di un registro trasparente degli operatori, secondo quanto scritto nell’art 28 della 23/2003; dove, infine, viene tutelata l’equità di distribuzione dei servizi sui territori, come riconosciuto dall’art 8 della 23/2003, e non rimanga più in vigore il quadro diseguale attualmente in essere e che vede alcuni territori ricchi di strutture convenzionate e altri completamente privi di alcun servizio».
«Il welfare – conclude l’ex assessore – non deve avere colori politici, né simpatie o antipatie, ma deve solo avere a cuore i diritti dei più deboli, ragion per cui mi auguro che prosegua nel processo di riforma riconoscendo, finalmente, i diritti dei più deboli e dando dignità a un settore che in Calabria non è mai stato prioritario».
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