VIBO VALENTIA Francesco Giuseppe Olivieri (foto) aveva poco più di 10 anni quando, nel 1997, suo fratello Mario fu ucciso a colpi d’arma da fuoco. Gli inquirenti dicono che è cresciuto come un ragazzo «problematico», pare soffra di disturbi psichiatrici e, nel 2015, era stato arrestato perché sorpreso ad abbeverare una piantagione di marijuana. La sua famiglia, poi, è imparentata con alcuni esponenti di spicco della cosca Mancuso, in particolare con il boss Diego Mancuso. Lo stesso clan, diviso in più articolazioni non di rado in contrasto tra loro, che è stato evocato più volte di recente quando un’autobomba ha ucciso il 44enne Matteo Vinci.
Non è ancora chiaro però se la mattanza che il 31enne ha messo in atto nel primo pomeriggio di venerdì tra Nicotera e Limbadi, nel Vibonese, sia riconducibile a un raptus o a un desiderio di giustizia sommaria covato per anni e sfociato in un’azione ben pianificata. Le forze dell’ordine (tra gli altri sono impegnati i carabinieri della Compagnia di Tropea e lo squadrone dei “Cacciatori di Calabria”) lo cercano ininterrottamente da ieri pomeriggio mettendo in campo elicotteri e reparti speciali che stanno battendo palmo a palmo tutta la zona compresa tra la costa tirrenica vibonese e la Piana di Gioia Tauro. Olivieri, originario di Ricadi ma residente a Nicotera, di certo è pericoloso e probabilmente ha ancora con sé il fucile con cui, tra le 15 e le 16, prima ha sparato contro un’auto a Caroni, poi ha fatto fuoco contro alcune persone (ferendone una, parente del proprietario dell’auto danneggiata) in un bar di Limbadi e, al culmine di un’ora di ordinaria follia, ha ucciso l’80enne Giuseppina Mollese (il cui figlio è stato ammazzato negli anni ’90, poco tempo dopo il fratello del killer) e il 63enne Michele Valarioti. Per poi fuggire lasciandosi alle spalle una scia di sangue e terrore.
s. pel.
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