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Gratteri e Nicaso raccontano il “crimine infinito”

Il procuratore capo di Catanzaro e lo storico delle mafie su Rai3 ripercorrono la storia e i luoghi della ‘ndrangheta. Dal santuario della Madonna di Polsi a Platì, al porto di Gioia Tauro, fino a …

Pubblicato il: 20/05/2018 – 14:22
Gratteri e Nicaso raccontano il “crimine infinito”

LAMEZIA TERME Se abbiamo conosciuto la ‘ndrangheta attraverso le pagine dei loro libri, questa volta Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno voluto raccontarcela di persona nella puntata di “Infinito Crimine. Indagine sulla ‘ndrangheta” andata in onda nella seconda serata di sabato su Rai3 (qui il link per rivedere la puntata). Il procuratore capo di Catanzaro e lo storico delle mafie hanno camminato nei luoghi dove la ‘ndrangheta è nata e dove ha costruito la sua fortuna. Sono partiti dal santuario di Polsi, la “Betlemme della ‘ndrangheta”, dove Gratteri qualche anno fa ha «accettato la sfida» di dimostrare che proprio lì venivano ratificate le nomine dei capi, disseminando il luogo di cimici e telecamere nascoste mentre Nicaso ne racconta la storia. Proprio qui a San Luca, paese che ha dato i natali a quattro grandi famiglie di ‘ndrangheta (i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari), sono andati in scena i sequestri di persona che hanno sconvolto l’opinione pubblica negli anni 70. Una storia, quella della ‘ndrangheta, che negli anni ha incrociato la storia della Calabria, in particolare quando è diventata Regione.
Con i proventi dei sequestri la ‘ndrangheta inizia un nuovo corso: quello dell’edilizia. L’occasione è anche il pacchetto Colombo. Le famiglie della provincia mettono le mani sul Quinto centro siderurgico e sulla Liquichimica di Saline Joniche. Cattedrali nel deserto che non vedranno mai la luce. Poi la Santa «per potersi sedere nella stanza dei bottoni» grazie alla vicinanza con la politica, la magistratura e le Forze dell’ordine. Le due guerre di mafia, che portarono con sé più di mille morti, tra cui anche nomi eccellenti come Ligato e il giudice Scopelliti e che sancirono anche nuovi rapporti con cosa nostra.
I due poi si spostano nello scenario del porto di Gioia Tauro, la porta d’accesso della droga nel Mediterraneo. Il punto nevralgico per far arrivare la cocaina in Calabria e da qui nel resto d’Italia e d’Europa.
Dal Tirreno, poi di nuovo sul versante Ionico. Questa volta nel luogo considerato la mente strategica della ‘ndrangheta: San Luca. Un posto difficile da amministrare e dove le case sono state costruite già con i bunker. Qui, una faida scoppiata per uno scherzo si è spostata nel nord dell’Europa. Un «incidente di percorso» Gratteri definisce la strage di Duisburg del 2007.
«Da decenni i politici cercano capimafia – spiega il procuratore da San luca -, la ‘ndrangheta è più credibile sul territorio. Non è possibile farne a meno perché controllano pacchetti di voti, scelgono chi sarà sindaco».
Così come la ‘ndrangheta è cercata dalla politica, è cercata soprattutto dagli imprenditori. «Gli imprenditori – prosegue Gratteri – non sempre sono schiacciati dalle richieste estorsive ma nel nord sono le imprese ad abbracciare la criminalità organizzata perché guadagnano. Negli ultimi anni, sono riuscite anche a superare la crisi».
Infine a Catanzaro, sede della Dda che ha competenza su quattro delle cinque province calabresi. Qui, come viene raccontato, ci si occupa soprattutto di riciclaggio. «Le indagini ci confermano che l’usura è la forma più grezza e semplice per riciclare. Non devono guadagnare ma rilevare l’attività e poi attraverso false fatturazione gonfiare le vendite. Investono poi nel mondo dell’edilizia e negli ultimi anni anche nei parchi eolici. Le elité della ‘ndrangheta ha stanze intere piene di denaro – spiega Gratteri , il problema che hanno è solo giustificarlo».

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