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Morra tra i senatori “ribelli” che ostacolano Di Maio

Il parlamentare cosentino fa parte del gruppo che avanza critiche rispetto all’accordo di governo con la Lega. Aspira al ministero dell’Istruzione, ma il leader politico sembra avere altri piani. A…

Pubblicato il: 23/05/2018 – 13:28
Morra tra i senatori “ribelli” che ostacolano Di Maio

COSENZA È uno di quei senatori «che non stanno zitti», un riconosciuto custode dell’ortodossia grillina oggi non troppo in linea con il nuovo verbo governista di Di Maio. Il parlamentare calabrese Nicola Morra, secondo i più autorevoli analisti nazionali, sarebbe uno dei principali animatori del gruppo ribelle che, al Senato, potrebbe creare non pochi grattacapi al leader politico, in questi giorni alle prese con le difficili trattative per la composizione della squadra di governo.
L’accordo tra M5S e Lega si regge su equilibri fragili e su una possibile maggioranza non troppo confortata dai numeri: al Senato il nuovo esecutivo giallo-verde potrebbe contare solo su 167 sostenitori (109 pentastellati e 58 leghisti), di poco sopra la maggioranza assoluta.
In un contesto del genere, Di Maio non può certo permettersi di sottovalutare il dissenso interno, soprattutto quello che serpeggia tra i banchi di Palazzo Madama, dove si starebbe consolidando una fronda più o meno organizzata contro l’alleanza di governo con la Lega.
Tra i più critici, solo per citarne alcuni, ci sarebbero i senatori Paola Nugnes (vicina al presidente del Senato Roberto Fico), Saverio De Bonis, Elio Lannutti, Alessandra Maiorino. E poi c’è lui, Morra, che proprio la settimana scorsa ha chiesto al fondatore Beppe Grillo di essere «presentissimo, vigile, sempre pronto a stimolare e sollecitare». Un invito che da molti è stato letto come una malcelata critica allo stesso Di Maio, le cui operazioni per andare al governo rischierebbero di sconvolgere l’“ontologia” del Movimento 5 stelle. Il termine non è casuale: perché il prof calabrese di filosofia avrebbe altre ragioni per non apprezzare particolarmente il modus agendi di Di Maio. Una su tutte: il fatto che il leader politico non lo stia tenendo nella giusta considerazione per la guida di almeno un dicastero, quello all’Istruzione. Morra avrebbe le carte in regola: conosce bene quel mondo, è un veterano del Movimento arrivato alla seconda legislatura e alle ultime parlamentarie online è stato uno dei più votati a livello nazionale. Ma niente, Di Maio, per ora, non pare intenzionato a dargli un riconoscimento politico, né in un ministero, né in un posto di sottogoverno, né in una commissione (Morra, secondo alcuni rumors, ambirebbe a quella Antimafia).
Non è detto che il leader pentastellato non cambi idea, dal momento che il totoministri e la girandola di nomi per tutti gli altri incarichi di peso sono appena agli inizi. Il senatore cosentino, nel frattempo, non ha mancato di rendere palese il suo malcontento durante l’ultima assemblea dei parlamentari, nel corso della quale, davanti a Di Maio, ha rilevato alcune criticità rispetto ai piani del nuovo governo, in particolare per quel che riguarda la scuola e le infrastrutture al Sud.
TENSIONE TRA I DEPUTATI Intanto, anche in Calabria si registrano incomprensioni tra i parlamentari eletti alle ultime politiche. A scatenare le tensioni sono le visioni opposte sul caso Brisinda, il medico sospeso dai vertici dell’Asp di Crotone e poi reintegrato dal giudice del lavoro, la cui vicenda è stata raccontata anche dalla trasmissione Le Iene.
Il Movimento sembra essersi diviso tra due fronti: uno apertamente pro-Brisinda, l’altro più cauto e apparentemente ben disposto nei confronti dell’Azienda territoriale guidata da Sergio Arena. Sul primo è schierato il deputato Francesco Sapia, sull’altro le parlamentari Margherita Corrado ed Elisabetta Barbuto.
A parere di Sapia, «la storia di Brisinda e Arena è emblematica di una gestione regionale della sanità, intanto politica, che permette che professionisti titolati come il primo subiscano palesi e gravi ingiustizie e manager incapaci come il secondo rimangano in sella per garantire un intero sistema».
Sono state invece molto più caute Corrado e Barbuto, secondo cui, rispetto alla presunta sospensione immotivata di Brisinda, «non è possibile sottacere che sono tuttora in corso indagini da parte della Procura, delle commissioni sanitarie regionali e dell’Asp locale, oltre che sulle cartelle cliniche, sulla corretta gestione del reparto, e riteniamo che le stesse autorità debbano svolgere il loro lavoro in tutta tranquillità e senza subire il clamore mediatico creatosi intorno alla vicenda». Insomma, due posizioni abbastanza discordanti che stanno creando un certo disorientamento tra gli attivisti pentastellati.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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