LAMEZIA TERME «Non si sa ancora chi li abbia uccisi. E questo è grave tanto quando averli uccisi». Il commissario straordinario di Lamezia Terme Francesco Alecci ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i due netturbini uccisi nel quartiere Miraglia il 24 maggio 1991. E chiede giustizia, assieme ai familiari presenti alla commemorazione: «Lo Stato non può soggiacere alla violenza. Non dobbiamo consentire che atti di criminalità diventino la norma in questa città. Capisco queste persone, che sono rimaste qui: io sarei andato a bussare alla porta del maggior rappresentante della giustizia inquirente sul territorio e avrei chiesto giustizia». Alecci ammette anche che la sua stessa presenza è anomala. «Il fatto stesso che sia io oggi a prendere la parola per ricordare queste vittime della violenza mafiosa e non rappresentanti “fisiologici”, democraticamente eletti, testimonia di una singolarità (Lamezia affronta il terzo scioglimento del consiglio comunale per mafia, ndr) che non deve essere accettata». «Tutti – continua il commissario –dobbiamo restare al nostro posto per dire no alla volontà di far vincere la criminalità organizzata sulle regole. Il mio, oggi, è soltanto un ricordo umile e partecipato, come rappresentante di quell’ente che era il loro datore di lavoro. Perché, questo non va dimenticato, Pasquale e Francesco sono morti mentre lavoravano». E la loro memoria è ancora viva. Lo testimonia anche il ricordo tributato alle cinque di mattina – ora del duplice omicidio – ai due netturbini da parte di associazioni e cittadini.
La luce dei lumini ha illuminato ancora il quartiere Miraglia, luogo dell’agguato in cui 27 anni fa vennero uccisi Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte. All’evento hanno aderito anche gli animatori della legalità del progetto “Costruire Speranza”, della Caritas e del “Progetto Policoro” con la loro fiaccola della giustizia e della legalità.
Molto toccanti le testimonianze dei familiari di Cristiano e Tramonte, che hanno ribadito la richiesta di verità sui mandanti del duplice omicidio. «Sono passati tantissimi anni – ha detto Francesco Cristiano, fratello di Pasquale – ma non ce la facciamo più, per questo lanciano l’ennesimo appello alle istituzioni e chiediamo ad alta voce giustizia perché un fatto del genere non può finire nel dimenticatoio». A sua volta Maria Tramonte, figlia di Francesco, ha affermato: «Fino a qualche anno fa era duro venire in questo posto ma adesso è diverso, perché – ha aggiunto – sentiamo che nostro padre è qui e questo posto deve diventare sempre più importante. Crediamo ancora nella giustizia, e non ci fermeremo perché se avremo giustizia a vincere sarà tutta la città di Lamezia Terme».
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