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«Corap, sciocchezze a volontà»

di Rosario Perrotta*

Pubblicato il: 07/06/2018 – 18:26
«Corap, sciocchezze a volontà»

È il segno dei tempi: non si sa mai dove le sciocchezze abbiano una fine per cedere il passo alle falsità. Nonostante sul Corap sia stato detto, scritto e documentato di tutto e di più, nulla sembra turbare i sonni della super maggiorata commissaria Guzzo.
Eppure, sul Corap, ogni giorno ne spunta una.
Le notizie più fresche hanno riguardato il Corap e il suo Bilancio. Ma quando pensavamo che, francamente, più di così non si potesse, ecco che la commissaria ne combina un’altra e nel suo fresco Decreto di “approvazione (?)” del consuntivo 2016 (Decreto n. 56 del 29 maggio 2018), a parte tutto il resto, mette nero su bianco una serie di altre stupidate.
I soci? Non esistono e, se esistono, se ne stiano buoni-buoni in un cantuccio, nonostante che fra loro compaiano comuni ed enti di una certa rilevanza.
Ma la commissaria non può badare ai soci. Ha troppo da fare perché un giorno le tocca impersonare i presidenti delle ex Asi (tutti) e l’altro i comitati direttivi delle ex Asi (tutti); un altro ancora è costretta a indossare la casacca del direttore generale del Corap (che nessuno l’ha mai nominata tale) nonché quella dei componenti del Comitato di Programmazione e l’altro quella della super dirigente del Corap (così come si è autonominata). La Guzzo ha così tante incombenze cui assolvere che non ha il tempo di valutare che sta inducendo il governatore a fregarsene dei ben 87 soci (distribuiti in tutte e cinque le province calabresi) che figurano (a quale scopo secondo lei?) nel suo progetto di Bilancio, ma pure nel registro delle imprese presso la Camera del Commercio di Catanzaro.
Eppure il Revisore unico dei Conti, dottor Sergio Tempo, l’ha messo per i scritto che qualche “problemino” nel merito permane e ha scritto: «Il Revisore, considerato che gli Organi Consortili previsti dall’articolo 6, della Legge Regionale n.24, risultano ancora non istituiti, né tantomeno risulta adottato lo Statuto dell’Ente, ritiene opportuno, prima della trasmissione del bilancio di esercizio 2016 alla Giunta Regionale, per l’esercizio dell’attività di competenza, la trasmissione del bilancio ai soci al fine di prendere atto del documento contabile relativo all’anno 2016». Una via di mezzo, la posizione di Tempo, che tuttavia qualcosa dice pur avendo tralasciato un fatto: ma perché il Revisore ritiene opportuno inviare il consuntivo ai soci Corap? Tanto per farglielo “rimirare” o per farglielo “approvare”, previa convocazione dell’Assemblea generale? Sul punto confessiamo la nostra ignoranza perché: 1) dalla mancata nomina degli organi del Corap previsti dalla L.r. 24/2013, deriva perlomeno la sussistenza dell’Assemblea generale dei soci (che nessun atto ha fatto decadere), ben individuati fra i “Soci e titolari di diritti su azioni e quote” a pag. 7 e seg. della visura camerale; 2) la mancata approvazione dello Statuto (la cui adozione L.r. 38/2001 riserva proprio all’Assemblea generale mentre L.r. 24/2013 riserva alla Giunta regionale) determina un vulnus nell’organizzazione ed il funzionamento dell’Ente che la Guzzo utilizza per attrarre su di sé un tale coacervo di cariche e funzioni da sfiorare (?) l’abuso di potere nonché determinare la nullità di una lunga serie di atti. Ivi compresa l’approvazione del Bilancio.
Si dice che Guzzo, prima di procedere nell’iter (sarebbe meglio dire nel guazzabuglio) che si è inventata per superare lo scoglio della mancata nomina degli organi del Corap (nominati i quali lei se ne dovrebbe andare a casa), si sia dotata di un parere di uno studio legale romano per essere tranquilla di muovere i passi giusti in questa galoppata verso mete ed obiettivi che solo lei conosce. Lo studio è “Cocconi & Cocconi” che fa capo a due fratelli gemelli, uno avvocato e l’altro commercialista (e vi giuriamo che non è uno scherzo).
E così, saltellando indifferentemente fra le norme della L.r. 38/2001 (mai abrogata) e quelle della L.r. 34/2013 (ancora inattuata), svolazza da una funzione e l’altra e fa commettere sciocchezze pure al suo benefico (con lei) presidente.
Eppure al nostro governatore possiamo dire tutto, ma certo non gli si può imputare di mancare del senso delle istituzioni, non fosse altro per gli scranni che ha occupato nella sua ormai pluridecennale carriera. Non ce lo vediamo proprio ad infischiarsene di ben 87 soci fra Comuni ed enti di varia rilevanza e dimensione superando a piè pari diritti (sul consistente patrimonio consortile) e doveri (ad esempio, il ripiano in quota del deficit).
Presidente, invece di farsi abbindolare dalla sua compaesana e dai servi sciocchi di cui si è circondata, ma può chiedere a qualcuno dell’avvocatura regionale o anche a qualche esperto di diritto societario se ‘sta manfrina può durare ancora a lungo? Ma le pare che tutti ‘sti soci debbano fare vetrina nel rabberciato Bilancio del Corap, senza che nessuno si sia preso la briga di convocarli per renderli almeno edotti, oltre che sui vasti orizzonti ricchi di iniziative e attività (?) che Guzzo ha delineato a favore del comparto produttivo calabrese, sugli obblighi insistenti sul loro capo connessi al deficit milionario individuato nel progetto di Bilancio messo a punto dagli uffici del Corap e approvato dalla sua solerte sodale?
Governatore, ma si rende conto che neanche volendo la Regione potrebbe ripianare il deficit non detenendo il 100% delle quote consortili, tranne a rischiare la commissione di non pochi reati? Ma lo sa che i diritti della Regione sui beni consortili (il cui valore lei stesso ha stimato in un miliardo di euro) si arrestano lì dove iniziano quelli dei soci Corap?
In tutto questo, il commissario che fa? Chiuso il parere del Revisore dei Conti in un cassetto, sottoscrive il decreto n. 56 del 29 maggio 2018 con il quale:
“prende atto della Determina del Dirigente dell’Area Bilancio (…) nella quale si adotta il progetto di Bilancio e si attesta l’avvenuta certificazione del Bilancio da parte della società Audirevi” (?);
evidenzia che il revisore unico dei conti ha adottato (?) la relazione sul Bilancio chiuso al 31 dicembre 2016”;
ravvede la necessità “che il Bilancio venga approvato con Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria, previo parere della competente commissione consiliare competente (?)”.
Che roba è?
È stato già sottolineato, ma, evidentemente, mai come in questo caso, “repetita iuvant”.
– Al dirigente dell’Area Bilancio non compete affatto l’adozione del Bilancio e la società Audirevi, nonostante il munifico incarico assegnatele dalla commissaria, nel suo parere ha messo nero su bianco di “non poter esprimere un giudizio sul bilancio d’esercizio della Società poiché non è stata in grado di acquisire elementi probanti sufficienti ed appropriati su cui basare il giudizio sul bilancio”. Non è difficile immaginare quali pasticciate rassicurazioni siano state offerte sul punto al Governatore pur di indurlo ad adottare una delibera “tombale” sulla fallimentare gestione commissariale (alias regionale) del povero Corap, ma ad Oliverio, che certo non è uno stupido, basterà dare uno sguardo al decreto commissariale di affidamento dell’incarico ad Audirevi (n. 112/2017) e, in parallelo, al parere reso dalla stessa società, per comprendere il raggiro. E le chiacchiere stanno a zero.
– Al revisore unico dei conti non tocca l’adozione di alcunché, ma solo l’onere di esprimere un parere. Il detto parere non solo è negativo (e la Guzzo glissa), ma evidenzia una serie consistente di lesioni della legge sulle quali, al momento, pare inutile ritornare. Ma ad Oliverio, che certo non è uno stupido, basterà dare un’occhiata a quanto ha scritto il dottor Tempo per capire all’impronta le preoccupazioni ivi espresse. E già che c’è, dia la stessa occhiata agli esposti inoltrati dal Revisore alla Corte dei Conti, all’Autorità Nazionale Anticorruzione e alla Procura di Catanzaro. In tale esposti, fra l’altro, a proposito dell’agire della commissaria, Tempo ha scritto che “non risultava una puntuale ricognizione sull’assenza di strutture organizzative o professionalità interne all’ente tali da poter svolgere i medesimi compiti affidati all’esterno”, rilevando “l’illegittimo affidamento e proroga di incarichi professionali, senza l’espletamento di una preventiva procedura comparativa” (si tratta, lo rimarchiamo, di affidamenti per mezzo milione di euro). A parte il “flebile richiamo” a tali avvenimenti che lo stesso Revisore fa a pag. 5 del proprio parere al Bilancio, non risulta ad oggi che la Giunta abbia esercitato i poteri di cui al succitato art. 16 della L.r. 24/2013, approfondendo doverosamente il contenuto delle denuncie presentate dal dottor Tempo. Altrimenti, sarà lecito pensare che delle due modalità in uso presso la Regione Calabria da utilizzarsi a seconda dei casi e delle convenienze (far calare il silenzio o, in alternativa, urlare allo scandalo ergendosi ad inverosimili censori), si è scelta la prima e, in linea con la migliore tradizione “popolar-pressappochista”, si è fatto finta di niente, passando bellamente oltre.
– Prima ancora che la Giunta regionale eventualmente approvi il Bilancio del Corap, risulta necessario che questo sia accompagnato, non solo del parere del Revisore Unico dei Conti, ma anche di quello del Comitato di Programmazione dell’Ente (art. 6, c. 5., L.r. 24/2013 -Il comitato esprime parere sul bilancio annuale del Consorzio regionale-). Ma dal momento che tale organo non è stato inspiegabilmente ancora nominato, pur di rimanere incollata alla poltrona, la commissaria confonde le acque e sovrappone articoli di legge afferenti alla L.r. 38/2001 e/o alla L.r. 24/2013 procedendo in un slalom normativo che neanche il mitico Tomba avrebbe affrontato con pari disinvoltura. Ma ad Oliverio, che certo non è uno stupido, basterà un solo occhio per rendersi conto dei (voluti?) strafalcioni.
Ma c’è di più ed è la commissaria stessa a scriverlo proprio nel suo decreto di “approvazione (?)” del Bilancio: i “poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione” le sono stati conferiti “nelle more di conclusione delle procedure successive all’accorpamento” delle ASI nel Corap. E queste “more” quando, a rigor di legge, avrebbero dovuto ritenersi concluse? Ce lo dice, non solo la L.r. 24/2013 che individua i compiti da assolvere a cura del commissario, ma pure la Del.GR. n. 153/2014: “sino alla completa cancellazione di tali enti consortili dai rispettivi registri delle imprese”. Fase, questa, ormai, vecchia di due anni. E pur volendo tralasciare tale inezia, alla commissaria, che ad ogni piè sospinto gonfia il petto con i poteri di ordinaria e straordinaria gestione che le sarebbero stati attribuiti (e, comunque, ormai cessati), non compete approvare proprio nulla: di quante approvazioni ha bisogno sto’ Bilancio? Che cosa le fa ritenere che bastino due roboanti aggettivi (ordinaria e straordinaria) perché le sia permesso tutto? Non lo sa che i suoi poteri, ormai stantii, sono quelli precisati nel decreto che l’ha nominata fra i quali non rientra certamente l’approvazione del Bilancio come invece fa con il decreto n. 56/2018? E le è concesso, proprio a lei che gode di un regime di prorogatio stirato come le corde di un violino, svolazzare da una norma ad una delibera, da un decreto ad una legge, in un pot-pourri dal qual estrae -a convenienza- ciò che le consente di fare praticamente tutto? 
Presidente, ma si può sapere qual è la ragione per la quale il negletto Corap debba permanere sospeso fra due leggi senza che gli sia dato l’assetto definitivo previsto dalle norme? In questo, qual è Presidente la sua convenienza? Ma lo sa che il consuntivo 2017 del Corap chiuderà con ulteriori 3 milioni di disavanzo? Si rende conto? Altro che passate gestioni!
Potrebbe finire qui se non fosse che, nel caso del Corap, le coglionate sembrano ciliegie: una tira l’altra. Così, che cosa viene fuori? Niente po’ po’ di meno che il numero dei soci è uno di quei numeri appartenenti all’insieme dei numeri non relativi, ma molto, molto relativi. 
Ma sentite questa.
Con l’Istituzione del Corap e la successiva iscrizione presso la Camera di Commercio di Catanzaro avvenuta in data 09.08.2016, nel registro delle imprese vengono indicati n. 69 soci con le relative percentuali di partecipazione, stabilite sulla base del fondo consortile ammontante ad Euro 1.608.210,41.
Sia il numero dei soci che il fondo consortile rimangono immutati per circa due anni anche perché, eventuali variazioni, stando alla legge, avrebbero avuto bisogno di un apposito deliberato dell’Assemblea Generale (quella dei soci tenuti in naftalina).
Senonché, come d’incanto, nel progetto di Bilancio e nei documenti a questo allegati, i consorziati diventano 87 (+18) ed il fondo consortile passa da euro 1.608.210,41 euro 1.679.926,29.
Non rintracciando in tali sciocchezze (comunque gravi) una ragione, un fine o un obiettivo, non rimane che rintracciarne la logica nella prassi quotidiana in uso al Corap: la superficialità mista all’arroganza. Ora, se tutto il cerchio magico che circonda l’eterna commissaria è sfuggito (?) un dato come questo, come fa il governatore a fidarsi di quanto gli hanno raccontato fino ad ora? E il “Dipartimento di riferimento”, sempre pronto a stracciarsi le vesti quando si trattava delle ex Asi, che fa? Dopo aver incassato un bottino pari a ben otto milioni dal povero Corap, muore di sonno e non si accorge del cumulo di polvere che si sta accumulando sotto il tappeto? Non male per il Dipartimento che dovrebbe occuparsi di Sviluppo… siamo in ottime mani!

*commercialista

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