CATANZARO «La qualità delle acque calabresi continua a destare molte preoccupazioni in particolare a Reggio Calabria, la città dello Stretto infatti, è a forte rischio di divieto di balneazione permanente». Lo affermano l’europarlamentare Laura Ferrara ed i deputati Federica Dieni e Giuseppe Fabio Auddino, del Movimento 5 Stelle, «che commentano – riporta un comunicato – il Rapporto Arpacal 2018 sullo stato di salute del mare calabrese. Su questo tema l’eurodeputata Laura Ferrara ha inoltre presentato un’apposita interrogazione alla Commissione europea».
«Il rapporto dell’Arpacal – sostengono Ferrara, Dieni e Auddino – si riferisce ai rilievi effettuati nel 2017 ed evidenzia come in Calabria, in molti punti di rilevamento, la qualità delle acque sia regredita da “eccellente” o “buona” a “sufficiente” rispetto all’anno precedente. Tutti gli Stati membri dell’Ue, monitorano i loro siti di balneazione conformemente alle disposizioni della direttiva europea (2006/7/CE) sulle acque di balneazione. La normativa specifica che la qualità delle acque di balneazione può essere classificata come “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa” a seconda dei livelli di batteri fecali riscontrati. Se l’acqua risulta di scarsa qualità, gli Stati membri dovrebbero adottare alcune misure, come il divieto di balneazione adottando poi misure correttive. Se su un punto permane il livello “scarso” per cinque anni consecutivi scatta l’obbligo di divieto di balneazione permanente. È il rischio che si corre sul litorale di Reggio dove, su 11 punti di rilevamento, permane un divieto temporaneo di balneazione dal 19 giugno 2014».
«Una situazione molto delicata – è detto ancora nel comunicato – se si considera che i rilievi vengono spesso effettuati nei pressi degli scarichi degli impianti di depurazione. Ciò significa, come già denunciato, che il sistema depurativo calabrese deve essere risanato al più presto. La città dello Stretto non può permettersi il divieto di balneazione permanente in nessun punto del suo litorale. Ora la Regione, senza perdere ulteriore tempo con soluzioni tampone, deve avviare azioni concrete e strutturali che eliminano le cause di inquinamento delle acque, così come richiesto dalla normativa comunitaria. Un intervento tempestivo che se necessario dovrà essere sollecitato dalla stessa Commissione europea».
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