Più di Settanta anni fa le italiane e gli italiani con il Referendum istituzionale scelsero la Repubblica, eleggendo l’Assemblea costituente che avrebbe approvato la Carta costituzionale, ispirazione e guida della rinascita e fondamento della democrazia italiana. Libertà, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti di ognuno e dei popoli: sono questi i principi a fondamento della coesione della nostra società ed i pilastri su cui poggia la Costituzione.
Quest’anno è più importante che mai festeggiare questa data e, con essa, i principi su cui si fonda la scelta di essere Stato, Nazione, Comunità. Perché non esiste stato, nazione, comunità senza regole entro cui muoversi per gestire le diversità, garantire le libertà di tutti gli individui che in quello stato vivono, assicurare convivenza civile.
Quelle regole fondamentali sono stabilite nella carta costituzionale, poteri, funzioni, ruoli e prerogative sono definiti chiaramente nella costituzione votata 25 milioni di italiani. E che in questi giorni sono state minate: stiamo scoprendo che alcuni rappresentanti eletti contestano le regole entro cui si possono attuare i cambiamenti, si contestano i ruoli i compiti, le funzioni e le prerogative delle diverse cariche dello stato. Contestano addirittura la scelta fondante di essere democrazia rappresentativa e adottano comportamenti e pratiche che inaspriscono i toni.
Questo non è accettabile.
Sulla necessità di rispettare le leggi che ci siamo dati, nelle quali sono trasferiti i principi condivisi, si fondano gli Stati moderni , dunque anche la nostra Repubblica.
Ciò vuol dire che, se vogliamo essere Stato, Nazione, dobbiamo rispettare le leggi che noi stessi ci siamo dati e, in primis devono rispettarle coloro che si candidano a rappresentare le Istituzioni individuate nelle leggi.
Se riteniamo inadeguate quelle leggi , abbiamo metodi e regole per cambiarle, come fecero il 2 giugno del 1946 quando, seguendo le norme, le italiane e gli italiani hanno cambiato le regole alla base della convivenza civile. Allora lo fecero seguendo un percorso che consentiva il cambiamento senza mettere in discussione il principio alla base del vivere civile secondo cui i percorsi del cambiamento devono avvenire all’interno di regole. Tentare di cambiare le regole senza attenersi ad alcuna regola strappo è grave e pericoloso.
La strada del cambiamento fuori da ogni principio va arginata. Quale tutela avremmo se ognuno, raggiunta una posizione di potere, potesse trasformare a proprio piacimento le regole del gioco? Quale garanzia avremmo di poter dire liberamente quello che pensiamo e di batterci per quello in cui crediamo? Nessuna.
Allora quest’anno dobbiamo festeggiare con forza la Repubblica, i cittadini che allora seppero darsi delle regole anche rinunciando a parte delle proprie aspettative e desideri in nome del bene comune, le modalità in cui si mossero per cambiare, senza scardinare i principi e gli argini entro cui agisce lo stato ed i suoi rappresentanti.
Quest’anno dobbiamo far sentire la nostra presenza, chiedere che le regole abbiamo un valore, celebrare quanti furono capaci di cambiare senza mettere in discussione i principi fondamentali del vivere civile e per questo dobbiamo far sentire le nostre voci unite e la manifestazione di domani a Roma è un’occasione da sostenere in tal senso. Domani dobbiamo essere in tanti, uomini e donne che portino avanti idee e percorsi per interpretare i nuovi bisogni senza scardinare principi e valori che hanno dato duemila anni di prove di validità e determinati nel cercare il dialogo nel Paese che non ha bisogno di lacerazioni.
*assessore regionale al Lavoro, Formazione e Politiche sociali
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