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Da Malta a Isola, il monopolio mafioso delle scommesse – NOMI

Il fulcro del sistema utilizzato per camuffare le giocate ed eludere il fisco era la “Centurion Bet”, già sequestrata nell’operazione Jonny. Le 27 persone indagate dalla Dda avrebbero permesso al b…

Pubblicato il: 17/05/2018 – 20:50
Da Malta a Isola, il monopolio mafioso delle scommesse – NOMI

CROTONE Adoperavano un software ad hoc per camuffare delle vere e proprie giocate in contanti in “giochi promozionali senza vincite”. Così facendo eludevano i prelievi erariali previsti per il gioco online e le scommesse. Un sistema, questo, che in Calabria, come diverse inchieste hanno dimostrato, viene gestito dalla criminalità organizzata. La vasta operazione antimafia “Jonny” – contro le consorterie di Isola Capo Rizzuto – aveva messo in risalto come la cosca Arena avesse il monopolio di questo sistema intorno al quale gravitavano, in particolare, Pasquale Arena, detto “Nasca”, i suoi figli e altri sodali. A gestire il business era la società, con sede a Malta, “Centurion Bet” del pugliese Francesco Martiradonna che metteva a disposizione della società del clan Arena, la Kroton Games, un sistema illecito di intermediazione nella gestione delle scommesse e una molteplicità di software applicativi per l’organizzazione diretta alla raccolta e gestione illecita delle scommesse online e offline, nonché per la gestione del gioco d’azzardo. I proventi del controllo del gaming consentivano alla cosca sia di riciclare denaro che di acquisire il controllo di questo settore economico inserendo l’uso dei software illeciti negli esercizi commerciali. Da questa costola della maxi indagine “Jonny” è partita l’operazione “Tremble” che ha portato giovedì all’esecuzione da parte della Guardia di Finanza di Crotone, di un decreto di sequestro preventivo, su impulso della Dda di Catanzaro, che ha colpito sette esercizi commerciali e interessato 27 persone accusate di intermediazione per l’abusiva raccolta di gioco, con l’aggravante del metodo mafioso. Si tratta di sette esercizi commerciali operanti tra Crotone e Isola di capo Rizzuto, che svolgono, a vario titolo, attività di raccolta delle scommesse e giochi da intrattenimento mediante l’uso dei cosiddetti “Totem”.
GLI INDAGATI DELLA COSCA Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero agito con il fine e la consapevolezza di agevolare la cosca di ‘ndrangheta della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto. Tra questi spiccano figure già indagate nel procedimento della Dda contro le cosche di Isola Capo Rizzuto per partecipazione in associazione mafiosa. Tra questi troviamo Pasquale Arena, detto “Nasca”, Giuseppe Arena alias, “Tropeano”, Francesco Romano, Salvatore Romano, Raffaele Di Gennaro, Francesco Taverna, Antonio Francesco Arena, classe ’91, Pasquale Arena classe 1992 (entrambi figlio di Giuseppe Arena “Tropeano”), Arena Francesco Antonio, classe ’80, Giuseppe Arena classe ’86. Sono sempre imputati in Jonny anche Salvatore Foschini, Francesco Martiradonna e Antonio Francesco Arena, alias “Francesco”, classe ’91. Sono accusati di avere svolto, anche senza la concessione di licenza, l’attività di accettazione e raccolta di scommesse e gestivano i giochi istituiti dal Monopolio di Stato utilizzando i siti bet1128.com e vincifives5.com riconducibili alla Centurion Bet Ltd di cui effettivo titolare è Francesco Martiradonna, accusato in Jonny di concorso esterno in associazione mafiosa perché ritenuto consapevole di condurre un’attività illecita che favoriva la cosca Arena.


IL SISTEMA DEI TOTEM Attraverso la Centurion (società con sede a Malta) gli indagati promuovevano la diffusione, su tutto il territorio nazionale, delle cosiddette apparecchiature Totem (un sofware di gioco) attraverso le quali simulando l’effettuazione dei cosiddetti “giochi promozionali senza vincite”, procedevano invece alla illecita raccolta di giocate in contanti. In questo modo gli utenti potevano, pagando in contanti nelle sale gioco, avere la possibilità di collegarsi a siti riconducibili a piattaforme di gioco on line con al possibilità di vincite in denaro. Il pagamento della vincita avveniva mediante il gestore, in particolare la società “Kroton games” che fungeva da master in Calabria per conto della Centurion Bet. Le sale di riferimento si trovavano in esercizi commerciali come il “Royal bar” e bar “Giocker”.
GLI ESERCIZI COMMERCIALI ILLEGALI Altri indagati che non compaiono nel procedimento “Jonny” sono Patrizio Anastasi alias Massimo, Rosaria Anastasi, Giovambattista Angotti, Ventura Apa, Giovanni Carnè, Domenico Vetere, Fabio Vetere, Giuseppe Vetere alias “Pino”, Gaetano Piccinino, Domenico Giaquinta, Domenico Gareri, Giovanni Scalzo, Santo Scalzo, Alessandro Messina. In particolare le attività illegali col sistema del “Totem” avvenivano alla “Cristal Poin” a Crotone di Alessandro Messina&c sas nella quale Giovambattista Angotti e Gaetano Piccinino erano soci accomandanti; nell’Internet Poin di Ventura Apa, a Rocca di Neto, chiusa nel febbraio 2013 mentre Apa nello stesso periodo apriva il “Club Sportivo”; l’illecito veniva compiuto, secondo l’accusa anche dalla società “Carné Giovanni&c snc di Crotone, che vedeva Carné Giovanni socio e rappresentate legale e Domenico Gareri e Domenico Giaquinta in qualità di soci. Tra le società attinte dalla misura cautelare delle Fiamme gialle troviamo anche il “Bar da Giovannino”, a Isola Capo Rizzuto, di Santo Scalzo, titolare e Giovanni Scalzo, cogestore. C’è una ditta di Domenico Vetere; il “Royal bar”, poi “Bar Pegaso” di Giuseppe Vetere, titolare, e Fabio Vetere, collaboratore.
 L’illecito commettevano ancora, secondo l’accusa, Patrizio Anastasi collaboratore del “Bar Ionio” la cui titolare è Rosaria Anastasi.

IL SISTEMA DELLE RICARICHE Secondo l’accusa «nelle predette attività commerciali le transazioni illecite e i profitti derivati dall’utilizzazione Totem e dalla raccolta delle scommesse, venivano regolarizzate mediante contanti o titoli di credito consegnati direttamente ai referenti della “Kroton Games”. L’attività illecita veniva compiuta richiedendo periodicamente “ricariche” ai titolari della “Kroton Games” per alimentare il conto di gioco utilizzato per consentire l’utilizzo dei Totem ai clienti e le singole scommesse ai medesimi. Il sistema, infatti, prevedeva la possibilità di effettuare scommesse anche senza disporre di un conto gioco personale. La giocata veniva effettuata direttamente su un conto agenzia, in piena violazione delle prescrizioni previste per l’identificazione del giocatore. Le ricariche dirette ad alimentare i conti gioco dell’agenzia venivano pagate all’atto della stessa oppure utilizzando un canale di credito attivato mediante l’apertura di un “fido”, che permetteva all’agenzia di far giocare i clienti anche senza avere pagato l’importo della giocata al fine di favorire ed incentivare gli scommettitori. Per tale attività percependo compensi, in percentuale, sul totale del volume di gioco raccolto mediante Totem e scommesse».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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