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Il Pd (a Roma) si divide e Oliverio sceglie di non esserci

Il governatore diserta l’appuntamento per non schierarsi. Dura poco l’asse Minniti-Falcomatà: il ministro vota con Renzi, il sindaco contro

Pubblicato il: 19/05/2018 – 15:47
Il Pd (a Roma) si divide e Oliverio sceglie di non esserci

Nel Pd diviso che ha scelto di non votare sul segretario (votando – 397 sì e 221 no – la proposta del presidente Matteo Orfini) l’aria è tesa. Se non bastassero i “noooo” con i quali è stata accolta la proposta di rinvio, basterebbe guardare ai numeri. L’assemblea nazionale divisa in due blocchi sembra il prequel di quello che si annuncia come un dibattito serrato. Ci si dovrà schierare. Ma non oggi, deve aver pensato il governatore Mario Oliverio, che infatti a Roma non c’era. «Per non essere costretto a prendere posizione», dicono i maligni. Scegliendo di assentarsi, il presidente della giunta regionale ribadisce un cliché che – quando c’è da confrontarsi con il partito nazionale – lo vede sempre piuttosto defilato. Il suo passaggio da dalemiano convinto a cuperliano soft fino a diversamente renziano ha segnato la parabola recente del Pd calabrese. E in vista di appuntamenti cruciali come la sua (probabile) ricandidatura a governatore, Oliverio preferisce stare a guardare senza partecipare direttamente alla tenzone. Il guaio è che la sua assenza si nota, visto che gli altri governatori delle Regioni del Sud c’erano. 
Seconda notizia dal fronte dem calabro: è durata lo spazio di un mattino l’intesa tra il ministro uscente dell’Interno Marco Minniti e il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Minniti ha provato una mediazione, ma il suo tentativo si è sciolto al momento del voto sulla mozione di Orfini. Il ministro ha votato con l’ala renziana del partito, il primo cittadino ha scelto il “no”, confermando la tendenza “antirenziana” degli ultimi mesi (esplosa quando l’ex premier ha nominato nella segreteria nazionale Angela Marcianò, ex assessore della giunta Falcomatà). Falcomatà non è stato, tuttavia, l’unico calabrese a opporsi alla proposta arrivata dai banchi renziani: ha votato contro anche Carlo Guccione, che in Calabria rappresenta la corrente del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Oliverio, per evitare di finire in un qualsiasi elenco e tenere le mani libere, ha preferito disertare l’appuntamento.

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