COSENZA Le indicazioni sui soldi che si sono mossi sull’appalto di Piazza Bilotti le dà anche l’ultimo collaboratore di giustizia Luciano Impieri. In un verbale di interrogatorio depositato nel corso del processo “Frontiera-Cinque Lustri”, il pentito riferisce ai magistrati anche in ordine alle estorsioni sulla grande opera nel centro della città di Cosenza.
Sul perché il passaggio venga fatto proprio al tribunale di Paola la spiegazione è semplice: il presunto rapporto del costruttore Ottavio Barbieri con le cosche del Tirreno e in modo particolare con gli uomini del clan Muto.
Luciano Impieri si dedicava alle estorsioni e non a caso riferisce ai magistrati: «Unitamente a Daniele Lamanna ho sempre avuto in animo di chiedere soldi a titolo estortivo per l’appalto di piazza Fera. Fin da subito Rinaldo Gentile mi invitava a pazientare asserendo che le estorsioni erano gestite per quanto riguarda piazza Fera da Mario Piromallo, fiduciario di Lanzino, e Patitucci». E proprio la richiesta di “pazientare” non era gradita, ma soprattutto era un campanello d’allarme che gli accordi gli accordi tra i gruppi criminali stavano iniziando a scricchiolare. «Daniele Lamanna cercò di capire meglio cosa stava succedendo – continua Impieri – incaricando Alfonsino Fabio di andare a parlare con Rinaldo Gentle». I due si incontrano, quello che dice “Zio Rinaldo” è un mantra: «Pazienza».
La piazza, secondo quanto riferito da Impieri, non si tocca. Si può però estorcere su altro. «A cavallo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 Rinaldo Gentile ci disse che avremmo potuto estorcere denaro all’impresa che stava allestendo il marciapiede di piazza Fera».
La ditta gestiva un appalto da 400mila euro. «Estorcere denaro a loro avrebbe significato iniziare ad “entrare” nell’appalto». Il giro di soldi, così come di aziende e soprattutto di parole, dura ancora un po’ finché, secondo quanto riferisce Impieri, Rinaldo Gentile vuota il sacco: «Ammise in presenza mia (Luigi Impieri ndr) e di Daniele Lamanna che l’appalto di piazza Fera era gestito dai Muto di Cetraro. In particolare Franco Muto aveva un rapporto intimo con l’impresa Barbieri. Tanto che Rinaldo Gentile – continua il collaboratore – spingeva a dire che il parcheggio di piazza Fera era dei Muto. Questa era una delle vicende che più mi faceva capire come gli affari venissero gestiti in modo ingiusto».
Michele Presta
m.presta@corrierecal.it
x
x