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Da Gallicianò comandavano il Viterbese, arrivano le condanne

La Cassazione conferma le pene per gli otto imputati del processo “El Dorado” contro il clan del piccolo comune reggino. A guidare la cosca Giuseppe e Antonio Nucera, condannati rispettivamente a 1…

Pubblicato il: 09/05/2018 – 10:30
Da Gallicianò comandavano il Viterbese, arrivano le condanne

GALLICIANÒ Anche a Gallicianò, borgo che conta ufficialmente solo 60 residenti nei pressi di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria c’era una locale di ‘ndrangheta, come tale riconosciuta dalle strutture superiori e in grado di infettare anche il Viterbese. Lo ha stabilito la sentenza con cui la Corte di Cassazione che ha confermato le condanne per gli otto imputati del processo El Dorado, che ha svelato come la ‘ndrangheta nella piccola frazione del reggino camminasse sulle gambe della famiglia Nucera.
Dovranno dunque scontare 6 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione Antonio Nucera (classe ’41), 12 anni e 6 mesi Giuseppe Nucera, 9 anni Antonio Nucera (classe ’55), 6 anni ciascuno Carmelo Nucera, Diego Nucera, Domenico Nucera, Raffaele Nucera (classe ’63) e Raffaele Nucera (classe ’73). Coordinata dal procuratore aggiunto Gratteri, oggi procuratore capo di Catanzaro, e dal pm Antonio De Bernardo, l’inchiesta ha svelato come anche nella piccola frazione di Gallicianò, a Condofuri, i clan abbiano messo radici grazie alla famiglia Nucera. Nel piccolo centro della jonica, il clan avrebbe installato il cuore del rodato sistema di riciclaggio di denaro sporco, ripulito attraverso ditte del Viterbese, per poi riportarlo in Calabria. A guidare il locale sarebbero stati – stando alle risultanze investigative – Giuseppe e Antonio Nucera, già condannati nel primo grado dell’abbreviato come responsabili non solo della gestione interna del clan, ma anche dei rapporti con le altre ‘ndrine del territorio. Testa a Gallicianò, affari nel viterbese, i due hanno investito oltre 600mila euro nelle ditte “Nucera trasporti”, “Vitercalabra” e “Ortofrutta Ciminà”, da cui mensilmente sarebbe stata fatta arrivare a Gallicianò una quota di 7.500 euro, più 50mila euro di una tantum, che periodicamente dal Lazio sarebbe stata inviata ad Antonio Nucera, incaricato di redistribuirli fra chi in principio aveva finanziato l’operazione. Un sistema svelato dalle minuziose indagini della Dda, e è stato confermato dalla viva voce dei protagonisti, che nel corso delle migliaia di conversazioni intercettate e messe agli atti del procedimento, non solo avrebbero discusso di affari, ma anche di regole, riti, affiliazioni e cariche.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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