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Omicidio badante, Brogno: «Quella sera bussarono a casa due persone»

Imputato per l’omicidio della donna di origine bulgara, l’80enne ha risposto alle domande del pm. «Non ricordo chi venne. Aveva dei cappucci in testa». E sul rapporto con la vittima: «L’avevo licen…

Pubblicato il: 07/05/2018 – 16:47
Omicidio badante, Brogno: «Quella sera bussarono a casa due persone»

COSENZA Angelo Brogno di Acri, classe 1938, è l’imputato del processo per la morte della donna di origini bulgara uccisa l’8 luglio del 2016. Nel corso del processo, che si sta celebrando in Corte d’Assise di Cosenza davanti al collegio giudicante, l’uomo si siede e prova a rispondere alle domande che gli vengono poste. L’accento “acrese”, proprio di chi vive nella cittadina della Valle del Crati dove si è consumato il delitto, si mescola con i vuoti di memoria dell’età. Dopo gli interrogatori di garanzia è la prima volta che l’imputato può dire la sua versione dei fatti. Venne dipinto come un “orco”, lui nell’aula di giustizia davanti al pm Donatella Donato prova a ricordare le ore convulse di quella estate. Lui ferito venne trasportato all’ospedale, della donna dell’est invece rimase solo un colpo trafitto da diverse coltellate e il sangue nella casa di contrada Scuva ad Acri dove i due si trovavano insieme. Angelo Pugliese, legale dell’anziano signore, prima che il collegio si ritiri per la decisione ha chiesto che sul luogo del delitto venga fatto un sopralluogo per chiarire quelle che sono state le dinamiche delittuose.
Prima di Brogno però, al banco dei testimoni si è accomodata una donna, anche lei di origine bulgara. Chiamata a testimoniare proprio dalla difesa, al termine dell’interrogatorio sono emerse alcune circostanze poco chiare. Cosa ha detto la donna al telefono alla sua connazionale per dieci minuti prima che l’ira del suo aguzzino si abbattesse su di lei? La domanda rimane senza una risposta. L’accento bulgaro si confonde con le poche parole italiane che la donna pronuncia. L’altra incongruenza sono le sue dichiarazioni. Ai carabinieri di Corigliano, il giorno dopo l’assassinio di T.N., disse che la conosceva poco e che non conosceva Angelo Brogno, in udienza invece fa intendere come tra le due ci fossero già dei contatti precedenti e che la conoscenza dell’imputato fosse avvenuta già 3 o 4 anni prima.
L’IMPUTATO L’8 luglio del 2016 diverse coltellate trafissero il corpo della badante di Angelo Brogno. Ma la lama del coltello ferì anche l’uomo. «La tenevo per un braccio – racconta l’imputato -. Mi disse che voleva dei soldi, poi però tranquillizzandomi mi disse di lasciarla. A quel punto io decisi di liberarla e dopo essermi girato ricevetti la pugnalata. Aprii la porta e mi diressi fuori nella speranza di essere visto, mi accasciai, poi chiamai l’ambulanza». All’arrivo dei soccorritori però non trovarono solo Brogno c’era anche una donna priva di vita. «Bussarono a casa. Erano in due e io non li conoscevo –continua nel racconto -, avevano un cappuccio, io aprii convinto che fossero i miei familiari». Brogno non ricorda se entrarono anche in casa però il punto viene contestato dal pm Donato che chiede come mai non ha dichiarato prima dell’arrivo di queste persone. «Non ricordo» risponde l’uomo. «Era licenziata le avevo detto di andarsene, infatti l’avevo anche pagata, ma rimase lo stesso». Tra i moventi dell’omicidio quello più evidenziato è stato il delitto passionale. «Io – conclude l’uomo – non avevo nessuna intenzione di avere questa donna come moglie. Non era brava nelle faccende di casa e per questo avevo deciso di licenziarla».

Michele Presta
m.presta@corrierecal.it

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