LAMEZIA TERME Da lunedì 4 giugno tutti i laboratori di analisi, le strutture private accreditate di Radiologia, Tac, Risonanza magnetica, Ecografia, Fisiokinesiterapia, cardiologia, oculistica, gastroenterologia, odontoiatria, erogheranno esami e visite esclusivamente a pagamento. È la decisione emersa a valle dell’assemblea tra gli operatori privati promossa da Anisap a Lamezia Terme. «Questo – spiega una nota – perché con i tagli imposti da Scura buona parte delle strutture private accreditate hanno già raggiunto il numero massimo di prestazioni erogabili per il 2018». Per i rappresentanti delle associazioni di categoria il nodo passa per la posizione del commissario al Piano di rientro Massimo Scura, una «volontà ferma e irremovibile di non voler acquistare per i cittadini calabresi gli esami fondamentali per la prevenzione». Anisap ricorda, inoltre, che «il commissario ha ribadito più volte, anche all’audizione della terza commissione del Consiglio Regionale, che i cittadini calabresi devono pagare di tasca propria le indagini deputate alla prevenzione, alla diagnosi precoce, al monitoraggio delle patologie di cui sono affetti anche se totalmente esenti in quanto “di bassa complessità e dal costo non elevato”». Resta, dunque, il muro contro muro. Nessun passo in avanti nel confronto nonostante la mediazione tentata dal governatore Oliverio. Il Commissario «non ha ritirato i decreti 72 e 87 (quelli che fissano il tetto massimo per le prestazioni, ndr) e non ha insediato il tavolo tecnico chiesto dalle associazioni di categoria, auspicato dalla terza Commissione del consiglio regionale, invocato davanti al prefetto di Catanzaro nella manifestazione cui hanno partecipato le strutture accreditate». Altra critica mossa a Scura: «In più interviste non ha avuto pudore ad affermare che le liste di attesa semplicemente non esistono, che le riprese dei media nazionali sono solo una montatura mediatica. Si vede che vive in Calabria qualche giorno la settimana per cui gli sfuggono i reali problemi della sanità calabrese».
NO AI CONTRATTI Sul piano burocratico, le strutture accreditate non firmeranno i contratti modulati sulla base dei decreti che ritengono penalizzanti. Le convocazioni, però, sono già partite, dunque l’assemblea ha deciso all’unaminità di ricorrere in via di urgenza al Tar non solo perché ritiene illegittimi i decreti del commissario «in quanto privi di istruttoria da parte del dipartimento alla Salute delle Regione Calabria, ma anche perché lo schema contrattuale proposto continua a mantenere una clausola vessatoria che costringe le strutture a rinunciare ad eventuali crediti vantati legittimamente».
I LICENZIAMENTI Non è tutto. Le strutture private accreditate calabresi, infatti, lamentano l’assenza di pagamenti negli ultimi undici mesi. E, «malgrado il dirigente generale del dipartimento abbia inviato una comunicazione ai direttori generali perché provvedano al pagamento, confortato dal parere dell’avvocatura regionale e dalle sentenze del Tar di Catanzaro ( ultima la sentenza n 00155/2018 del 18/05/18), il commissario Scura ha ordinato ai direttori generali di non pagare minacciandoli di denuncia alla corte dei conti e alla magistratura penale». Una decisione che gli operatori privati ritengono «irresponsabile». E che potrebbe «portare al fallimento le strutture», che «hanno deciso di riprogrammarsi, rimodulando l’attività, riducendo la forza lavoro, iniziando la procedura dei licenziamenti collettivi. Siamo pienamente coscienti – aggiungono i proprietari degli ambulatori – della gravità delle decisioni prese e sappiamo che tutto ciò graverà sulla parte più debole della popolazione e sui lavoratori dipendenti».
LE RICHIESTE Per uscire dal guado, Anisap chiede «un intervento immediato dei prefetti perché i direttori generali provvedano ai pagamenti secondo le indicazioni del dg del dipartimento, perché Scura ritiri in autotutela i Decreti 72 e 87, sospenda le convocazioni per i contratti, perché si insedi un tavolo di trattativa con le associazioni di categoria (Anisap e Federlab) come auspicato dal presidente della giunta regionale e dalla terza Commissione del consiglio regionale». Per adesso, dal 4 giugno, il rischio è che lo scontro pesi sulle tasche dei calabresi.
x
x