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«Il Corap tra passate gestioni e attuali confusioni»

di Stefania Frasca*

Pubblicato il: 28/05/2018 – 14:40
«Il Corap tra passate gestioni e attuali confusioni»

Oliverio parla molto più spesso del Corap che non di Calabria Verde, nonostante le dimensioni delle due società stiano in un rapporto di 1 a 10. Questa volta ci è toccata l’esternazione sul Bilancio del Corap 2016 e sui presunti 26 milioni di deficit: tant’è! Ma mentre non si può chiedere ad un Governatore di entrare nel merito tecnico di un qualsivoglia bilancio perché, di solito, ne sa poco o nulla, quello che invece si può pretendere è che non parli con superficialità di , soprattutto quando appare chiaro che espressioni ad effetto come questa (di cui riconosciamo “a vista” l’esimio autore) ci richiamano a quell’antico vizio per il quale si guarda alla .
A proposito, quindi, del bilancio del Corap, ci vuole una bella faccia tosta, dopo cinque anni di commissariamento delle ex ASI durante i quali la Regione l’ha fatta da padrona, ad addossare la responsabilità di un deficit arrivato alla iperbolica cifra di 26 milioni, alle cosiddette . Operazione questa, oltre che assai scorretta, parecchio volgare perché condotta in assenza dei soggetti sul cui capo si tenta di far ricadere le miserevoli condizioni in cui versa ormai da un lustro il Corap.
Intanto, perché esista davvero un’«operazione verità», è necessario che prima ci siano state delle “menzogne” e, laddove questo rispondesse al vero, doveroso sarebbe fare nomi e cognomi dei bugiardi, evitando così di sparare nel mucchio così come farebbe, non il Governatore della Calabria, ma l’ultimo uomo della strada. Altrettanto doveroso sarebbe da parte del Presidente, socio per circa un decennio dell’ASI cosentina in quanto rappresentante legale della Provincia di Cosenza, cospargersi il capo di cenere ascrivendosi -almeno in parte- una quota delle menzogne alle quali -oggi- contrappone le sue verità colate.
Senza andare troppo lontano nel tempo, vorrei ricordare che i dati dei Bilanci dei Consorzi ASI del 2015 approvati dal penultimo commissario Corap, Giulio Oliverio, si trovano allegati al DPGR. n. 115/2016 assieme a quelli delle altre ASI, riportano numeri del tutto diversi da quelli che oggi si vogliono illustrare. Ed, in tutti i casi, laddove quegli stessi dati fossero risultati poco veritieri, la responsabilità sarebbe da ascrivere al succitato commissario ed alla Giunta regionale cui competono, ormai dal lontano 2013, non solo l’esercizio delle attività di indirizzo, controllo e di vigilanza sul Corap (art. 16, c. 1, L.r. 24/2013), ma finanche la verifica degli atti amministrativi e di gestione che comportano spesa (art. 15, c. 3, L.r. 24/2013).
Ma, poiché qualsiasi individuo dotato di un livello culturale medio, sa bene che la verità non è mai una e che nessuno può ritenere di averla in tasca, partiamo dal parere (negativo) al bilancio 2016 del Corap del Revisore Unico dei Conti del Corap, dottor Sergio Tempo.
Che cosa rileva il Revisore dei Conti nel suo parere negativo, in verità alquanto edulcorato, al bilancio del Corap?
Mette in luce Tempo:
1. «la mancata adozione dello statuto dell’Ente, da parte della Regione, previsto dalla Legge Regionale n. 24, del 16 maggio 2013» (…) «Ad oggi l’Ente risulta ancora sprovvisto di tale atto normativo fondamentale che disciplina l’organizzazione ed il funzionamento di un ente pubblico o privato» (…) «la mancata predisposizione ed approvazione dello Statuto, oltre alle ovvie conseguenze di legge, genera incertezza anche sulla stessa competenza all’approvazione del bilancio»;
2. «non risultano istituiti, da parte da parte della Regione, tutti gli Organi Consortili previsti dall’art. 6, della Legge Regionale n. 24 del 16 maggio 2014. Il commissariamento delle ASI è avvenuto circa cinque anni orsono, il “ritardo” ammonta a circa quattro anni, considerato in un anno il tempo che sarebbe stato ragionevolmente necessario per la conclusione delle procedure di accorpamento. Questa omissione non ha permesso di ripartire con equilibrio le competenze tra i vari Organi e di conseguenza, risultano in disequilibrio: a) le esigenze di natura organizzative dell’ente in funzione di una maggiore efficienza; b) le esigenze di garanzia tese ad evitare una eccessiva concentrazione di poteri in capo ad un medesimo Organo. Si tratta di una lesione della Legge abbastanza significativa»;
3. «è indispensabile la predisposizione (da parte del Corap) e l’approvazione (da parte della Regione) di un piano industriale (peraltro, più volte sollecitata dal Revisore). Senza tale piano programmatico ne deriva in prima istanza: a) una gestione dell’ente improntata all’improvvisazione; b) una nociva indifferenza dei rapporti fra Regione Calabria e il Corap e sui reciproci diritti e doveri, compiti e funzioni; c) la mancata definizione dei nuovi compiti da affidare al Corap onde mettere a frutto il personale, le esperienze, i mezzi, i beni delle ex ASI; d) la mancanza di obbiettivi verso cui dirigere il Corap».
Ci sarebbe, già a questo punto, materia sufficiente per individuare quali siano davvero le menzogne e chi siano, non i bugiardi, ma, peggio, i mistificatori. Non si può procedere facendo finta che non tocchi al Comitato di Programmazione (mai nominato) esprimere parere sul Bilancio (art. 6, c. 5., L.r. 24/2013) né glissare sul fatto che i soci del Corap (e prima delle ex ASI) sono tenuti in una specie di limbo (sono ancora soci, non lo sono?), assistendo -per di più- indifferenti ad strana concentrazione e sovrapposizione di poteri in capo ad un unico soggetto a cui -tali poteri- non sono stati mai affidati. A chi giova questo stato di cose? Alle passate gestioni per caso?
Epperò, più specificatamente e a proposito del deficit, il dottor Tempo ha dell’altro da osservare. Infatti, continua scrivendo:
«Non si evince dalla nota integrativa: a) l’elenco dettagliato dei crediti al 31-12-2016; b) una dettagliata descrizione della modalità di svalutazione».
Il che, in soldoni, fa sorgere spontanea una domanda: ma come avete fatto a svalutare i crediti, operazione dalla quale discende una buona quota dei 26 milioni del deficit attuale?
Possibile che a monte di una svalutazione così importante non ci sia un parere terzo ed imparziale che attesti la conformità alla legge di una simile operazione?
In realtà, un documento esiste ed è quello redatto dall’Audirevi (una nota società di revisione) che, su incarico della commissaria, per la modica cifra di 30.000 euro (Decreto n.112 del 10.07.2017), avrebbe dovuto esprimere parere sul Bilancio (e, quindi, anche sulle svalutazioni nonché sui deficit risalenti al passato).
Invece, nelle scarne, ma costose, paginette, l’Audirevi, nel dichiarare di >, afferma: «Non esprimiamo un giudizio sul bilancio d’esercizio della Società». (…) «Non siamo stati in grado di acquisire elementi probanti sufficienti ed appropriati su cui basare il nostro giudizio sul bilancio». Niente po’ po’ di meno!
Ed allora, siamo a dire che, se da un lato il Revisore Unico dei Conti mette per iscritto -praticamente- che non ha cognizione dei crediti e delle modalità a cui si è pervenuti alla loro svalutazione e, dall’altra, Audirevi afferma che non è stata messa nelle condizioni di esprimere un giudizio sul bilancio evitando, infatti, di esprimerlo, di quale «fotografia certa ed inequivocabile» stiamo parlando? E quegli «elementi probanti e sufficienti» la cui mancata acquisizione non ha permesso ad Audirevi di esprimere un giudizio, chi li ha acquisiti e quindi valutati?
A parte la svalutazione dei crediti (evitiamo per adesso di entrare nel dettaglio per non aggiungere troppa carne al fuoco), che cosa dicono Audirevi e Tempo sul riconoscimento dei debiti operato dalla commissaria e che compongono un’altra bella fetta del cosiddetto deficit? Praticamente nulla (Audirevi) o poco (Tempo).
In questo “nulla” o “poco”, che cosa si può rilevare in relazione alle attività del Corap destinate ad avere impatto sui Bilanci (quello presente, ma anche quelli futuri)?
a) che la commissaria (dirigente regionale) ha riconosciuto alla Regione (cioè al proprio datore di lavoro) otto milioni di crediti. Sorvolando sull’evidente conflitto d’interessi, sulla provenienza di tale debito non esiste uno straccio di documento allegato al Bilancio né tanto meno vi è traccia nella relazione integrativa, tanto da indurre il Revisore (che in questo adotta la politica dei “pannicelli caldi”) che l’operazione condotta al Tavolo Regione/Corap (ovvero, leggi Tavolo Regione/Regione), riunito per definire debiti e crediti reciproci, «non ha rilevanza formale, ma quanto di sostanza, visto che interessa in ultima analisi anche gli equilibri del bilancio stesso». Come non ha rilevanza formale? Ce l’ha o non ce l’ha? Perché senza la forma è chiaro che anche la sostanza viene meno;
b) che la commissaria -in perfetta autonomia, vista la mancata nomina degli organi dell’Ente e l’assenza dei pesi e dei contrappesi tipici di un’amministrazione che si possa dire minimamente “equilibrata”- ha definito una quantità di transazioni delle quali riteniamo il Governatore sia assolutamente all’oscuro. Non vogliamo dire, per fare un mero esempio, che l’operazione condotta con la IAM non sia lecita (quanto ha inciso sul bilancio?), ma risulta quantomeno inopportuna, considerata la «concentrazione di poteri in capo ad un medesimo Organo», così come rilevato anche da Tempo;
c) che il “nuovo” Regolamento per la cessione dei suoli del Corap (allo stato, l’unica e vera ricchezza dell’Ente) approvato dalla commissaria al di fuori dei compiti ascrittile dalla legge e nell’esercizio di funzioni in eterna prorogatio, avendo cassato la disciplina previgente ed introdotto una sostanziale deregulation, ha avuto (per lo meno) due risultati. Il primo coincidente con la sostanziale cancellazione/svalutazione di una serie di crediti (attuali e/o potenziali) delle ASI; il secondo -di media e lunga prospettazione- collimante con il graduale impoverimento strutturale dell’Ente a causa dell’ovvia stimolazione della compravendita dei terreni fra i privati, conseguente proprio alla cassazione della disciplina previgente. Cosicché, la rendita fondiaria insita nell’edificabilità impressa per mano pubblica sui terreni, prima agricoli, è divenuta appannaggio non già dell’Ente, ma di chiunque voglia lucrare proprio sui meccanismi della rendita fondiaria. E queste, Governatore, non sono noccioline! Pensi, Presidente, che l’operazione “cancellazione” del Regolamento non era riuscita neanche a chi l’ha preceduta. Ma, insomma, «quello che non hanno fatto i Barbari, l’hanno fatto i Barberini»…
d) che dal 2015 in avanti, nessuno e dicasi nessuno, ha proceduto alla verifica dello stato degli atti di cessione dei suoli, all’accertamento del rispetto delle norme contrattuali e, quindi, alla eventuale revoca (attività certamente impopolare) delle assegnazioni dei terreni; attività questa regolarmente portata avanti dalle vituperate “passate gestioni”. Come dire che una banca concede un prestito e rinuncia a recuperarlo laddove il beneficiario non rispetti i termini della transazione. E questo certamente ha incidenza sul Bilancio!
Così come vogliamo sorvolare su alcune “ambiguità” contenute nel “parere Tempo”, come quella relativa al fondo rischi portato all’iperbolica cifra di 21.475.448,51 euro. Scrive Tempo: «Il revisore, al fine di effettuare una puntuale ricognizione e di rilevare una serie di informazioni che permettono di verificare la rappresentazione completa dello stato dei contenziosi, ed anche con l’obbiettivo di acquisire dati utili per valutare la congruità del fondo rischi rispetto alle potenzialità alla quale è esposto l’ente, ha richiesto dettagliate informazioni che permettano di verificare la corrispondenza del valore del fondo rischi, con il valore di copertura delle relative passività. A tal proposito, il Revisore, prende atto, come dallo stesso più volte raccomandato, che è stato effettuato nel bilancio d’esercizio 2016 un sostanzioso accantonamento al fondo rischi di euro 12.208.451,88, portando il relativo fondo ad euro 21.475.448,51».
A leggere ciò che ha scritto Tempo, se l’italiano non è un opinione, avendo richiesto egli stesso «dettagliate informazioni», e non avendole ancora ottenute, tuttavia ritiene giusto e congruo il raddoppio del detto «fondo rischi», non senza puntualizzare che il contenzioso risale alle “vecchie” ASI (embè?). Bisognerebbe spiegare anche al dottor Tempo che è dal 2013 che la gestione del contenzioso è in mano ai commissari regionali (rappresentanti legali delle ex ASI ex lege) e che, da quella data (cinque anni), le modalità con le quali la detta gestione è stata portata avanti avrebbero meritato il suo più puntuale e rigoroso controllo.
Insomma, ce ne è abbastanza per affermare che la verità è tutta un’altra cosa e che il Governatore viene costantemente malamente informato. Prova ne è che gli fanno scrivere nell’articolo pubblicato dal Corriere della Calabria: «Indispensabile l’attuazione del Piano Industriale!». Ma non ha letto, Presidente, il parere del dottor Tempo nel quale è scritto a chiare note che il Piano Industriale non esiste e che, di conseguenza, si naviga a vista? Non ha sentito i sindacati tutte le volte che ne hanno invocato la necessità? Quale Piano Industriale? Quello che la commissaria, priva di titoli ed esperienze specifiche e, anche, in assenza di una norma che gliene affidi il compito, si precipiterà a confezionare così da porre rimedio alla sciocchezza che le hanno fatto dire? E, ancora, sempre riferendosi a quanto ci è toccato leggere, con quale personale il Corap affronterà il ruolo di «parte in causa istituzionale della Zes»? Con quello che ciondola nelle varie sedi del Corap, depresso e disoccupato, privato dei propri compiti da un’organizzazione del Corap verticistica e piramidale nonché contraria a quanto stabilito dalla L.r. n. 24/2013?
Prima di attuarlo, Governatore, messi da parte inverosimili manager, menti sapienti ed a ciò avvezze dovrebbero almeno predisporlo un Piano Industriale per poi prospettarglielo, viste e considerate le responsabilità sul destino del Corap che premono tutte sul suo capo.
Sul finire, Presidente, si informi meglio e apprenderà che la L.r. 24/2013, all’art. 5, c. 4, testualmente recita: «Le funzioni attribuite ai Consorzi provinciali per le aree, i nuclei e le zone di sviluppo industriale dalla normativa regionale e nazionale vigente, continuano ad essere esercitate, dalla data di entrata in vigore della presente legge, dal Corap». Cosa, questa, che anche lei stesso non ha mancato di far risaltare, ad esempio, nel DPGR. n. 115/2016: «l’istituzione del Corap deve intendersi già prodottosi nell’ordinamento ex lege, (…)». Insomma, nel 2016, per sua stessa affermazione, lei ha proceduto solo alla di un Ente che aveva visto la luce già nel 2013.
Ne consegue che, almeno dalla nomina del primo commissario regionale in poi, ovvero dall’agosto del 2013, non solo le responsabilità relative ai bilanci sono da ascrivere in capo ai commissari/dirigenti regionali (ai quali, peraltro, sono stati attribuiti i poteri di cui all’artt. 8 e 9, L.r. 38/2001, ovvero quelli del Presidenti e dei Comitati Direttivi cui competeva la predisposizione dei bilanci), ma anche che la Giunta, da quella stessa data, si è assunta i compiti di vigilanza e controllo sul neonato Ente. Non è chiaro?
E per darle almeno una buona notizia, si accerti pure se risponde al vero che il primo commissario Corap, dottor Monea (l’unico nominato da Scopelliti), incaricò la società BDO di analizzare il Bilancio 2013 dell’ASI di Cosenza (quella di cui lei è stato socio per un decennio) che accertò la sostanziale veridicità dei dati riportati nei documenti contabili dell’Ente. Ciò, oltre a renderla tranquillo sul suo operato di socio, le dovrebbe far sorgere qualche ulteriore dubbio sul Consuntivo Corap 2016, visto e considerato che Cosenza, sottoposta a verifica dalla BDO (che non è proprio l’ultima delle società di revisione), non aveva la passività riportata nell’articolo a sua cura apparso sulla stampa. Ed, anzi, proprio Cosenza, grazie anche alla sua fattiva collaborazione di socio di cui siamo tutti testimoni, non solo presentava sempre saldi positivi, ma ridusse notevolmente e gradatamente il debito pregresso ereditato dal passato. E pagava puntualmente stipendi e contributi senza che la Regione si sentisse in dovere di corrispondere almeno le quote annuali di sua competenza (cosa che dal 2001, epoca di approvazione della L.r. 38/2001, non ha mai fatto).
Essì, Presidente! Non posso far passare anche questa perché incide direttamente su un mio nervo che, allo stato, risulta essere parecchio scoperto. Va bene la sobrietà, ma l’ennesimo “sputo in faccia” proprio non lo posso sopportare. Ho subito una condanna tanto pesante quanto ingiusta per essere stata aggredita, rea di aver svolto fino in fondo il mio dovere, da un gruppo di delinquenti la cui mano è stata armata da certi portatori di interessi e, nondimeno, da taluni inamovibili dirigenti regionali (l’esasperato capo della Protezione Civile da lei nominato, il dottor Tansi, ha aggiunto gli aggettivi «incapaci e intrallazzini»).
Lei sa bene, in quanto socio, che, tra le tante altre cose, ho recuperato per l’ASI cosentina milioni di crediti mai esatti prima e decine di ettari di terreni detenuti illegalmente da privati cittadini.
Ricorda Pro.Cal. Presidente? Secondo lei chi ha recuperato al patrimonio pubblico quei terreni? Chi li ha difesi dal giro di interessi, di nomi e prestanomi, miranti a far ricadere i beni nelle stesse mani di coloro ai quali la Magistratura li aveva sottratti? E chi adesso li sta svendendo?
Solo menti ottuse, e la sua sicuramente non lo è, possono pensare che nulla leghi la mia attività quale Direttore generale dell’ASI, le minacce scritte e verbali che ho subito, le continue provocazioni, gli agguati ed i tranelli in massima parte provenienti dalla burocrazia del “Dipartimento di riferimento”, alle vicende giudiziarie di cui purtroppo sono stata vittima.
E, adesso, dopo tutto, dopo che lei ha assistito indifferente al fatto che mi si volesse a tutti i costi fuori dal Corap (partita ancora aperta e chi vivrà vedrà!), mi si viene anche a dire che Cosenza avrebbe accumulato una passività pari a 2,9 milioni di euro?
Pare il colmo che lei, proprio lei, al corrente di tutto, immemore di tante e tante cose e noncurante della sensibilità altrui, spari nel mucchio con tanta superficialità. Riferisca nomi e cognomi, precisi fatti e circostanze, se questo può sembrarle utile e se è in grado di farlo.
Stia certo, però, se le può essere di consolazione: la verità (quella vera) è un articolo difficile e ha il vizio di venire a galla.

*Architetto, dirigente Corap

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