VIBO VALENTIA Sulle manovre di lobby (vere o presunte) e fantomatici “poteri forti” a Vibo si favoleggia da sempre ma, di solito, tali considerazioni non oltrepassano i confini delle chiacchiere da bar. Di denunce vere, negli anni, se ne sono viste poche, e difficilmente queste poche provenivano da ambienti di professionisti che si sono esposti per riferire alle autorità competenti di situazioni ritenute poco chiare. Per questo, al di là dell’accertamento della verità che non spetta a chi scrive, è già di per sé un fatto nuovo ciò che il Corriere della Calabria rivela in esclusiva. E cioè che un medico vibonese, anche con una certa esperienza alle spalle, ha preso carta e penna e ha scritto un esposto che getta pesanti ombre su un concorso bandito dall’Asp per l’incarico di direttore di una struttura complessa dell’Azienda sanitaria vibonese. L’esposto è stato depositato agli atti della Commissione speciale di vigilanza del consiglio regionale e, visto che probabilmente presto se ne occuperà anche la magistratura, abbiamo scelto di non rivelare i nomi dei “protagonisti” della vicenda ma solo di delinearne i contorni. Precisando fin da subito che si tratta della denuncia di una parte in causa, ovvero di un partecipante al concorso da primario che si è visto scavalcare, a suo parere ingiustamente, da un altro concorrente che avrebbe goduto delle “spinte” di una presunta lobby che, stando alla denuncia del medico, avrebbe condizionato in maniera determinante l’esito del bando pubblico.
IL BANDO «PALESEMENTE VIOLATO» Come si usa in questi casi, la Commissione che ha giudicato i partecipanti al concorso era composta da quattro membri (il direttore sanitario dell’Asp vibonese e tre primari provenienti da altre Asp estratti a sorteggio) più un segretario. Tra i loro compiti c’era ovviamente la valutazione comparata dei curriculum di ogni partecipante e delle relative esperienze professionali, comprese attività di formazione, studio, ricerca e produzione scientifica. In questo caso però, secondo il medico escluso, il curriculum di chi ha vinto il concorso sarebbe stato «illegittimamente sopravvalutato» poiché la Commissione gli avrebbe attribuito «un punteggio troppo alto rispetto ai criteri stabiliti nel bando». Nell’esposto si legge: «Si consideri che i curricula dei due dirigenti – il medico che ha vinto e l’autore della denuncia, ndr – sono già stati sottoposti a valutazione comparativa in due occasioni», cioè nel 2012 e 2014. In entrambi i casi gli incarichi che erano stati messi a bando sono stati assegnati, stando all’esposto, a chi oggi è stato invece escluso. E in uno dei due casi, inoltre, la proroga dell’incarico in questione era stata poi sottoscritta con delibera da uno dei componenti dell’attuale commissione che, quindi, ora starebbe «sconfessando se stesso».
Sarebbe poi stata «sopravvalutata la casistica» del futuro primario, a cui i Commissari avrebbero attribuito «un punteggio troppo alto rispetto al profilo professionale reale che lo stesso ha certificato nel proprio curriculum». Quest’ultimo, secondo quanto si legge nell’esposto, a differenza di altri concorrenti non avrebbe «alcuna esperienza nella gestione di un reparto» e non sarebbe mai stato investito «di alcun incarico dirigenziale in seno alla struttura complessa». Insomma il giudizio dei Commissari sarebbe «inconfutabilmente errato», e la «prova granitica» di ciò sarebbe riscontrabile nel punteggio attribuito a un altro medico che ha partecipato al concorso – non l’autore dell’esposto – che «ha un’anzianità di servizio di ben 18 anni superiore» al vincitore e avrebbe «certificato una casistica nettamente superiore in termini quantitativi e qualitativi».
Il bando infine sarebbe stato «palesemente violato» perché i Commissari avrebbero «omesso di rendere “un giudizio complessivo, adeguatamente e dettagliatamente motivato”» sui curriculum dei candidati allegando semplicemente il cv senza di fatto spiegare le motivazioni del punteggio attribuito.
IL «RUOLO CENTRALE» DELLA MASSONERIA «Ma la verità – è il passaggio finale dell’esposto – è che i Commissari non potevano non incorrere in tutte le suesposte violazioni in quanto per favorire spudoratamente il dr. (…) e consentirgli di occupare il primo posto nella terna degli idonei, hanno dovuto svalutare i curricula degli altri partecipanti dando il massimo a chi valeva il minimo. Non si trascuri che Vibo Valentia, nonostante sia un piccolo capoluogo di provincia, è storicamente una città profondamente condizionata dalle lobby e tra queste spicca la massoneria che ivi vanta numerosi adepti. Orbene, stando alle “voci di paese”, la massoneria ha avuto un ruolo centrale nella determinazione della terna degli idonei in quanto è intervenuta in maniera decisa e determinata a favore del dr. (…)».
LA DG: «MAI RICEVUTO PRESSIONI» L’esposto, come detto, è stato depositato a Palazzo Campanella, e la stessa commissione di Vigilanza ha convocato, per il prossimo 11 giugno, la triade che guida l’Asp di Vibo anche se, a onor del vero, l’ordine del giorno dell’organismo consiliare parla di un’audizione «per attività conoscitiva» al fine di «relazionare sugli atti di programmazione generale adottati dall’Azienda». Abbiamo comunque interpellato la dg dell’Asp vibonese, Angela Caligiuri, che ha spiegato di non essere a conoscenza dell’esposto ma di aver “ricevuto” un accesso agli atti da parte del medico che ha denunciato le presunte irregolarità del concorso. «Ad oggi – ha detto al Corriere la dg Caligiuri – la Commissione giudicatrice mi ha consegnato una graduatoria e io ho individuato il primo dei partecipanti. È chiaro che chi si sente leso il ha diritto di difendersi e in tal caso valuteremo il da farsi nelle sedi opportune. Chi si sente danneggiato può stare tranquillo, perché il nostro Ufficio legale valuterà tutto con molta attenzione. Ad ogni modo – ha concluso Caligiuri – io non ho ricevuto pressioni da nessuno, nella maniera più categorica».
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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