LAMEZIA TERME Il tema è di quelli particolarmente sensibili e riguarda un prodotto di cui l’Italia e in particolare la Calabria ha numeri da primato.
L’olio, autentico oro verde, è infatti oggetto di una serrata competizione sulla quale incide e non poco la produzione proveniente da Paesi extra-Unione Europea.
Una situazione che rischia di aggravarsi a causa della scelta annunciata dalla Commissione Europea di voler eliminare del tutto i dazi imposti all’olio tunisino firmando un trattato di libero scambio.
Già oggi, in conseguenza di un regime tariffario di favore, la Tunisia esporta verso l’Europa a dazio zero 92.700 tonnellate di olio d’oliva; il dazio imposto al resto della produzione è di 1,22 euro al chilogrammo.
E sebbene in Italia siano giunte dalla Tunisia solo 500 tonnellate di olio garantito dal regime di favore il sospetto concreto è quello di un’esportazione massiccia verso la Spagna e di una trasformazione che ha reso comunitario l’olio tunisino in più.
Ad aprile 2018 un chilogrammo di olio extravergine italiano costava 4,10 euro, quello tunisino 3,43 euro.
Facile comprendere come l’eliminazione del dazio di 1,22 euro al chilogrammo di fatto assesterebbe un danno enorme al settore olivicolo italiano già alle prese con evidenti storture.
Come quella di un Paese che produce 320mila tonnellate di olio d’oliva, ne importa dalla Spagna ben 319.000, assiste al costante abbandono degli uliveti e deve fronteggiare il tracollo del prezzo diminuito – nel periodo che va dal marzo 2017 all’aprile del 2018 – del 31,6%.
Netta la presa di posizione di Confagricoltura (nella foto il direttore Angelo Politi) che sollecita, in Calabria ed a Roma, azioni politiche e di lobbying per scongiurare l’abolizione del dazio.
https://www.youtube.com/watch?v=8GUc4547tnE
x
x