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«Catanzaro, la città senza entusiasmo politico»

di Alfredo Serrao*

Pubblicato il: 25/05/2018 – 9:44
«Catanzaro, la città senza entusiasmo politico»

A distanza di quasi un anno dalla riconferma (quater) alla carica di sindaco di Sergio Abramo – avendo partecipato attivamente ed elettoralmente – assistiamo ad una sorta di liquefazione dell’entusiasmo politico. Questo è il primo dato, il più pericoloso in questo momento di destrutturazione del quadro generale in chiave politica, la cui gravità in ambito cittadino è direttamente proporzionale all’osservazione di alcune criticità che esistono a Catanzaro, dove l’atteggiamento della governance è quantomeno opinabile. La progettualità del sindaco Abramo sui grandi temi che riguardano lo sviluppo della città e la sua interconnessione in ambito regionale è una felice e ragionata intuizione, che non è proprietà intellettiva del singolo. Ma, questa non esclude e non impedisce a nessuno di chiedere la stessa attenzione, che sia normalità quotidiana di gestione. Normalità, equità, responsabilità, trasparenza e non ultimo legalità sono principi “erga omnes”, che non passano assolutamente da indicazioni turistiche di qualche consigliere comunale, di maggioranza purtroppo. Un “Pierino” ruspante ed irrazionale che ha razzolato politicamente da sinistra verso destra, che pensa di muovere in autonomia le cose della politica in città, magari indicando carrozza e fermate, giusto per usufruire dei favori positivi di questa amministrazione (?). Allora chiamiamole per nome le cose. Senza il timore di essere equiparati alle Brigate Rosse riconosciuti nel ruolo di lotta armata contro lo Stato, quando Papa Paolo VI scrisse loro! Noi non siamo le Brigate Rosse e chi ha pensato di scriverci – non avendo peraltro lo spessore storico e culturale di Paolo VI – nell’ultimo Consiglio comunale, ha soltanto certificato, senza il bisogno di sottolinearlo, la sua miopia ed arroganza istituzionale e politica, che non può né legittimarci, tantomeno delegittimarci. In questo il Sindaco Abramo non può e non deve essere complice. Se si legittima questa complicità, sul piano politico si consuma una contraffazione che mira a spegnere non tanto il dissenso – che non c’è ed Abramo lo sa bene – quanto una libertà costituzionale, dove vecchi semi di stregoneria cercano di celebrare un lutto in mancanza di un cadavere! Quel cadavere che in effetti c’è in ambito amministrativo e che si manifesta nel totale disordine che vede il verde pubblico un autentica giungla. Che ha estinto in una logica distruttiva – da fare invidia a the day after – le strutture sportive in città e che, fatto ancora più grave sul piano civile, sta annientando le società minori, magari quelle che svolgono una funzione di ricucitura sociale oltre che sportiva nelle periferie. Non abbiamo difficoltà ad affermare che ormai tutta la città di Catanzaro è una grande periferia, situazione che si aggrava nel momento in cui è saltato quell’impianto di associazionismo autentico che c’è nello sport e l’operare sul piano del vittimismo solo per nascondere un deficit di relazione, prima umana e poi operativa, non serve a nessuno, sindaco incluso. Questa resta una narrativa ormai ammuffita che ha già fatto male alla nostra città. E’ la narrazione di una sconfitta politica dell’assessore Cavallaro e di quanti nel suo cerchio pensano di validare una forma di signoraggio politico, esempio di ristrettezza comportamentale umana e politica a cui Sergio Abramo, per un vincolo di verità, non può più prestare attenzione.

*Presidente associazione “I Quartieri”

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