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Sanità, Scura contro i privati che pensano solo ai soldi

Il commissario: «Necessario un cambio di mentalità, l’Aiop mi chiede gli extrabudget dal 2008 a oggi ma questo è impossibile…». E sull’azienda unica di Catanzaro contesta chi oppone «resistenze per…

Pubblicato il: 09/05/2018 – 14:52
Sanità, Scura contro i privati che pensano solo ai soldi

CATANZARO A muso duro contro i privati che battono cassa indipendentemente da quanto producono e contro chi oppone «resistenze personali e campanilistiche» al processo di integrazione delle aziende ospedaliere di Catanzaro. Fedele al suo personaggio, il commissario della sanità calabrese Massimo Scura non usa giri di parole, e se non affonda i colpi sul tema del suo (complicatissimo) rapporto con la politica calabrese non manca però di dire la sua su tutti i temi che caratterizzano il dibattito quotidiano nel settore più delicato e scivoloso di tutti in Calabria.
DIALOGO DIFFICILE CON LA POLITICA Scura parla con i giornalisti a margine di un’iniziativa organizzata dall’Asp di Catanzaro per presentare un report sulle malattie renali. All’inevitabile domanda dei cronisti sulle difficoltà di interlocuzioni con la Regione, il commissario osserva: «In alcuni ambiti – esordisce – la parte politica sta dando segnali di partecipazione, dopo note vicende che hanno portato persino alla minaccia di azioni eclatanti, sulle quali non sono minimamente intervenuto per la mia volontà di non fare polemiche con la parte politica, che dovrebbe collaborare con il commissario come il commissario deve collaborare con la parte politica. Purtroppo questo dialogo non è mai partito con sufficiente efficacia e sufficiente profondità. Comunque – annota Scura – negli ultimi tempi su alcuni aspetti, come a esempio l’integrazione dei due ospedali di Catanzaro, la parte politica ha accettato di prendere parte a tutti gli incontri e si sta facendo parte diligente per arrivare a breve alla conclusione di un processo che è in piedi da 20 anni».
BASTA RESISTENZE SU CATANZARO Ma sulla creazione dell’azienda unica di Catanzaro Scura usa ancora la “bacchetta”: «Sono tre anni che lavoro a questo obiettivo e sarei il primo a essere felice se si arrivasse a conclusione. Occorre vincere ancora alcune resistenze che sono di carattere squisitamente personale e quasi campanilistico, perché non è pensabile che una città con meno di 100mila abitanti abbia due hub, è uno spreco enorme di risorse e di professionalità. Il “Pugliese” – spiega il commissario – ha una grande competenza per l’assistenza, “Mater Domini” e Università hanno grande competenza per la didattica e la ricerca: messe insieme queste due positività il sistema diventa una “bomba” di positività. Questo la gente deve capire, questo deve capire chi lavora al “Pugliese” e al “Mater Domini”, tutto il resto – quante unità operative spettano a me e a te – sono questioni superflue e vanno superate, anche perché quando avremo realizzato tutto il percorso l’80% di chi oggi ha il fucile spianato fucile sarà in pensione. Dobbiamo pensare all’interesse generale di Catanzaro e di tutta la Calabria perché questo polo è propedeutico al miglioramento di tutto il sistema».
L’AFFONDO SULLA SANITÀ PRIVATA È sul tema del rapporto con la sanità privata che il commissario la mette giù piuttosto pesante. «La questione di fondo – osserva Scura – è un cambio di mentalità. Fino al 2014 la Regione pagava a piè di lista e a consuntivo tutte le prestazioni che venivano eseguite da tutte le strutture private, sia in ambito acuti e post acuti che in ambito ambulatoriale, e indipendentemente dalla produzione: cioè veniva prodotto 10 e veniva pagato 10, anzi veniva richiesto anche di più. Non più tardi di ieri – rivela il commissario – mi è arrivata la richiesta del presidente dell’Aiop che mi chiede il pagamento degli extrabudget dal 2008 fino al 2017: cioè 10 anni, il che mi fa pensare che abbia paura della prescrizione quando invece ci sono sentenze in tutt’Italia che dicono che quello che loro chiamano gli extrabudget, in sostanza l’acquisto di prestazioni fuori dai tetti massimo, non possono essere remunerati nelle aziende in piano di rientro». Il consueto ricorso agli esempi, da parte di Scura: «Noi siamo come i padri di famiglia che hanno 2 milioni di figli, cioè i calabresi, ai quali servono 1000 prestazioni, però abbiamo i soldi per comprarne 800: e 800 ne compriamo, perché questa è la mia disponibilità finanziaria. Noi compriamo prestazioni: quali? Cominciamo dalle più complesse, cioè non partiamo dalle unghia incarnite ma possibilmente da interventi di chirurgia. Il cittadino ha diritto di andare nelle aziende pubbliche per una prestazione: fino a qualche tempo fa – rimarca il commissario – non si riusciva a dare tutte le prestazioni, in questi ultimi anni sono stati assunti 3000 tra medici e infermieri a fronte del fatto che è andata via un mare di gente che ormai non dava più efficienza, e quindi oggi le aziende pubbliche hanno il dovere di dare tutto quello che possono dare che è molto di più rispetto al passato. La scusa del privato – che dice che la gente va dal privato perché il pubblico non riesce – non esiste più, ed è anche ricattatoria quando minaccia di licenziamenti, perché in questo caso se licenzi io ti tolgo l’accreditamento, perché non ha più l’organizzazione per fare quello che dici. Il problema – sostiene Scura – è l’applicazione delle leggi, che prevedono che in un sistema di piano di rientro si compra quello che serve e non quello che il privato produce e pensa che va pagato a piè di lista».
LA VERTENZA DEGLI AMBULATORI Infine, uno dei temi “scottanti” sul suo tavolo, la vertenza degli ambulatori privati, che da settimane sono in agitazione e chiedono a Scura la revoca di alcuni decreti ritenuti penalizzanti: «Intanto – dichiara – va precisato che il decreto che riguarda gli ambulatori è solo uno, non capisco perché si chiede la revoca del decreto relativo alle cliniche per acuti e post acuti. Il concetto di fondo è semplice: loro stessi hanno chiesto una redistribuzione territoriale delle attività laboratoristiche e ambulatoriali. Abbiamo tre situazioni: una positiva, nell’area centrale della Calabria, nella quale il rapporto, per il settore ambulatoriale, tra il pubblico e privato è circa 70 a 30, poi c’è l’area nord nella quale il rapporto è circa 60-40, e infine abbiamo l’area sud nella quale il o è capovolto, cioè il pubblico fa 30 e il privato il 70. Perché? E’ corretto? Quanto costa? E’ appropriato? Secondo me la risposta a queste domande è sempre negativa. E quindi, in generale, noi – prosegue il commissario – non abbiamo spostato soldi ma abbiamo deciso di comprare più prestazioni da chi fa attività complesse, come cardiochirurgia, e non di specialistica ambulatoriale, che sono attività facilmente eseguibili dal pubblico. Del resto, i direttori generali hanno ricevuto l’indirizzo di aumentare le prestazioni ambulatoriali e laboratoristiche di almeno il 20%, e questo è il concetto: il concetto – conclude Scura – è che il pubblico deve fare più attività ambulatoriali, oltre ad altre cose, perché adesso sono arrivati personale e attrezzature, e noi spostiamo acquisto di prestazioni dalla parte semplice a quella complessa. Tutto qui».

Antonio Cantisani
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