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Pd sempre più lacerato, scoppia la guerra tra Oliverio e Falcomatà

L’assegnazione a Catanzaro della sede dell’Agenzia delle dogane riaccende lo scontro. Il sindaco apre un nuovo fronte interno. Nel mezzo un partito sempre più diviso

Pubblicato il: 07/05/2018 – 10:22
Pd sempre più lacerato, scoppia la guerra tra Oliverio e Falcomatà

REGGIO CALABRIA La crisi del Pd può forse essere spiegata anche alla luce di un rapporto turbolento, forse già finito con il classico volar di stracci e reciproche accuse al veleno. In Calabria Mario Oliverio e Giuseppe Falcomatà ricoprono i ruoli istituzionali più importanti – presidente della Regione e sindaco metropolitano – e sono gli ultimi leader ad aver portato il Pd alla vittoria elettorale. Era il lontano autunno 2014 ed entrambi riuscirono a conquistare Cittadella e Comune di Reggio grazie a consensi quasi plebiscitari. Da allora i dem hanno inanellato una lunga serie di sconfitte elettorali che, oltre ad aver eroso il peso politico del partito, hanno anche lacerato i rapporti interni e portato a un progressivo allontanamento della base, come ha dimostrato l’ultimo voto politico.
Molti militanti e dirigenti continuano a credere che una possibile rinascita passi proprio dai due politici pd più rappresentativi e da un loro eventuale progetto comune. Il guaio è che Oliverio e Falcomatà non si possono più soffrire. Di più: tra loro, ormai, è guerra aperta e senza esclusione di colpi. Con tutto quel che significa per un partito che, a parte le amministrative del 10 giugno e l’ipotetico congresso del 23, nel 2019 e nel 2020 è atteso da sfide elettorali – le europee, le regionali e le comunali a Reggio – decisive per il suo futuro e per la sua stessa sopravvivenza.
LO SCONTRO Il Pd, però, rischia di implodere prima. La diaspora dei colonnelli, iniziata subito dopo il 4 marzo, sembra inarrestabile. Diversi consiglieri regionali sono in cerca di una nuova casa e alcuni sarebbero anche pronti a passare con il centrodestra; altri, invece, provano a riciclarsi attraverso formazioni civiche che sottintendono un netto ridimensionamento del Pd. Il processo di dissoluzione in corso sembra aver subìto un’accelerazione anche per via dell’insofferenza crescente tra Oliverio e Falcomatà, due capi che, anziché tracciare la rotta, hanno dato vita a una contesa personale destinata a lasciare macerie sul campo.
Era stato proprio il sindaco metropolitano, nel corso dell’ultima assemblea del Pd, a denunciare l’isolamento in cui il partito lo avrebbe lasciato nel corso della sua esperienza amministrativa. Un intervento che molti avevano interpretato come una stoccata all’ex segretario Magorno ma anche allo stesso Oliverio. Ma l’episodio che ha incrinato, forse definitivamente, i rapporti tra Falcomatà e il governatore è legato alla definitiva assegnazione a Catanzaro della sede dell’Agenzia delle dogane. Il sindaco ci aveva messo la faccia e aveva assicurato che l’attuale assetto non sarebbe stato modificato, salvo poi scaricare tutta la rabbia contro il suo stesso partito dopo la decisione finale che penalizza la città metropolitana. Gli strali di Falcomatà hanno più destinatari: i consiglieri regionali reggini, accusati di scarsa intraprendenza nella difesa delle prerogative di Reggio, ma soprattutto lo stesso Oliverio.
ZES E ACQUA La lista delle lamentele all’indirizzo del governatore è lunga. Falcomatà lo ritiene responsabile della mancata assegnazione di alcune deleghe decisive per la Metrocity e di aver profuso scarso impegno per il rilancio dell’aeroporto. Ma i rapporti si sarebbero logorati anche per via dello scarso coinvolgimento in relazione alla istituzione della Zes di Gioia Tauro e, da ultimo, in merito al rimpasto della giunta regionale. Falcomatà avrebbe voluto dire la sua sui nuovi assessori, ma Oliverio ha invece tirato dritto per la sua strada e nominato un personaggio “sgradito” come Maria Teresa Fragomeni, sponsorizzata da Sebi Romeo ma invisa alla maggior parte dei consiglieri regionali dem.
«Falcomatà – osserva un dirigente di primo piano del Pd – ritiene di essere un protagonista della vita politica della Calabria, al pari di Oliverio. Ed è proprio il mancato riconoscimento di questo ruolo da parte del governatore a scatenare incomprensioni continue».
Ci sono poi questioni meramente economiche. Nei mesi scorsi sarebbe stato firmato un accordo transattivo che avrebbe permesso al Comune Reggio di “rateizzare” un debito di decine e decine di milioni di euro avanzati dalla Regione per il servizio idrico. Falcomatà avrebbe chiesto ulteriori “agevolazioni” per mantenere i precari equilibri di bilancio e, non avendole ottenute dal governatore, avrebbe optato per una cancellazione unilaterale di quel debito.
OLIVERIO CONTRATTACCA Dal canto suo, Oliverio crede invece di aver fatto tanto per Reggio e di aver favorito in ogni modo l’azione del suo sindaco, attraverso ingenti fondi per la depurazione, per i rifiuti, la ripresa dei lavori nella diga sul Menta e l’impegno a favore dell’aeroporto, «che a differenza di Crotone – sottolinea un dirigente dem – non ha chiuso nemmeno per un giorno».
Se il primo cittadino è irritato, insomma, il governatore lo è forse ancora di più. «Anche perché – spiega un altro consigliere del Pd – la Regione ha stanziato 100 milioni di euro per la metropolitana di Reggio ma l’amministrazione Falcomatà è in forte ritardo con la progettazione, e i soldi rischiano di andare perduti». Sono responsabilità politiche precise che Oliverio potrebbe usare a suo favore, se Falcomatà dovesse continuare ad alimentare polemiche interne «strumentali».
«Il governatore sta pensando a iniziative politiche e amministrative pubbliche contro il sindaco», ammettono fonti vicine allo stesso Oliverio.
«Da quando è stato eletto – rincara la dose un altro maggiorente del Pd reggino –, Falcomatà ha fatto le sue scelte in completa autonomia senza mai consultare il partito, salvo poi tirarlo fuori come spauracchio quando le cose non gli vanno bene».
Il clima interno al Pd calabrese, oggi, è questo. Con i due leader principali che sembrano ormai assestati su barricate opposte. E in mezzo c’è un partito in lotta per rimanere vivo.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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