«Non c’è un “prima possibile” per andare in Calabria» dopo il brutale assassinio di Soumaila Sacko, «perché è accaduto un fatto gravissimo: un immigrato regolare impegnato nella lotta contro il caporalato è stato ammazzato a fucilate». Marco Minniti, ex ministro dell’Interno, parla dopo il reportage dedicato da Piazza Pulita, trasmissione de La7, ai fatti avvenuti il 2 giugno tra San Ferdinando e San Calogero. «Un omicidio – commenta l’esponente del Pd – nato dentro un’idea inaccettabile della “roba”. Il presunto assassino considerava sua una fabbrica che è stata sequestrata. È una cosa di una gravità inaudita: da un lato abbiamo un migrante regolare che si batteva per i diritti, dall’altro un italiano che spara. In quelle circostanze un ministro dell’Interno prende un aereo e va sul posto». L’applauso della platea sottolinea il passaggio. Un silenzio eloquente accompagna invece alcune testimonianze raccolte sul posto – «Se entri in casa di qualcuno cosa ti aspetti?», «Hanno sbagliato loro (gli africani vittime della sparatoria, ndr)», «Ognuno ha il suo territorio». Minniti sottolinea: «Ho sentito cose inaccettabili dette in italiano, e lo dico da calabrese». Poi ritorna su Salvini: «Alla vigilia della propria nomina a ministro ha postato sui social il video di un immigrato che spennava un piccione dicendo che la realtà esigeva risposte immediate. Io sono profondamente animalista, nessuno può permettersi di spennare un piccione. Ma qui stiamo parlando di una persona colpita alla testa a fucilate che aveva la sola colpa di difendere i propri connazionali dallo sfruttamento. C’è una radicale differenza».
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