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«La lezione indimenticabile di Cecchino Principe»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 26/05/2018 – 16:15
«La lezione indimenticabile di Cecchino Principe»

Il 25 maggio si è celebrato a Rende un importante appuntamento politico. I cento anni (con un ritardo di un giorno perché nato il 24) dalla nascita di Cecchino Principe rappresentano un evento importante. Meglio, l’occasione giusta per offrire alla collettività, da tempo disorientata dall’autocelebrazione renziana, dal chiasso politico e dal populismo d’année, un esempio dal quale imparare. Ciò che è, infatti,divenuto infrequente è il relazionarsi ai protagonisti della politica che si sono distinti con il fare. Soprattutto per il fare bene. Un assurdo, specie in un periodo nel quale ci si candida promettendo, ovunque, quella diversità che convince, tra chi le cose si limita a dirle e chi le fa davvero.
Cecchino Principe – sempre secondo (non so se, sempre, meritatamente!) al fuoriclasse Giacomo Mancini nella graduatoria meritoria, come lo fu nel ciclismo coevo Raymond Poulidor rispetto a Jacques Anquetil – ha raccolto, in vita, meno di quanto meritasse. Non certo come rappresentatività politica, delle quali perfomance istituzionali se ne è parlato, bene e tanto, nel corso della manifestazione celebrativa, bensì come caposcuola. Ebbene sì, ha fatto scuola come sindaco! Come primo cittadino innamorato di Rende e dei rendesi, con e per i quali aveva strappato il Municipio, nei primi anni 50, al più bieco conservatorismo, conservando ivi il ruolo sindacale sino al 1980. Ricordo il mio ingresso da oppositore in consiglio comunale, per l’appunto in quell’anno, per un bel messaggio di augurio di buon lavoro rivoltomi direttamente, poco prima che si dimettesse per la contemporanea presenza nel consesso di Sandro Principe, altro magnifico sindaco di quella che è oramai da allora la mia Città. Non dimentico la narrazione e il monito di quella serata. Abbracciandomi nel corridoio del Castello mi raccontò delle battaglie politiche che lo videro insieme a San Lucido, un paese al quale Cecchino era da sempre molto attaccato, condividere nel 1946, unitamente a Fausto Gullo, l’elezione di mio padre a sindaco comunista. Contemporaneamente, mi ammonì dicendomi una cosa che non ho più dimenticato: nella vita occorre sempre tenere conto da dove siamo venuti, chi siamo e soprattutto dove vogliamo arrivare! In questa frase risiede il messaggio didattico del sindaco Principe riferita agli atteggiamenti da tenere negli ambiti rituali delle istituzioni. Si è eletti sindaci per la visione critica del passato, si guadagna la relativa elezione esclusivamente fornendo la prova concreta della coerenza tra ciò che si programma e ciò che si realizza. Questo è quanto ho appreso da lui. Da qui, il valore assoluto dei suoi 28 anni di primo cittadino, meritati con ciò che è stata la sua lungimirante realizzazione urbanistica, il suo concetto di Città che ha precorso i tempi e soddisfatte le esigenze sociali, tanto da rappresentare un concreto modello scolastico nel Mezzogiorno e non solo.
Ho scritto questo perché la mia ernia del disco mi ha impedito di testimoniare un siffatto insegnamento direttamente nel corso della affollatissima manifestazione di ieri sera. Sarebbe stato un mio dovere/piacere. Ma soprattutto l’avvertito obbligo di rappresentare cosa pensava e diceva un grande amministratore circa 40 anni fa. Un modo di gestire la res pubblica che ancora non è (ahinoi!) affatto di moda, atteso che la prerogativa odierna è quella di promettere molto di più di quanto poi si riesca a realizzare.
In tutto questo risiedono le differenze tra chi era Cecchino Principe e il resto d’epoca. Ma anche oltre. Un’eccezione è stata quella (ed è giusto che lo si dica, prescindendo dal fatto che io sia un suo grande amico) di Sandro Principe, inizialmente in difficoltà obiettiva di comparazione con l’operato del suo illustre predecessore. Anche lui è riuscito a conquistarsi non solo l’autonomia del proprio nome ma un protagonismo tale da farlo considerare il sindaco delle grandi realizzazioni di quella grande Città che è Rende. Tale da celebrare una elezione unica nelle sua specie: l’essere rieletto nel 2004 per acclamazione popolare (78%) mentre era in un letto di ospedale perché attinto da una pallottola ancora in cerca di autore.

*docente Unical

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