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«Roccaforte del Greco o dell'abbandono»

di Claudio Cavaliere*

Pubblicato il: 22/05/2018 – 15:39
«Roccaforte del Greco o dell'abbandono»

Da un lato i convegni, le parole, gli impegni.
Dall’altro la realtà che si intestardisce a procedere senza curarsi di ciò che si dice. In mezzo la storia mancata di una regione, ciò che avrebbe potuto essere e non è stata, una tendenza assai ricorrente della politica a considerare le cose dette come cose fatte, a considerare la parola come equivalente dell’atto, così che parlare di aree interne acquieta gli animi mentre i processi di abbandono, fatti di cose concrete, concretissime, continuano.
A Roccaforte del Greco questi fatti hanno nomi di bambini: Giorgio, Francesco, Maria Grazia, Angela, Domenico e Gabriella, che la paventata chiusura del plesso della scuola primaria li vorrebbe pendolari verso Melito Porto Salvo, ventotto chilometri più in basso in una strada serpentiforme quasi tutta in frana che solo chi non conosce può definire tale: tempo medio di percorrenza un’ora!
Sei anni fa è già stata chiusa la scuola dell’infanzia. Solo nell’ultimo quinquennio la media è stata di poco più di mezzo nato all’anno mentre le campane per il trapasso hanno suonato circa nove volte all’anno. Nell’ultimo decennio è andato perso il 30% dei residenti e oggi il paese viaggia sui 450 abitanti.
Singolare modo di opporsi allo svuotamento, la classica “profezia che si auto avvera” studiata sui testi universitari. Se io non faccio altro che certificare con gli atti i fenomeni, come se fossero ineluttabili, e anzi li porto a giustificazione della mancanza di provvedimenti mirati a fermare il declino, come meravigliarsi di questo gioco di prestigiatori sociali che non fanno altro che accentuare tali eventi mescolando cause ed effetti?
In una regione già abbastanza sbrindellata di suo qualsiasi borgo che muore si porta via un pezzo di sapere, un dialetto, un pezzo della nostra storia, accentuando quella anoressia della memoria che ha come conseguenza l’impossibilità di rivendicare il diritto di esistenza storica e con esso l’incapacità di spiegare la storia di coloro che non hanno mai avuto storia ma al più tanta cronaca.
Ha avuto tanta cronaca Roccaforte. Eppure il paese fu – tra l’altro – uno dei nomi ricorrenti di quella guerra fredda che si andava profilando anche in Italia. Un pezzo di storia che sta nell’intervento di Togliatti al secondo consiglio nazionale del PCI nel 1945 che, a guerra non ancora conclusa, trova il tempo di parlare del sindaco comunista e dei «fatti di Roccaforte». A lui risponderà De Gasperi nel corso del I Congresso nazionale della Dc nell’aprile 1946, quando parlando delle vittime della lotta politica dirà: «Sento il dovere di ricordare qui le vittime cadute nella lotta politica. Questa mattina avete commemorato i caduti della lotta partigiana. Settembrino Penna, di anni 18, aveva preso parte alla guerra partigiana contro i tedeschi ed i fascisti. E nella sua cittadina a Roccaforte del Greco, in provincia di Reggio Calabria era tra i più attivi democratici cristiani. Mentre partecipava alla ricerca del colpevole di un delitto, insieme ad altri partigiani e ad alcuni carabinieri, venne ucciso da una sparatoria partita dalla casa dell’ex sindaco comunista del paese, che con i suoi fratelli, ricercato appunto per tale delitto, si era barricato nella sua abitazione. Il giovane si spegneva il 12 marzo 1945».
Del resto siamo sul punto di sopprimere definitivamente la sola creazione politica istituzionale originale dell’Italia, quella che il mondo ci ha copiato, il Comune, accontentandoci di istituzioni che abbiamo accolto ma non creato e che hanno solo realizzato una profonda disarmonia e distacco con lo spirito profondo del Paese.
Il quattro aprile scorso il consiglio comunale di Roccaforte, all’unanimità, ha deliberato l’intitolazione della sala consiliare a Giuseppina Russo. Un prezioso e giusto riconoscimento ad una donna calabrese sconosciuta ai più. Una di quelle tante donne che hanno fatto la storia ma non ne hanno mai avuto.
La conferma di una terra ricca, ricchissima di personalità ma povera di coscienza sociale.

*sociologo

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