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Processo "Sisifo", per sei imputati si torna in Appello (per la terza volta)

Le decisioni della Cassazione sugli imputati, accusati di aver posto sotto usura un imprenditore di Lamezia

Pubblicato il: 31/05/2018 – 20:08
Processo "Sisifo", per sei imputati si torna in Appello (per la terza volta)

LAMEZIA TERME La sesta sezione della corte di Cassazione si è espressa mercoledì in merito alle posizioni degli imputati convolti nel processo nato dall’operazione Sisifo scattata la notte del 7 marzo 2007 quando la Guardia di finanza di Lamezia Terme arrestò 7 soggetti ritenuti responsabili di avere posto sotto usura un imprenditore lametino operante nell’impiantistica elettrica che versava in stato di bisogno.
PRIMO GRADO Il processo è stato lungo e non ha ancora visto la parola fine. Il 18 marzo 2008 il gup di Lamezia Terme condannò gli imputati alle seguenti pene: Vincenzo Giampà, 7 anni e 4 mesi di reclusione ed 1.400 euro di multa; Sergio Ugo Roberto Greco, 5 anni di reclusione e 12.000 euro di multa; Concetto Trovato 4 anni e 2 mesi di reclusione ed €. 10.000,00 di multa; Antonio Salatino, 4 anni di reclusione e 10.000 mila euro di multa; Rosario Notarianni, 3 anni e 4 mesi di reclusione e 6.000 euro di multa; Gianluca Notarianni, 3 anni di reclusione e 6.000 euro di multa; Francesco Olandini, 3 anni di reclusione e 6.000 euro di multa, disponendo altresì la confisca dei beni degli imputati.
APPELLO E CASSAZIONE Il 13 marzo 2009 la corte d’Appello di Catanzaro ribalta la sentenza assolvendo e rimettendo in libertà tutti gli imputati accogliendo l’eccezione difensiva secondo cui le dichiarazioni accusatorie rese dalla persona offesa erano inutilizzabili per un vizio procedurale, in quanto questi doveva essere sentito come indagato in procedimento connesso con la presenza di un difensore, e non invece come persona informata sui fatti.
Il procuratore generale propose ricorso per cassazione, e la Suprema Corte, con sentenza del primo ottobre 2010, annullò le assoluzioni ritenendo che le dichiarazioni della persona offesa fossero invece valide, per cui gli imputati (che comunque restavano a piede libero) dovevano essere nuovamente processati.
SECONDO APPELLO Il nuovo processo di appello si è concluso con sentenza del 20 luglio 2016, con la quale la corte di Appello di Catanzaro ha confermato integralmente la sentenza di condanna di primo grado nei confronti di tutti gli imputati, nonché la confisca che con la stessa era stata disposta.
SECONDA CASSAZIONE In questo caso il ricorso in Cassazione è stato proposto da quasi tutti gli imputati. Ieri che si è espressa la Suprema corte accogliendo tre ricorsi. Accolto integralmente il ricorso proposta da Rosario Notarianni, difeso dall’avvocato Aldo Ferraro, disponendo che debba essere celebrato un nuovo processo di appello per verificare se vi siano stati o meno interessi oltre il tasso-soglia fissato dalla legge, che i giudici di appello non avevano considerato nonostante la difesa lo avesse chiesto. Accolto il ricorso di Concetto Trovato, difeso da Antonio Larussa e Giovanni Aricò. In questo caso il reato di tentata violenza privata imputato a Trovato è estinto per prescrizione, il reato di tentata estorsione è stato annullato con rinvio (per cui dovrà di nuovo pronunciarsi la corte d’Appello), confermata la condanna per l’usura per la quale va rideterminata la pena.
Accolto il ricorso di Vincenzo Giampà, accusato di usura ed estorsione, difeso dall’avvocato Pino Spinelli, in relazione alla recidiva nonché in relazione alla disposta confisca, con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro per rideterminare la pena. È passata in giudicato l’affermazione della responsabilità penale per quanto riguarda usura ed estorsione, reati per i quali va rideterminata la pena. Accolti, infine, i ricorsi di Antonio Salatino, Sergio Ugo Roberto Greco, e Francesco Olandini in relazione alla confisca, rimandando gli atti alla corte di Appello di Catanzaro per compiere una nuova valutazione sul punto. Tutti gli altri ricorsi sono stati rigettati restando fermo il dispositivo del 20 luglio 2016, con il quale la corte di Appello di Catanzaro ha confermato integralmente la sentenza di condanna di primo grado. Nel collegio difensivo vi sono gli avvocati: Aldo Ferraro, Antonio Larussa, Pino Spinelli, Lucio Canzoniere, Giovanni Aricò, Gianluca Careri.

ale. tru.

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