CATANZARO C’è il disappunto, ed è doppio: per una rappresentazione della sanità calabrese che si aspettava diversa e per le reazioni. Indignate, «ma non per gli stereotipi presentati in tv, bensì con il commissariamento. Vabbè, ognuno fa il suo mestiere». Massimo Scura, commissario al Piano di rientro, non fa riferimenti espliciti. Ma, posto che a indignarsi è stata la politica – con in testa il governatore Mario Oliverio – il messaggio è esplicito. E riporta ai contrasti di questi ultimi anni, all’incomunicabilità sancita anche dai verbali dei tavoli di verifica romani e a due entità (commissariale e politica) che viaggiano su binari paralleli. Scura, ospite a un convegno organizzato dall’Asp di Catanzaro, parte dal servizio di “Piazza Pulita”, andato in onda venerdì scorso su La7. E arriva al sistema sanità. Un pianeta che non dialoga. «Non basta attivare nuovi servizi, come stiamo facendo da anni e avevo comunicato anche al programma. Bisogna anche fare marketing, provare a fare squadra. È nell’interesse di tutti dare un’immagine positiva di quello che stiamo facendo, e non far emergere soltanto i tratti negativi».
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La mobilità passiva – quei 300 milioni di euro all’anno che gravano sui conti – è un muro difficile da scalare. Ma «è elevata perché in 20 anni qui la sanità è stata distrutta. Adesso la stiamo ricostruendo. Nel 2016 e nel 2017 abbiamo attivato nuovi servizi. Cinquecento persone, che prima andavano fuori regione per le cure cardiochirurgiche, ora restano in Calabria. Questo significa 10 milioni di spesa recuperati, ma sono numeri che emergeranno tra due anni, quando le Regioni si metteranno d’accordo». Ed è a proposito dei tavoli che vedono a confronto le amministrazioni che Scura lancia l’ultima freccia: «Quando si va a discutere di queste cose con altre Regioni bisogna mandare gente competente e autorevole». Pare una stoccata per Franco Pacenza, il consulente che sostituisce il governatore Oliverio nella Conferenza Stato-Regione. E non sarebbe la prima volta.
Rispetto al servizio andato in onda venerdì, invece, il commissario offre un retroscena: «Sarei dovuto essere presente, la trasmissione mi aveva inviato i biglietti del treno e i voucher per l’albergo. Poi mi hanno spiegato che non ci sarebbe stato tempo per trattare l’argomento, visto il tanto spazio richiesto dalla politica. Poi qualche ospite è “saltato” e hanno mandato il servizio». Scura spiega di essersi lamentato con il programma («mi hanno proposto di mandare una nota e lo farò a breve») ed evidenzia che «hanno mostrato uno spaccato fuori dalla realtà, uno stereotipo passato di tutto quello che non funziona. Anche perché la gente non lo fa funzionare». Nel caso dei tempi biblici per effettuare una mammografia «è il medico curante che la deve prenotare appena ne ha necessità, non all’ultimo momento, quando sono già passati sei mesi. E poi se dall’altra parte del telefono c’è un call center che ti dice che la disponibilità è tra 11 mesi a Catanzaro e non ti spiega che a Soverato è tra 15 giorni, come già successo in un caso analogo, allora fa un pessimo servizio». E «lo stesso dicasi – sempre rispetto alla rappresentazione – per Cosenza. Il Pronto soccorso non è quella bolgia infernale descritta da quelle quattro immagini messe in croce alla stregua della serie tv che aveva George Clooney come protagonista (ER – medici in prima linea, ndr). Le cose stanno diversamente».
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