VIBO VALENTIA C’è un indagato per l’omicidio di Soumaila Sacko, il 29enne originario del Mali ucciso la sera del 2 giugno a San Calogero, nel Vibonese. Nel pomeriggio di martedì i carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di San Calogero hanno notificato ad un 42enne del posto, Antonio Pontoriero, un avviso di garanzia con contestuale notifica di accertamenti tecnici non ripetibili. A emettere il provvedimento, che è mirato a eseguire sull’indagato l’esame dello stub per capire se abbia sparato di recente, è stata la Procura di Vibo che coordina le indagini sull’assassinio di Sacko. Il 29enne è stato ucciso da un colpo alla testa sparato con un fucile da caccia da lunga distanza mentre era assieme a due connazionali nell’area dell’ex “Fornace Tranquilla”, una fabbrica di laterizi posta sotto sequestro da otto anni per l’interramento di 134mila tonnellate di rifiuti tossici. I due ragazzi che erano con la vittima, che vivono nella baraccopoli di San Ferdinando dove alloggiano moltissimi braccianti africani, hanno riferito che a sparare sarebbe stato un uomo di carnagione chiara con una maglia scura e pantaloni grigi sceso da una Fiat Panda bianca, della quale avevano fornito anche le lettere iniziali della targa.
Pontoriero è il nipote di uno dei soci della società proprietaria della ex fornace in cui è avvenuto il delitto. Un impianto abbandonato dopo essere stato sequestrato una decina di anni fa nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza sullo smaltimento e lo stoccaggio di rifiuti industriali tossici e pericolosi. Secondo l’accusa, infatti, nei terreni della società “Fornace tranquilla”, nel corso degli anni sarebbero state stoccate oltre 135 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e tossici. Una situazione che aveva indotto il prefetto di Vibo Valentia, nel luglio 2010, ad imporre la distruzione dei prodotti agricoli coltivati nelle vicinanze. Nell’inchiesta sono finite 12 persone per le quali è in corso il processo ma la quasi totalità dei reati ipotizzati, commessi dal 2000 al 2007, è già estinta.
Al sequestro di auto e abbigliamento, gli investigatori sono giunti dopo avere sentito i due maliani che erano con Soumayla e che hanno riportato solo lievi ferite. Uno di loro, in particolare, ha raccontato di avere visto arrivare una Fiat Panda bianca dalla quale è sceso un uomo che, dalla strada sovrastante la fornace, ha fatto fuoco quattro volte con un fucile caricato a pallettoni da una distanza di una settantina di metri per poi fuggire. Il testimone ha anche riferito le prime due lettere della targa e fornito una descrizione dell’abbigliamento che poi avrebbe riconosciuto quanto i carabinieri gli hanno mostrato alcune persone.
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