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«Ricordare Moro è obbligo morale»

di Stefania Covello*

Pubblicato il: 09/05/2018 – 7:53
«Ricordare Moro è obbligo morale»

Quaranta anni fa, ero una bambina e ricordo ancora con tensione e dolore come fu accolta la notizia del ritrovamento senza vita del corpo di Aldo Moro. Fu un vero choc.
Vedere l’immagine di una persona che io vedevo a casa mia, in quel portabagagli della Renault 4 mi colpì molto.
Ed ogni anno in questa data, e non solo, la mia mente corre a quella giornata.
La sua autorevolezza, il suo sorriso abbozzato, quel modo gentile di porsi sono ricordi indelebili. Con il tempo, quando ho avuto modo di avere maggiore consapevolezza, leggendo i suoi discorsi, approfondendo quello che è stato il suo lavoro per far diventare compiuta la democrazia nel nostro Paese, mi rendo conto di quanto fosse lungimirante e visionario e di quanto fosse un anticipatore dei tempi.
La sua uccisione ha privato una famiglia di un marito e di un padre e, al tempo stesso, ha impedito all’Italia di poter modernizzare il suo sistema politico.
Il lavoro della Commissione d’Inchiesta nella XVII Legislatura ha aiutato a dipanare ulteriormente le nebbie su questo barbaro omicidio e ad aumentare la sete di verità di cui ha necessità questo Paese.
Quell’omicidio fece imboccare all’Italia una porta girevole che la riportò indietro nel tempo e non fu colta l’occasione storica per arrivare già allora alla democrazia dell’alternanza.
Rileggere quella pagina di storia di fronte alle cronache politico istituzionali di questi giorni, ci fa incupire ulteriormente perché è lampante la differenza non dei tempi ma della sostanza politica, l’amore per la nazione, la passione politica, il privilegiare il bene delle istituzioni, la maturità nell’affrontare la delicatezza dei processi politici, e offrono la cifra dell’uomo Aldo Moro.
Sembra lontano il suo insegnamento e invece non è così, perché quel sacrificio così grande, l’aver pagato con la propria vita la sua missione, lo rendono per sempre una figura imprescindibile della nostra Democrazia.
Ricordarlo quindi non è un rito, e ogni anno che passa questo ricordo è più forte per la modernità delle sue idee, per la forza delle sue visioni anche quelle più dure e più critiche: «Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante».
È una delle sue frasi più straordinarie per la semplicità sconvolgente rispetto al portato di una simile affermazione.
È un insegnamento di cui non possiamo fare a meno e sul quale anche oggi dobbiamo non fermare la richiesta e direi, la necessità per tutti noi, di arrivare dopo 40 anni alla verità sulla sua uccisione.
Jose Saramago scrive: «Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere».
Dopo 40 anni non possiamo mai dimenticare perché da qui passa anche il nostro futuro.

*ex deputato Pd

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