LAMEZIA TERME Se si votasse domani. Non è esercizio ozioso, se si considera la crisi istituzionale «senza precedenti» che si sta consumando a Roma. Impossibile, allo stato attuale, ipotizzare in che modo partiti e movimenti calabresi arriveranno al prossimo – inevitabile, a quanto sembra – appuntamento con le urne. Dunque, si può solo cercare di fotografare il “qui e ora” nonché le reazioni legate all’imminente scioglimento delle Camere.
LA LEGA Tutti i sondaggi, per il momento, danno ragione a Salvini: la sua intransigenza su Paolo Savona e la successiva archiviazione del governo Lega-M5S sembrano aver messo nuova benzina nel serbatoio elettorale del Carroccio, che – capitalizzando al massimo la retorica antieuropeista – si appresta a incrementare il suo bottino nelle urne, al Nord ma anche nelle regioni del Sud, Calabria compresa. Non è difficile quindi immaginare un (grande o piccolo) allargamento nel prossimo Parlamento della squadra calabro-leghista, che oggi schiera un solo deputato, il lametino Domenico Furgiuele, e un senatore, cioè lo stesso Salvini. Non mancano, però, le incognite. Perché stavolta la Lega non potrà contare sul supporto elettorale assicurato da Peppe Scopelliti alle ultime elezioni. L’ex governatore è attualmente in carcere – dove sta scontando la condanna definitiva per il “buco” nel bilancio del Comune di Reggio – e non potrà più lavorare dietro le quinte per confermare le buone percentuali ottenute lo scorso 4 marzo.
IL M5S Di Maio lo ripete a ogni piè sospinto, nel tentativo di far digerire ai suoi il repentino ritorno al voto: il vincolo legato al secondo mandato dei parlamentari sarà valido solo se il governo Cottarelli dovesse ottenere la fiducia, scenario oggi alquanto improbabile. La rosa dei candidati dovrebbe perciò essere uguale a quella delle ultime elezioni. Significa che non si svolgeranno altre Parlamentarie online per la definizione dei vari posti in lista. Anche in questo caso, però, c’è chi mastica amaro, dal momento che, sondaggi alla mano, il M5S difficilmente potrà ripetere l’exploit delle scorse consultazioni. È verosimile ritenere che il pattuglione dei 18 parlamentari (su un totale di 30 in tutta la regione) potrebbe subire una limatura, a danno di quei senatori e deputati che erano riusciti a conquistare uno scranno per il rotto della cuffia o perché altre regioni, come Campania e Sicilia, avevano esaurito i loro posti in lista (è il caso del vibonese Riccardo Tucci).
IL PD Ancora più incerta la situazione del Pd. Il rinvio sine die del congresso regionale, inizialmente convocato per il 23 giugno, ha ufficializzato una situazione di vacatio al vertice del partito. Il Nazareno, che ha congelato i rinnovi di tutti gli organigrammi in attesa del congresso nazionale, potrebbe inviare in Calabria un nuovo commissario. Nel frattempo, l’uscente Magorno, malgrado abbia più volte ribadito l’effettiva scadenza del suo mandato, continua a comportarsi come un segretario regionale in carica e a dettare i tempi del partito calabrese, come dimostrato dalla recente presa d’atto circa il rinvio del congresso (la cui celebrazione era stata da lui stesso fortemente caldeggiata) e l’organizzazione della manifestazione pro-Mattarella, da realizzare entro il 2 giugno.
Il senatore di Diamante, molto probabilmente, nei prossimi mesi continuerà a esercitare il ruolo di dominus del partito calabrese, anche in considerazione del fatto che Matteo Renzi – al cui destino Magorno è ormai sempre più legato – può ancora contare su una consistente maggioranza, seppur ridimensionata, in seno all’assemblea e alla Direzione del Pd.
In base a queste premesse, risultano quasi scontate le ricandidature dello stesso Magorno e di Antonio Viscomi. Non dovrebbe rischiare neppure Enza Bruno Bossio, che però – insieme al marito Nicola Adamo e al governatore Mario Oliverio – continua a guardare con un certo interesse all’area che fa capo al “reggente” – in rotta di collisione con Renzi – Maurizio Martina.
IL CENTRODESTRA Acque agitate anche nel centrodestra e soprattutto in casa dei berlusconiani. Il motivo è semplice: le ripartizioni avvenute alle ultime politiche, con gli azzurri che hanno fatto il pieno delle candidature nei collegi uninominali, non possono più essere ritenute valide alla luce degli ultimi risultati elettorali nazionali, che incoronano la Lega primo partito della coalizione, ammesso e non concesso che il centrodestra continui a esistere con quella conformazione.
È ovvio, allora, che il Carroccio chiederà più spazio per i suoi candidati, il che si tradurrà in un restringimento delle aspettative dei forzisti. Le certezze dovrebbero riguardare i posti al proporzionale per la coordinatrice Jole Santelli (Camera) e i vice Roberto Occhiuto e Giuseppe Mangialavori (Montecitorio e Senato). Dovrebbero essere riconfermati anche i due vincitori dei maggioritari di Camera e Senato, Francesco Cannizzaro (collegio di Gioia Tauro) e Marco Siclari (Reggio-Gioia). Quest’ultimo, tuttavia, in soli due mesi di attività parlamentare sembra aver assunto una posizione critica nei confronti dei vertici regionali del partito, i quali a loro volta non paiono ben disposti rispetto all’ipotesi di una ricandidatura del giovane medico vicinissimo a Tajani. Anche in questo caso, il verdetto finale spetterà a Berlusconi e dipenderà, in particolare, dall’orientamento che l’ex premier vorrà dare a Fi: cavalcherà l’antieuropeismo di Salvini o si assesterà sulle posizioni moderate di Tajani?
Quanto a Fratelli d’Italia, quasi certamente tornerebbe in campo Wanda Ferro.
LEU O si cambia o su muore: è questo il mantra che viene ripetuto da tutti gli esponenti calabresi di Liberi e Uguali. I sondaggi degli ultimi giorni alimentano la consapevolezza che, con un ritorno immediato al voto, la formazione grassiana non riuscirebbe a portare a casa nemmeno quell’unico seggio conquistato alla Camera da Nico Stumpo. Ed è per questo che i principali esponenti regionali e provinciali – tra cui Arturo Bova e Nicola Fiorita a Catanzaro, Giovanni Nucera e Nino De Gaetano a Reggio, Antonio Lo Schiavo a Vibo, Antonella Rizzo a Crotone – avrebbero già avviato un tentativo di dialogo per evitare una nuova frattura come quella avvenuta il 4 marzo, quando Stumpo optò per la pluricandidatura al primo posto dei due collegi proporzionali, togliendo spazio a tutti gli altri.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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