Si può perdere qualsiasi risorsa in Calabria senza alcuna reazione. Non una parola è stata spesa per la soppressione del “Cmp”, il Centro Meccanizzato di smistamento della corrispondenza in arrivo e in partenza dalla Calabria delle Poste Italiane che aveva sede a Lamezia Terme in località Acconia (nella foto). Vi lavoravano circa 300 dipendenti per suddividere ogni notte circa tremila chilogrammi di corrispondenza. Chi l’ha visto operare dice che era un fiore all’occhiello che andava preservato, ma è stato eliminato per consentire l’apertura di un centro a Bari dove anche la corrispondenza in arrivo o in partenza dalla Calabria viene oggi “lavorata” e poi rispedita al mittente per essere avviata alle tante destinazioni.
Il Centro calabrese ha così subito una “cura dimagrante” ed oggi, privato di un consistente numero di addetti molti dei quali andati in pensione, è diventato un centro di raccolta e smistamento della società Amazon, ma si sono perduti molti posti di lavoro. Insomma è il caso di dire che in Calabria continua a piovere sul bagnato!
Come funzionava il servizio di Poste Italiane quando anche la Calabria era dotata di un centro di smistamento? La raccolta veniva effettuata una sola volta al giorno e ad orario prestabilito, entro le 10,00 presso le cassette distribuite sul territorio e le 12 per le cassette ubicate presso gli uffici postali. Un furgone portava le lettere al centro di smistamento per essere selezionate meccanicamente, timbrate e inviate ai vari centri di smistamento in arrivo, consegnate ai portalettere e recapitate. Oggi la corrispondenza viene portata a Bari, lavorata e riportata in Calabria per essere consegnata ai destinatari.
Tutto ciò è finito qualche anno fa, quando Poste Italiane ha deciso di chiudere il centro di smistamento regionale per incrementare quello della Puglia. Né allora, né oggi qualcuno si è posto il problema che anche quell’episodio contribuiva non solo ad aggiungere disperazione in un tessuto segnato profondamente dalla disoccupazione, ma anche a impoverire la produttività di questa parte del Paese.
È bene rammentare a chi dimostra di aver perduto la memoria che il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno (19,4%) è tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10%). E mentre mezza Italia, nella parte alta delle mappe Istat, è sull’orlo dell’uscita dalla crisi, con livelli di occupazione tornati vicini a quelli del 2008 (66,7% al Nord e 62,8% nel Centro), il Sud resta nella palude, ancora indietro di due punti (44%) rispetto alle percentuali del 2008. Così come Il divario occupazionale tra Nord e Sud è di oltre 20 punti, come quello che esiste tra Grecia e Germania. O tra Turchia e Norvegia. In Calabria il malessere è come moltiplicato per tre: non solo la disoccupazione è tre volte tanto quella del Nord, anche il rischio di cadere in povertà è triplo rispetto al resto del Paese.
La Calabria non intende rassegnarsi all’idea di essere consideratala terra di ‘ndrangheta e di disperazione, dal più basso reddito e dal più alto indice di disoccupazione, ma pretende attenzioni e sostegno per liberarsi dalla morsa delle organizzazioni delinquenziali che continuano ad essere l’ostacolo più grande che si frappone al desiderio dei calabresi che vogliono essere una società moderna, che vogliono migliorarsi per esprimere le potenzialità sociali, culturali e ambientali di questa Terra. Per farlo c’è bisogno che lo Stato supporti l’iniziativa a cominciare dalla questione calabrese che deve essere posta tra le priorità del nuovo Governo.
*giornalista
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