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Catanzaro, si infiamma il dibattito su “Agenda Urbana”

Alcune associazioni esprimono preoccupazione sull’attuazione del programma, che prevede interventi per oltre 32milioni destinati soprattutto al centro storico

Pubblicato il: 15/05/2018 – 10:55
Catanzaro, si infiamma il dibattito su “Agenda Urbana”

CATANZARO Si infiamma il dibattito su “Agenda urbana” di Catanzaro, il piano per il rilancio del centro storico elaborato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sergio Abramo. Numerose associazioni lanciano l’allarme sui possibili contenuti del programma, chiedendo alla politica catanzarese di «fare un salto di qualità» per evitare «gli errori di un passato fatto di occasioni sprecate e di soldi pubblici sprecati».
COS’È AGENDA URBANA “Agenda Urbana”, presentata un mese e mezzo fa al partenariato economico e sociale della città dal sindaco Sergio Abramo, è una proposta strategica di interventi finanziata con fondi comunitari nell’ambito della Strategia europea delle città sostenibili. Il Comune di Catanzaro, come Reggio e Cosenza/Rende in Calabria, è stato infatti inserito tra le Aree urbane metropolitane, avvalendosi dell’assegnazione di risorse pari a 32,8 milioni di euro, da investire sugli assi competitività economica e produttiva dei sistemi territoriali, agenda digitale, inclusione sociale, istruzione formazione, efficientamento energetico e “smart city”.
L’SOS DELLE ASSOCIAZIONI A distanza di un po’ di tempo dalla presentazione, alcune associazioni catanzaresi (“Il Campo” con il presidente Soriero, Italia Nostra con il presidente Maria Adele Teti, “Gutenberg”, Circolo Placanica con il presidente Venturino Lazzaro, fondazione Imes) manifestano preoccupazioni sull’andamento del piano, preoccupazioni espresse in una conferenza stampa quale hanno partecipato anche l’Ordine degli architetti e l’Ordine degli ingegneri (rappresentati dai rispettivi presidenti Giuseppe Macrì e Gerlando Cuffaro). «“Agenda urbana” – dicono le associazioni – fa discutere. Se da una parte si apprezza la complessità del progetto e l’impegno profuso per la sua redazione, dall’altra si riscontra una diffusa necessità di non accettare passivamente ciò che si propone. D’altra parte questo progetto può ritenersi l’ultima possibilità di intervenire in quei settori già indicati nel documento come critici: il centro storico, l’assetto socio economico, gli interventi di social housing. Il centro storico in particolare è ritenuto area prioritaria d’intervento per i riconosciuti motivi: spopolamento, collasso del settore commerciale, degrado edilizio». Le associazioni mettono «in discussione la metodologia d’intervento nel centro storico, improntata soprattutto su nuovi edifici da realizzare attraverso demolizioni di manufatti storici degradati ma pur sempre fondamentali testimonianze dell’assetto del nucleo urbano. In particolare – sostengono – si progetta di demolire: la scuola elementare Maddalena del XVI secolo, che si configura come un vero e proprio sventramento nel cuore già martoriato della città; il vecchio Ospedale civile, già convento degli agostiniani del XVI secolo, fortemente degradato, ma integro nelle strutture originarie; infine il convento della Stella in parte della Provincia, in parte divenuto privato, non si sa per quali strane alchimie, dovrebbe diventare residenza militare ora che la Divisione militare si è spostata dalla città». «Inoltre – osservano “Il Campo”, Italia Nostra, Gutenberg, Circolo Placanica, fondazione Imes, Ordini professionali – l’intervento sul patrimonio abitativo minore è quello che più preoccupa perché, a fronte del progettato insediamento di una apposita “Agenzia”, che dovrebbe soprintendere alla rigenerazione urbana e all’inserimento e di nuovi abitanti anche attraverso interventi di edilizia popolare, niente si dice sui criteri che sovrintenderanno a tali diffusi e consistenti interventi».
LA POSIZIONE DEL COMUNE Nulla di tutto questo, spiega invece Antonio De Marco, il dirigente comunale che sta seguendo “Agenda Urbana” e che, intervenendo alla conferenza delle associazioni, delimita di molto il campo del programma. De Marco in primo luogo nega la creazione di un’Agenzia per la rigenerazione urbana, quindi ricorda che “Agenda Urbana” risponde a criteri rigorosi stabiliti dalla Commissione europea, criteri che «prevedono interventi su edifici non privati ma pubblici, interventi di social housing e interventi di carattere culturale per giovani, e non è inserita alcuna demolizione». Il dirigente comunale esclude che in “Agenda Urbana” rientrino immobili come il vecchio ospedale civile o la Maddalena e inoltre rimarca come nel piano si punta all’obiettivo del “consumo di suolo zero”. Precisazioni utili, che però fanno sorgere un interrogativo: come mai tante associazioni si sono allarmate? Il dubbio che da parte del sindaco e dell’amministrazione ci sia stato un difetto di comunicazione e di chiarezza su “Agenda Urbana” oggettivamente è fondatissimo. In ogni caso – spiega Pino Soriero, presidente dell’associazione “Il Campo” – «tutte le forze politiche e tutti i gruppi in Consiglio comunale devono trovare in quest’occasione la capacità di fare un salto di qualità, mettendo in primo piano i contenuti e acquisendo la consapevolezza che, se il centro storico continua a svuotarsi, l’intera città di Catanzaro si disgrega. Questo da parte nostra – conclude Soriero – è un vero e proprio appello».

a. cant. 

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