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Tabaccaio ucciso in una rapina ad Asti, in manette anche un vibonese

In cinque finiscono in carcere per il “colpo” che nel 2014 è costato la vita al 37enne Manuel Bacco. Arrestato anche un 27enne di Nicotera che avrebbe fatto parte della banda

Pubblicato il: 22/05/2018 – 13:45
Tabaccaio ucciso in una rapina ad Asti, in manette anche un vibonese

Sarebbe stata una rapina finita male quella costata la vita a Manuel Bacco (foto), tabaccaio 37enne ucciso la sera del 19 dicembre 2014 ad Asti, in Piemonte. Un “colpo” organizzato per recuperare denaro e che avrebbe dovuto essere il primo di una lunga serie. Quella sera però qualcosa, rispetto ai piani dei rapinatori, andò storto: la moglie del proprietario della rivendita di tabacchi venne strattonata, lui reagì e fu ucciso a bruciapelo, a colpi di pistola, dai malviventi.
Martedì mattina, a conclusione di una complessa indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Asti, coordinata dal sostituto procuratore Laura Deodato, hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei componenti della banda ritenuta responsabile della tentata rapina. Gli arrestati sono accusati di omicidio, tentato omicidio, rapina pluriaggravata, detenzione e porto illegale di armi e alcuni di loro sono originari del Vibonese. All’esecuzione delle ordinanze di custodia in carcere hanno infatti partecipato i carabinieri delle Compagnie di Tropea e Vibo Valentia.
Il presunto organizzatore della rapina, che non avrebbe preso parte in prima persona al colpo, sarebbe Antonio Guastalegname (50enne di Castello di Annone ma originario della provincia di Vibo), mentre gli esecutori sarebbero il figlio Domenico (25 anni), Antonio Piccolo (27enne residente a Nicotera, nel Vibonese), Fabio Fernicola (40enne di Asti), e Jacopo Chiesi (25enne di Castello di Annone).
Per le indagini è stato determinante un passamontagna ritrovato sul luogo della rapina sul quale sono state ritrovate tracce di dna che, dopo una lunga serie di esami, sono risultate appartenere ad uno dei componenti della banda.
«Si è trattato di un’inchiesta complessa e difficile per la quale è stato necessario anche attendere i tempi maturi – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, Bernardino Vagnoni –. In questi quasi quattro anni non ci siamo mai fermati raccogliendo i minuscoli tasselli che alla fine hanno composto un puzzle da migliaia di tessere».

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