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La designer reggina che vede il futuro come un “incubo” (ma griffato)

Melania Branca ha vinto il concorso sulla grafica della comunicazione sociale dello Ied. Nel suo lavoro immagina un mondo dove l’estetica e l’apparire rischiano di arrivare all’estremo

Pubblicato il: 05/05/2018 – 18:32
La designer reggina che vede il futuro come un “incubo” (ma griffato)

FIRENZE La storia di Melania Branca, 25 anni di Reggio, rientra nell’ordinario per queste latitudini: inizia gli studi nella sua terra ma poi decide di lasciarla per cercare fortuna altrove. Le sue passioni non coincidono con quello che la sua regione può offrirle. Melania studia da un anno e mezzo allo Ied di Firenze, l’Istituto europeo di design, dopo essersi laureata in Grafica d’arte all’Accademia di belle arti di Reggio. Ora, oltre allo studio, lavora come graphic designer per una casa editrice di Firenze. Ma è proprio il design l’ambito in cui, come ci racconterà, la Calabria è più debole. L’abbiamo intervistata perché l’ultimo dei suoi lavori – che fa parte della mostra “Posterheroes”, dedicata alla grafica della comunicazione sociale, visitabile fino al 19 maggio nella sede fiorentina dello Ied – è risultato vincitore dell’omonimo contest. Un progetto su un possibile futuro, dai tratti ironici e anche grotteschi.
Melania, ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro e come lo hai realizzato?
«Quello di “Posterheroes” è un concorso per designer che ogni anno propone tematiche di interesse sociale su cui soffermarsi. Il tema di quest’anno era “Shape the future” e ci chiedeva una nostra interpretazione/riflessione riguardo il futuro, da applicare su un poster 70x100cm. Io mi sono soffermata sul tema dell’inquinamento, immaginando un’atmosfera opprimente, senz’aria pulita, che costringe le persone a utilizzare quotidianamente le maschere antigas. Ho deciso di ironizzare su questo aspetto rappresentando con Adobe illustrator delle maschere antigas “griffate” sottolineando in maniera grottesca come l’attenzione delle persone per le apparenze e l’estetica possa arrivare agli estremi. Ho immaginato un futuro dove è più importante essere alla moda che pensare al benessere dell’uomo e della terra».
In tutti i tuoi lavori, questo in particolare, c’è qualcosa di calabrese? La tua terra ti è di ispirazione?
«Io credo che nel lavoro di una persona si rispecchino sempre tutte le sue esperienze e tra queste anche le influenze della propria terra, anche se il grafico deve essere bravo a comunicare in maniera oggettiva, modellando le sue conoscenze e la sua sensibilità ai diversi concetti che deve esprimere e soprattutto al pubblico a cui rivolge. Sicuramente i colori, i paesaggi, i sapori e i profumi della Calabria hanno influenzato la mia palette cromatica e lo stile che uso nelle illustrazioni».

Mantieni un buon rapporto con la tua regione?
«Certo. Appena mi possibile, compatibilmente con lo studio e il lavoro, torno a passare le vacanze in Calabria».
Perché hai deciso di lasciare la Calabria?
«Mi sono trasferita per completare gli studi, specializzandomi in maniera più completa e professionale nell’ambito della grafica. L’ho fatto anche in vista di una prospettiva lavorativa futura. Per il momento non credo proprio che concluso lo Ied tornerò in Calabria, dato che non c’è una realtà che possa permettermi di crescere professionalmente nel mio campo lavorativo. Purtroppo la nostra regione è ancora lontana dal mondo del design e non offre molti sbocchi lavorativi da questo punto di vista».
Quali saranno invece i tuoi progetti futuri? Saranno così “fashion” come il tuo lavoro?
«Per il momento mi sto concentrando sul vivere al meglio la mia esperienza allo Ied, che mi permette di confrontarmi con professionisti del settore, di fare esperienze formative importanti e di migliorare sempre di più come graphic designer ed illustratrice. Concluso il biennio spero di trovare un lavoro che mi permetta di realizzarmi e crescere sempre di più professionalmente e, perché no, magari un giorno spero di avere la possibilità di creare qualcosa di mio, unendo grafica ed illustrazione digitale».
Se dovessi dare un consiglio ai tuoi coetanei, li inviteresti a partire o a restare?
«Non mi sento di consigliare né di partire né di restare. Penso che dipenda molto dalle esperienze, gli interessi e gli obiettivi di ogni singola persona. Sicuramente consiglio a tutti i giovani di fare di tutto per inseguire i propri interessi, anche se spesso bisogna affrontare delle difficoltà per arrivare “in cima ad una montagna”. Agli aspiranti designer in particolare consiglio di frequentare una scuola come lo Ied, in una città come Firenze che permette veramente di imparare tanto. Certo è difficile e bisogna fare dei sacrifici, ma se si vuole puntare al meglio per se stessi è necessario fare il possibile per ottenerlo, anche se questo vuol dire allontanarsi dai propri affetti e dalla propria terra. Sarebbe bellissimo rimanere sempre nella propria città, ma non sempre è la scelta giusta. Per molti altri invece è più gratificante rimanere nella propria terra. In ogni caso nulla vieta di tornare in Calabria una volta realizzati professionalmente, per aiutare la propria città a crescere lì dov’è è più “debole”».

Adelia Pantano
a.pantano@corrierecal.it

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