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«Le politiche di inclusione abbiano anche uno sbocco occupazionale»

Il presidente della Giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, è intervenuto a Roma al Forum della Pa. «Indebolire le politiche di coesione sarebbe una sciagura per il Sud»

Pubblicato il: 23/05/2018 – 16:23
«Le politiche di inclusione abbiano anche uno sbocco occupazionale»

ROMA Il presidente della Regione, Mario Oliverio, nella tarda mattinata di oggi è intervenuto al convegno che si è svolto a Roma presso il Convention Center “La Nuvola” nell’ambito del Forum PA 2018 sul tema: “Le Politiche di coesione di fronte alla sfida delle diseguaglianze”.
All’incontro, coordinato dal presidente di Fpa, Carlo Mochi Sismondi, hanno preso parte anche Maria Ludovica Agrò, direttore generale – Agenzia per la Coesione Territoriale, Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, Filippo Spanu, assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione Sardegna, Sara Funaro. assessore Welfare, Sanità, Accoglienza e Integrazione del Comune di Firenze e Laura Cavallo, direttore Ufficio II – Presidenza del Consiglio dei Ministri-dipartimento per le Politiche di Coesione. Ha concluso i lavori il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti.
Oliverio, dopo aver ringraziato gli organizzatori per aver offerto la possibilità di dibattere sulla qualità e sui risultati delle politiche di coesione, ha definito un grave errore allentare l’attenzione e spingere le politiche di coesione verso un ruolo di marginalità.
«Indebolire queste politiche – ha detto – significherebbe indebolire il progetto di costruzione del processo europeo. Mi auguro, quindi, che il percorso avviato non abbia a subire alcuna interruzione. Sarebbe, non solo ma soprattutto per il Sud, una sciagura perché significherebbe ripiombare in una condizione di accentuata difficoltà e rimettere tutto in discussione. Leggendo il “contratto” che le forze che si accingono a formare il nuovo governo hanno sottoscritto vedo, purtroppo, la cancellazione di importanti capitoli che dovrebbero essere, invece, riproposti in termini rafforzati di una politica di coesione nazionale per affrontare i problemi che, pure, sono stati al centro della recente campagna elettorale. Il Sud è stato letteralmente cancellato. Per non parlare delle politiche del lavoro, della decontribuzione, del Credito d’Imposta, ecc. L’esperienza sul campo di questi anni mi induce a ritenere che le politiche di coesione rappresentano un elemento fondamentale sotto tre distinti profili che cercherò di argomentare fornendo alcuni risultati raggiunti. Primo, le politiche di coesione rappresentano uno strumento per andare incontro ai soggetti più vulnerabili e aiutarli a costruire le basi da cui ripartire. Secondo, queste politiche ci stimolano a modernizzare i sistemi produttivi locali, puntando sull’innovazione e sulla valorizzazione del capitale umano. Questo consente, nel tempo, di recuperare e riqualificare posti di lavoro e di aiutare le imprese e i lavoratori ad affrontare le sfide del cambiamento dei processi produttivi e dei modelli organizzativi aziendali. Terzo, l’Europa – rafforzando la cultura del risultato, del controllo, delle condizionalità – induce la pubblica amministrazione a cambiare volto e linguaggio per essere davvero a servizio di cittadini e imprese».
«Per quanto riguarda il primo punto – ha sottolineato Oliverio – c’è da dire che i dati che più ci preoccupano sono quelli inerenti l’estromissione dei giovani dal lavoro, l’aumento di contratti a tempo parziale, la crescita dell’incidenza dei lavoratori a bassa retribuzione. In questo campo abbiamo predisposto una serie di iniziative mirate. Penso al sostegno all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità rispetto a cui abbiamo avuto una risposta considerevole. Penso a Dote Lavoro e Inclusione Attiva, un’iniziativa finalizzata a sostenere l’inserimento e il reinserimento dei giovani, in modo particolare, nel mercato del lavoro. Penso ai Voucher di conciliazione tempi di vita e di lavoro e agli incentivi ai tirocini formativi. Abbiamo riproposto un bando in continuità con il Programma Garanzia Giovani che ha avuto una larghissima domanda e stiamo per attivare il reddito di inclusione regionale, per favorire, attraverso il riconoscimento di una specifica indennità, la partecipazione a misure di politiche attive del lavoro di cittadini che versano in condizione di povertà. Sul secondo livello di intervento, attraverso la S3 Strategia di specializzazione intelligente – abbiamo scelto settori in direzione dei quali indirizzare gli interventi evitando la genericità della utilizzazione delle risorse. Penso, per esempio all’agroalimentare, alla logistica, all’ambiente, ai rischi naturali, al turismo e alla cultura, all’edilizia sostenibile. Tutto ciò si coniuga con altri risultati importanti che abbiamo raggiunto come la realizzazione della Zes a Gioia Tauro, il Progetto strategico alta formazione che con decine di milioni di iniziative attive prevede, tra l’altro il finanziamento dei master universitari di cui siamo giunti alla seconda edizione, l’incremento delle borse di studio universitarie per gli studenti più meritevoli e in posizione economica svantaggiata, il sostegno alla mobilità internazionale dei dottorandi e il finanziamento degli assegni di ricerca, i due bandi sull’istruzione tecnica superiori e l’iniziativa – con un investimento di 8 milioni di euro – per il potenziamento delle competenze digitali che mobilita il sistema dell’alta formazione regionale in rete con i più prestigiosi centri di eccellenza per la formazione di mille giovani calabresi sulle professioni del futuro. A ciò si aggiungono altri strumenti come i Contratti di sviluppo».
«Ho fatto questi esempi – ha concluso Oliverio – perché ritengo che le politiche di inclusione debbano essere legate ad un progetto che abbia un possibile sbocco occupazionale e che non siano legate solo ad un carattere esclusivamente assistenziale. Noi, per esempio, abbiamo legato alcuni progetti indirizzati ai Comuni e alle imprese a interventi di utilità sociale, volti a soddisfare i bisogni della pubblica amministrazione. Abbiamo utilizzato mille giovani da mettere a disposizione del ministero della Giustizia. Altrettanto abbiamo fatto per la scuola nei servizi di sostegno. Per questo motivi ritengo auspicabile che soprattutto dal Sud venga la richiesta di un maggiore rafforzamento della cooperazione e delle relazioni. Il progetto Sud o si lega alla prospettiva che bisogna costruire e vede una iniziativa unitaria delle istituzioni e delle forze sociali o c’è il rischio di un ritorno al passato che riaprirebbe una ferita drammatica che determinerebbe implicazioni gravi per la stabilità della stessa vita democratica del nostro Paese».

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