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«Il 2 giugno e la lezione di Calamandrei»

di Nausica Sbarra*

Pubblicato il: 01/06/2018 – 12:04
«Il 2 giugno e la lezione di Calamandrei»

È in settimane particolarmente difficili che un’Italia festeggia una ricorrenza straordinaria ed il cui valore deve rimanere intatto. 
Il 2 giugno del 1946 il nostro Paese, appena uscito dalla guerra e letteralmente devastato diede prova di grande maturità; chiamato alle urne si divise ma dalla scelta repubblicana in poi tutti furono così determinati al punto da essere protagonisti, come comunità nazionale, di quel “miracolo economico” passato alla storia.
La forza di quegli italiani, la sua voglia di riscatto, l’unità sociale, lo spirito dei Costituenti e l’entusiasmo che accompagno le nascenti Istituzioni Repubblicane sono stati e soprattutto sono esempi che dovrebbero costituire un monito ed un esempio anche per superare le difficoltà di queste settimane. 
Quel periodo è particolarmente importante nella storia della nostra organizzazione sindacale che ha avuto inizio 1 maggio del 1950 in un contesto segnato da un comune destino nazionale ma anche da forti divisioni di carattere sociale e politico; la Cisl nacque infatti in nome del progresso, della democrazia, della libertà della persona.
Quello spirito repubblicano, le idee del cattolicesimo democratico e del riformismo laico, i valori espressi dalla testimonianza di impegno civico e sindacale dei fondatori Giulio Pastore e Mario Romani sono per tutti i militanti, i quadri ed i dirigenti della Cisl un punto di riferimento costante e dal quale partire per affrontare le sfide di un mondo contemporaneo dove il lavoro, i diritti e le tutele continuano ad essere all’ordine del giorno. 
La festa della Repubblica è, dunque, per la Cisl un appuntamento dal duplice significato, il primo riguarda evidentemente lo spirito di questa giornata e la necessità di celebrare una scelta che, pur con momenti drammatici, ci ha consentito di vivere decenni di libertà e di progresso civile ed economico; il secondo riguarda il richiamo che questa celebrazione ha per i valori fondanti della Cisl.
E tuttavia come dirigenti sindacali non possiamo non esprimere proprio in occasione del 2 giugno tutta la nostra preoccupazione sulla condizione attuale del nostro Paese; l’Italia vive infatti una delle sue stagioni più difficili, alle difficoltà sociali, economiche e soprattutto occupazionali si è unita un’incertezza politica ed istituzionale che certo non alimenta fiducia nel futuro.
La nascita del governo è un fatto positivo ma la politica sembra comunque avvitata in una spirale divisioni e distinzioni che lungi dal risolvere le situazioni di crisi le aggravano sempre di più.
I problemi sono tutti concreti e davanti a noi, il sindacato è impegnato ogni giorno nella sua azione di rappresentanza – assumendosi anche l’onere di definire e proporre soluzioni sostenibili e su queste, naturalmente, ci confronteremo con il nuovo Governo.
Purtroppo ad essere trascinate nel tritacarne di polemiche delle ultime settimane sono state anche quelle Istituzioni che proprio grazie alla scelta del 2 giugno del 1946 – unitamente al coraggio del 25 aprile del 1945 ed alla simbolica data del 1 gennaio del 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione – sono nate per assicurare prosperità, benessere, pace sociale ed una democrazia alla quale tutti abbiamo necessità di contribuire con senso di responsabilità.
A queste istituzioni e alla Repubblica dobbiamo prestare sempre attenzione, tenendole al riparo dai contrasti del momento, dalle polemiche e dalle divisioni politiche, da un atteggiamento che sembra non ricordare e non tenere nella giusta considerazione il sacrificio che è costato a molti per vederle nascere ed affermarsi.
Ed è in ragione di ciò che viene in mente la lezione lasciata ai posteri da Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione repubblicana; sono due i concetti del grande giurista che è bene richiamare in questa festa, il primo dal valore generale e pedagogico, il secondo che riguarda direttamente l’impegno della Cisl per difendere e promuovere il lavoro.
Ai giovani Calamandrei disse che «Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
Non dobbiamo, dunque, dimenticare quanto la Repubblica e la libertà sono costati.
Il secondo pensiero è estratto dal celebre discorso che Calamandrei tenne davanti agli studenti della Cattolica di Milano il 26 gennaio 1955 inaugurando un ciclo di lezioni sulla Costituzione che riguarda direttamente il tema del lavoro ed interroga e conforta noi sindacalisti.
Le sue considerazioni sono straordinariamente attuali: «Fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo».
Parole illuminanti che svelano per intero l’importanza del 02 giugno ed il legame indissolubile – fissato nell’art. 1 della Costituzione – tra Repubblica, democrazia e lavoro.

*coordinatrice regionale Donne, Giovani e Immigrati Cisl Calabria

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