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«Il brutto vento che soffia nel mondo»

di Franco Laratta*

Pubblicato il: 27/05/2018 – 21:30
«Il brutto vento che soffia nel mondo»

C’è un brutto vento che soffia nel mondo: è il vento dell’odio, della violenza, del ritorno ai tempi bui e del peggiore Medioevo.
Contrastare l’uso dei vaccini che cos’è se non questo? La nuova caccia ai gay, ai diversi, ai migranti, cos’altro può essere?
E c’è un vento ancora più freddo che spinge la politica: è il vento della prepotenza, dell’arroganza, della contrapposizione, dell’ignoranza.
“America first and only America first” tuonò un trionfante Trump. Uno slogan che è un po’ il simbolo di questa epoca.
America First non significa solo prima di tutto l’America, ma va ben oltre: prima i ricchi, prima i bianchi, prima la forza, prima il denaro, prima gli interessi, prima “io”. Prima di tutto il Nord, dice qualcuno in Italia!
Con la dottrina Trump l’Occidente è finito, la democrazia si indebolisce terribilmente, mentre in altre parti del mondo crescono e dominano gli uomini forti, i dittatori mascherati, gli estremismi, le destre razziste, i populismi.
L’Italia non è rimasta indenne a questa onda inarrestabile, che non è una moda, perché il predominio dell’arroganza e della prepotenza, del potere che poggia le basi sulla più profonda ignoranza, del non rispetto delle regole, del diritto, della storia, della cultura e del progresso, si sta trasformando in un solido e vincente programma politico. Il ‘contratto di governo’!
L’Italia che oggi esprime il peggio di sé stessa è l’Italia che ha bisogno di fare quello che vuole senza troppi ostacoli, senza troppe regole. E’ l’Italia della più alta evasione fiscale dell’Occidente, l’Italia del più forte, del più furbo, del più arrogante. È un’Italia giustizialista, che non va per il sottile, che ragiona per sommi capi, che vuole ‘ordine e pulizia’ senza troppi distinguo! E non aggiungo altro.
E c’è l’Italia che soffre, che cerca un riscatto, che invoca il futuro, che detesta il potere, che odia la classe politica.
In un paese lacerato e pieno di odio, non ha senso parlare di sociale, di solidarietà, di condivisione: ognuno pensa per sé, tutto il resto non vale nulla.
E così scompare la sinistra, scompare il cattolicesimo democratico, finisce la lezione di Moro e Berlinguer, finisce il sogno europeo. E avanzano idee e movimenti neofascisti che hanno fortemente voglia di tornare e di imporsi.
In questo panorama rischia l’irrilevanza il PD: se rimane così come è stato ridotto, non avrà più senso né funzione alcuna.
Un partito che ha governato bene (i governi Renzi e Gentiloni hanno prodotto molto e salvato un paese che era paurosamente scivolato nel girone della Grecia! Così come fece bene Prodi nelle sue esperienze di governo) ma che non ha saputo rinnovarsi nelle idee e nel progetto politico, che ha perso i contatti con la sua gente e i suoi valori. Divenendo un partito-stato, un partito-istituzione, un partito lontano. Un partito che non ha compreso fino in fondo il disagio sociale, le condizioni in cui versa il Sud, il fortissimo disagio delle periferie urbane, la paura e il bisogno di sicurezza dei cittadini. Il crollo delle famiglie, sempre più deboli e sole. E non bastano gli 80€ al mese o il REI (il reddito di inclusione). Il disagio è molto più grave, è smarrimento culturale e mancanza di prospettive. Il Pd avrebbe dovuto buttarsi a capofitto per capire le condizioni in cui vivono i nostri giovani.
Il Paese negli ultimi vent’anni si è indebolito progressivamente, soprattutto a livello culturale, dell’istruzione e della formazione.
Sono venuti meno i valori fondamentali, non ci si sente più parte di una comunità, manca il senso dello Stato, non c’è più rispetto delle regole, si fanno avanti i più forti, i furbi e i prepotenti.
La classe politica del paese è lo specchio della società.
Lo diceva Gaetano Salvemini: «La classe politica italiana è per il 10% migliore, per il 10% peggiore e per l’80% uguale al Paese che rappresenta».
La politica è morta, gli ideali non esistono più, la società civile è spenta, gli intellettuali stanno in pantofole, i giovani scappano via.
Nel sud si rischia il tracollo: la Calabria perde ogni anno decine di migliaia di persone. Nell’indifferenza generale. Mentre avanzano povertà e criminalità.
Saranno anni duri e difficili per l’Italia. Probabilmente inevitabili.
Bisogna preparare l’alternativa delle idee, degli ideali, della solidarietà.
Solo una nuova generazione potrà osare tanto.

*già parlamentare Pd

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