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Sanità, "ultima chiamata" per la fusione delle aziende di Catanzaro

Domani nuovo vertice istituzionale con il commissario Scura sulla fusione tra “Pugliese” e “Mater Domini”. L’incontro potrebbe dire una parola definitiva sulla fattibilità del processo

Pubblicato il: 14/05/2018 – 18:48
Sanità, "ultima chiamata" per la fusione delle aziende di Catanzaro

CATANZARO Ha tutta l’aria dell’“ultima chiamata” la riunione in programma domani con il commissario alla sanità Massimo Scura sull’integrazione delle aziende ospedaliere “Pugliese Ciaccio” e “Mater Domini” di Catanzaro. Il solito – pletorico – tavolo politico-tecnico, composto dalla Regione, dall’Università Magna Graecia, dal management delle aziende, dai consiglieri regionali del territorio e dal sindaco Sergio Abramo, sarà infatti chiamato a dire una parola finalmente chiara sulla fattibilità di un percorso che nelle ultime settimane sta andando avanti a “strappi”, tra fughe in avanti e improvvise frenate che a turno i vari protagonisti stanno attuando.
LO STATO DEL CONFRONTO Il processo di integrazione, finalizzato alla creazione dell’azienda unica di Catanzaro, è rimasto sostanzialmente fermo per almeno una decina di anni, quindi ha registrato un’improvvisa accelerazione grazie anche all’impulso del commissario Scura, stimolato anche dai ministeri che vigilano sul Piano di rientro della Calabria, e alla “tigna” del sindaco Abramo. Di buona lena, il tavolo che si è insediato mesi fa ha incominciato a lavorare su due livelli: il nuovo protocollo d’intesa tra Regione e Università e una proposta di legge regionale che istituisce l’azienda unica, che all’inizio doveva portare il nome del premio Nobel Renato Dulbecco (nato nel 1914 a Catanzaro), nome suggestivo ed evocativo ma subito accantonato per evitare gelosie. Gelosie che però hanno trovato altre strade su cui correre, perché chiaramente l’integrazione delle due aziende significa per ognuna di essere la cessione di un importante pezzo di sovranità e di autonomia.
LA “TELA DI PENELOPE” E queste gelosie si sono puntualmente riprodotte nei vari confronti che si sono finora tenuti a Palazzo Alemanni, sede dell’Ufficio del commissario Scura: il tema del contendere, è quasi superfluo dire, è molto prosaico, nel senso che ha poco (se non nulla a che fare) con le esigenze di salute dei catanzaresi e di tutti i calabresi e con le esigenze di razionalizzazione dell’intero sistema sanitario regionale. Tradotto in linguaggio molto spiccio, in pratica si sta litigando, non solo a livello aziendale, sul numero di unità operative, e quindi di primariati, che l’azienda unica dovrebbe avere e sulla quota a disposizione del Policlinico universitario ”Mater Domini” e del “Pugliese”.
E così, in perfetta aderenza all’immagine della “tela di Penelope”, di notte viene disfatto quello che di giorno viene fatto per integrare le due aziende. A ogni confronto istituzionale spunta infatti un intoppo, con la parte universitaria che frena quando quella ospedaliera accelera e quella ospedaliera, che a livello politico può contare sul sostegno di due dei consiglieri regionali espressione del territorio, Enzo Ciconte del Pd e Baldo Esposito di Ncd, a frenare quando la parte universitaria sembra accelerare. E, buon ultimo, nel processo si sono adesso insinuate anche dinamiche territoriali, come quelle rappresentate nell’ultimo tavolo dal consigliere regionale del Pd Tonino Scalzo, che vuole inserire nella partita dell’azienda unica anche la sanità di Lamezia Terme.
I PUNTI FERMI Nonostante tutto questo bailamme, qualche punto fermo c’è: la volontà di Scura di chiudere positivamente (e il più velocemente possibile) sull’azienda unica di Catanzaro, molto gradita anche a Roma, e anche la Regione, finora rappresentata nel confronto dal delegato del governatore Oliverio per le politiche sanitarie Franco Pacenza, sembra essersi ritagliata il ruolo di “facilitatore” delle (tormentate) trattative.
Si è anche ottenuto un ribaltamento dello schema di lavoro che potrebbe agevolare il processo di integrazione delle aziende catanzaresi: non più priorità temporale al protocollo di intesa rispetto alla proposta di legge regionale, ma il senso inverso. Ma è un ribaltamento al momento positivo soltanto sulla carta, perché le resistenze all’azienda unica sono tante e dure a morire. E si ha l’impressione che domani si potrà capire una volta per tutte se davvero queste resistenze sono invincibili.

Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it

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