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«O pagavo o mi avrebbero ridotto su una sedia a rotelle»

Francesco Palma, ex promotore finanziario, testimonia al processo Laqueo incentrato sui giri di usura a Cosenza: «Mi mostrarono anche una pistola»

Pubblicato il: 22/05/2018 – 17:35
«O pagavo o mi avrebbero ridotto su una sedia a rotelle»

COSENZA «Ci eravamo messi d’accordo per un finanziamento, non sono riuscito a farglielo ottenere e quindi ho dovuto pagare di tasca mia». L’agitazione in volto del testimone, che nel processo è persona offesa, citato dal pm della Dda di Catanzaro, traspare fin dai primi minuti. Ci vorranno più di tre ore prima che il tribunale di Cosenza in composizione collegiale presieduto da Carpino lo inviti ad alzarsi perché l’esame e il controesame era stato completato.
«Sono un tipo ansioso», riferisce al giudice. «Perché, ha da temere qualcosa?», controbatte il presidente. La risposta rimane sospesa. Al pari di alcuni interrogativi che aleggiano in un arco temporale vago tra i tanti e forse affrettati «non ricordo».
Il processo Laqueo, sull’usura nella città di Cosenza, nelle parole del teste della pubblica accusa si concentra in modo particolare sulla figura dell’imputato Francesco Magurno.
LE MINACCE E L’ESTORSIONE «Franco Magurno voleva un finanziamento da 10mila euro circa – dice l’agente finanziario al banco riservato ai testimoni -. Io gli riferii che sarebbero state necessarie delle buste paga. Me le portarono ma non riuscii a garantirgli l’erogazione del prestito perché erano false». Non sarebbero dovuti essere né Franco né suo figlio Danilo i beneficiari del prestito.
Francesco Palma all’epoca dei fatti svolgeva attività finanziarie essendo proprietario di un’agenzia sul Tirreno, e rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo cerca di ricordare cosa accadde nel periodo dall’aprile 2013 all’agosto 2016. «Volevano i soldi da me. Mi minacciarono prima telefonicamente e poi di persona. Mi dissero che mi avrebbero ridotto su di una sedia a rotelle. Ci incontrammo a Montalto (città vicina a Cosenza, ndr) e in quell’occasione mi mostrarono anche una pistola lasciandomi intendere che loro avevano delle amicizie a Cetraro». A questo punto, secondo quanto riferito nel corso dell’udienza, Palma avrebbe iniziato a versare delle cifre che oscillerebbero tra i 300 e i 500 euro sul conto di Franco Magurno, oltre alle ricariche però, riferisce sempre l’imputato, una parte è stata corrisposta anche in denaro contante.
Il perché del pagamento secondo Palma è da rinvenire nella promessa (mai mantenuta) di ottenere un finanziamento tramite le banche. Rinfrescata la memoria dalla lettura dei verbali di interrogatorio, emerge dai ricordi di Francesco Palma il finanziamento di 1.500 ottenuto senza necessità di presentare la busta paga; finì che lui dovette pagare visto che Magurno non adempì ai pagamenti.
«Mi dissero che avevano preso degli impegni e che per colpa mia non erano potuti andare avanti». Il legale dell’imputato ha sollevato obiezioni in merito ai trasferimenti monetari, sostenendo che dai documenti bancari non emergesse nessuna conferma di quanto riferito in udienza. Nello specifico sui soldi prelevati da Francesco Palma e poi versati sul conto di Magurno. Ma non c’era solo quest’ultimo tra i beneficiari dell’agente finanziario. «Ho dato anche dei soldi a Carmelo Perri e a Loris per un totale di 3mila euro», la metà ciascuno, riuscirà poi a capire la Corte.

Michele Presta
m.presta@corrierecal.it

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