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«Regione, piano anticorruzione applicato a metà»

La denuncia della Cisal: «Interi settori esclusi dal piano di rotazione del personale. Il metro adottato è opposto a quello dell’Anac»

Pubblicato il: 03/06/2018 – 11:54
«Regione, piano anticorruzione applicato a metà»

CATANZARO «Interi settori della Regione Calabria non sono contemplati nel piano di rotazione del personale. È evidente che la nuova responsabile della prevenzione corruzione e della trasparenza della giunta regionale adotta un metro di valutazione diametralmente opposto alle misure introdotte dall’Autorità Nazionale Anticorruzione così contravvenendo non solo alle norme in materia ma aprendo al serio pericolo che processi amministrativi siano condizionati da fenomeni corruttivi ». È quanto denuncia in una nota il sindacato CSA-Cisal. Secondo quanto si legge in una nota, nel corso di una riunione presenziata dalla responsabile della prevenzione corruzione e della trasparenza, a cui ha partecipato anche il dirigente generale del dipartimento Organizzazione-Risorse Umane, «è emerso che nel piano di rotazione del personale non sarebbero state inserite le strutture ausiliarie o assimilate. Evidentemente, – incalza il sindacato – la responsabile della prevenzione corruzione e della trasparenza ha aprioristicamente valutato che i procedimenti di stretta competenza di tali strutture non siano a rischio corruzione dimostrando così di procedere in maniera totalmente difforme rispetto ad altre amministrazioni pubbliche».
Per la Csa-Cisal «È il caso, ad esempio, della struttura incaricata di rilasciare le autorizzazioni relative alle valutazioni di impatto ambientale che, al ministero dell’Ambiente sono considerate a rischio elevato ma che, invece, la giunta ha immotivatamente deciso di ignorare. Crediamo – continua il sindacato – che nella fase di stesura del documento, non preceduta dal confronto sui criteri generali con le organizzazioni sindacali, sia stata commessa una colpevole sottovalutazione delle dinamiche interne alla pubblica amministrazione».
Per il sindacato «Nelle stratificate ramificazioni di cui si compongono i settori e i dipartimenti regionali vi sono strutture e commissioni permanenti all’interno delle quali operano dipendenti dotati del potere di firma. Si tratta di funzionari a cui è demandato il controllo e la gestione di appalti pubblici o incaricati di predisporre delicate istruttorie anche di natura contabile non soggetti però al principio della rotazione, misura principe in grado di porre un argine a potenziali fenomeni corruttivi. È in questo sottobosco di categorie dotate di facoltà decisionali – precisa il sindacato – che si potrebbero facilmente annidare incrostazioni di potere per nulla scalfite dal piano varato dalla responsabile prevenzione corruzione e della trasparenza che ha sostanzialmente lasciato invariato un documento già in precedenza adottato».
Se un piano deve essere dunque attuato «pretendiamo – afferma la Csa-Cisal nella sua nota – che questo venga esteso ad ogni dipendente, di ogni settore, di ogni dipartimento indipendentemente dalla natura giuridico-amministrativa della prestazione lavorativa così da limitare al minimo le disparità tra il personale. Alla Regione trovano impiego dipendenti provenienti da altre amministrazioni distaccati e comandati per periodi di tempo prolungati, professionisti che svolgono consulenze decennali e proprio per tale ragione il piano di rotazione deve assolvere ad una eminente funzione di prevenzione da ogni rischio ovunque esso possa radicarsi e proliferare».
In più, sottolinea il sindacato, «Non sono poi da sottovalutare gli episodi di comminazione di procedimenti disciplinari, la rotazione in tal caso non deve essere applicata al solo comparto non dirigente ma estesa all’intera dirigenza. È evidente che la rotazione del personale impegnato nelle aree ad alto rischio corruttivo deve avvenire – evidenzia il sindacato – non in maniera selvaggia e disordinata creando confusione negli uffici ma, così come previsto dalla legge, attraverso un periodo di affiancamento e formazione per evitare il blocco dell’attività amministrativa ed a tutela dei lavoratori che, prima di essere impiegati con mansioni differenti, devono ricevere la necessaria e giusta formazione. La fretta impressa all’intero procedimento dalla responsabile prevenzione corruzione e della trasparenza e dal dirigente generale del dipartimento Organizzazione-Risorse Umane, mal si conciliano con la ponderazione che istituti così importanti, al contrario, meriterebbero».
Per la Csa- Cisal «quel che più sorprende sono le due ingannevoli riunioni da entrambi convocate al solo fine di consegnare alle organizzazioni sindacali un documento preconfezionato. Un tale modus operandi lascia trasparire scarsa considerazione nei confronti dei sindacati di fatto limitati nella loro azione riconosciuta tra l’altro dalla Delibera n. 13 del 4 febbraio 2015 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che alla lettera A), punto n. 8 del deliberato testualmente prevede che “Sui criteri generali di rotazione deve essere data informazione alle organizzazioni sindacali. Tale informazione consente alle organizzazioni sindacali di presentare proprie osservazioni e proposte, ma non apre alcuna fase di negoziazione in materia”. Un ulteriore conferma dell’obbligo di consultazione dei sindacati arriva dalla delibera di giunta emanata nel giugno dello scorso anno in cui si afferma chiaramente che: “l’approvazione dei criteri per la rotazione del personale è da trasmettere preventivamente alle organizzazioni sindacali di comparto” ».
Al contrario, denuncia la Csa- Cisal «Abbiamo, invece, dovuto apprendere a giochi già chiusi ed a causa di una non precisata urgenza nel corso della stessa riunione – evidenzia sempre il sindacato – che le procedure previste dalla delibera dell’Anac non erano state consumate e probabilmente neppure in futuro vi sarà intenzione di avviarle. Le organizzazioni sindacali non hanno così potuto partecipare attivamente alla stesura del documento né in maniera successiva proporre modifiche o integrazioni migliorative. Appare chiaro che le personali valutazioni della responsabile della prevenzione corruzione e della trasparenza sul ruolo svolto nelle pubbliche amministrazioni dalle organizzazioni sindacali divergono rispetto alle più affermate opinioni ma, soprattutto, rispetto a quelle del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Per la prima volta, abbiamo dovuto assistere alla convocazione di incontri sindacali a cui non erano invitati a partecipare i componenti della delegazione trattante o quantomeno il dirigente addetto alle relazioni sindacali dal momento che l’informativa è una delle relazioni sindacali. Dobbiamo dedurne – afferma il sindacato – si sia trattato di una semplice dimenticanza o piuttosto dovremmo credere di trovarci di fronte a disegni ben orditi? Se l’intento è quello di calpestare le legittime prerogative sindacali attuando provvedimenti già approvati dalla giunta regionale, ma mai discussi in sede di concertazione, che perseguono finalità diverse o quantomeno non esaustive da quelle previste dalla legge, sappia fin d’ora la responsabile della prevenzione corruzione e della trasparenza che ci troverà sempre contrari».
Per questo, concludono dal sindacato «L’auspicio è quello di non essere costretti a rivolgerci direttamente all’autorità nazionale anticorruzione per far valere le nostre prerogative. La preventiva adozione del piano triennale di prevenzione della corruzione approvato dalla giunta regionale, non può essere presa a pretesto per non dar corso agli adempimenti previsti. Attendiamo pertanto – conclude il sindacato – che future modifiche o integrazioni al piano siano sottoposte ad un tavolo di concertazione tra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali che sapranno certamente fornire indicazioni pertinenti sulle dinamiche organizzative operanti all’interno dell’ente in grado di limitare potenziali rischi corruttivi».

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